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Orientatori, motivatori, guru: ancora?

Il fenomeno è antico, li chiamavano “ai”, precettori, istitutori, mentori, orientatori, ma la sostanza non cambia: figure che sorreggono, puntellano, controllano, all’occorrenza confortano. Prima si trattava di un privilegio per aristocratici e potenti; oggi ognuno di noi può sentirsi un princeps, un Nerone col suo Seneca personale, talora con una corolla di “coach” a costo zero o quasi, almeno all’inizio.

Se fino a qualche decennio fa occorreva muoversi verso qualche studio fosse di psicologo, ananda yoga o cartomante, oggi il web mette a disposizione una girandola di volti, che è perfino stucchevole chiamare ancora influencer.

L’idea funziona sempre, perché siamo tutti in cerca di un saggio, un sapiente, qualche persona d’esperienza in grado di fornire sollievo al peso della vita, al senso di inadeguatezza che coglie in momenti di difficoltà, un feticcio che raccolga frustrazioni e desideri inespressi.

I personaggi in questione possono a volte disporre di titoli accademici, ma anche per nulla affatto; in generale quelli di maggior successo, in Italia, sono stati ragazzotti, più di rado ragazze, emigrati in giro per l’Europa o che vantavano uso di mondo da uno sgabuzzino spacciato per think tank, in qualche banlieu estera, dove fuggivano gli italici vitelloni negli anni novanta e primi duemila, in cerca di un “business” improbabile.

Per rendere l’idea dell’attuale situazione si possono citare alcuni tra i più conosciuti di costoro, emersi grazie alle storiche piattaforme mainstream, Facebook e Youtube, ora spesso rifugiati in Telegram, ove ci sarebbe maggiore libertà di espressione o in altri panorami virtuali non sempre gratuiti e nemmeno di gran successo. L’era lockdown ha contribuito ad esaltare il ruolo di codesti “maestri di vita

Morris San, il sardo Maurizio Sanna, pingue e con improbabile capigliatura, ci informa di aver iniziato nella capitale inglese come sub affittacamere per extracomunitari; transitato da Gran Canaria, ne fugge dopo la “pandemia” e ora si è inabissato in Costa Rica, da dove tenta di vendere bungalow in un terreno paludoso a ridosso di un vulcano. Ai tempi del massimo fulgore appariva alquanto ossessionato dalle situazioni alternative e pubblicava foto sull’identità sessuale di Michelle Obama.

Gianluca Gregis, detto Il Greg, se la batte da Milano per ignote ragioni trasmigrando a Tenerife. Sedicente esperto di auto, meccanica e modelli “tradizionali”, esplode anch’egli dal 2020 con invettive al sistema e odio per l’Italia; fino a manifestarsi al naturale quando diventa chiaro che le Canarie sono la sua gabbia, piuttosto che le isole dei sogni.

Infine, di questo trio paradigmatico, non si può tacere di Luca Nali. Originario di Piombino, un vissuto difficile a suo dire, lasciato un lavoro sicuro ma antisociale nel recupero crediti, approfondisce gli scottanti temi dell’esistenza umana. Oggi in grande spolvero, organizza corsi di “transurfing” e “campane tibetane” ma non riesce a liberarsi dalla “Matrix” come lui la chiama: di cui ci esorta a liberarci, ma parlando dalla realtà virtuale che ne è parte integrante.

Il terzo millennio appare già esausto dopo vent’anni, per eccesso di informazioni. Il distacco dall’oggetto, dal concetto, la diseducazione dall’approfondimento vero, feroce, doloroso e solitario, a favore dell’attacco all’immaginario nemico che è sempre peggiore di noi, ha finito per trasformare l’uditorio in un rondinino a becco perennemente aperto: forse in ossequio al metaverso che, transumanizzando, ci dovrebbe allontanare dal male verso le magnifiche sorti progressive della città di Dio, promessa e sempre lontana come un miraggio.

La conseguenza che ciascuno potrebbe trarne è che il primo “allenatore” è da trovare in se stessi; e solo dopo aver stabilizzato il timone, ci si può rivolgere all’altrui saggezza, ammesso ve ne sia.

Carmen Gueye

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Riguardo l'autore

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Carmen Gueye genovese laureata in lettere antiche, già pubblicista e attiva nel sociale, è autrice di romanzi, saggi e testi giuridici