Sabato scorso, Democrazia Sovrana Popolare, di Marco Rizzo, guidata dal Presidente nazionale Francesco Toscano, ha dato il via a una significativa raccolta firme per la pace, un’iniziativa che si contrappone all’Europa della guerra. In pochi giorni, la campagna ha già raggiunto quota 300 firme, dimostrando un coinvolgimento attivo della cittadinanza e una presa di coscienza collettiva riguardo ai temi della pace e della giustizia sociale. In una foto che segna il passo dei tempi ecco Gilberto Simoni con Marco Patton, la candidata sindaco Simonetta Gabrielli e le candidate Paola Sartori e Patrizia Caproni.
Durante uno degli eventi organizzati in questi giorni, il sostegno all’iniziativa è stato infatti ulteriormente rafforzato dalla presenza di Marco Patton, ex consigliere comunale con tre legislature alle spalle, e da quella di Gilberto Simoni, noto ciclista e simbolo di valori sportivi e civili.
11 anni di collaborazioni, che iniziano nel 2014, quando Simoni e Patton avevano percorso insieme 500 km per la pace, e la loro testimonianza attuale arricchisce la raccolta firme di una significativa valenza morale. La partecipazione di figure di spicco non solo porta visibilità all’iniziativa, ma trasmette anche un messaggio forte e chiaro: la pace deve essere un obiettivo condiviso, perseguibile attraverso una mobilitazione consapevole e determinata. La pance è un valore fondante la Costituzione Italiana e in seno all’Europa di oggi questi valori sono traditi, giustificarsi di accedere alla GUERRA per la presenza di un nemico più o meno velato è una scusa riluttante e inaccettabile, significa che si può vendere anche il cuore, al miglior offerente. In questo assoluto e vergognoso relativismo all’ombra dello spauracchio di Putin, distante miglia, due sportivi hanno il coraggio di metterci la faccia.
In questo contesto, Democrazia Sovrana Popolare, insieme al sindaco Simonetta Gabrielli, si prepara a portare in consiglio comunale una mozione che chiederà di utilizzare ogni mezzo necessario per promuovere la pace. La raccolta firme si concluderà il 1 maggio, in coincidenza con il comizio di chiusura della campagna elettorale di Marco Rizzo, un momento che segnerà non solo la fine di un percorso politico, ma anche un appello alla riflessione e alla responsabilità collettiva.
Tuttavia, nonostante il cresciuto sostegno popolare, il cammino verso il riconoscimento e l’affermazione di questi principi non è esente da ostacoli. Negli scorsi giorni, i manifesti di Democrazia Sovrana Popolare affissi in vari punti della città sono stati sistematicamente strappati e accartocciati. Tali atti vandalici, che potrebbero sembrare frutto di teppismo, riflettono in realtà un clima di intolleranza e di tentativo di silenziare voci discordanti rispetto al pensiero dominante.
Non sono i soli manifesti a essere stati presi di mira, anche quelli di Fratelli d’Italia, ma questo non significa che un’azione, compiuta a danno di una parte o l’altra, sia accettabile: la democrazia e la libertà si raggiungono con il dialogo e con la confutazione. Ogni tipo di posizione che non sia giustificata con una dimostrazione razionale è inopportuna e totalitaria.
È emblematico notare che le postazioni colpite – quattro su 37 – si trovano in aree centrali e strategiche: via 3 Novembre, sul cavalcavia della Stazione, in Via Grazioli e in Via Giusti. Questi atti non solo danneggiano la visibilità della lista e della candidata sindaco, ma rappresentano un attacco diretto alla libertà di espressione e di informazione.
La situazione attuale, caratterizzata da questo tipo di aggressioni, rende ancor più attuale e pertinente lo slogan “LiberaTrento”. Esso diventa un richiamo alla necessità di proteggere e sostenere la democrazia, la cui essenza è messa a dura prova da simili episodi. Ogni manifesto strappato e ogni atto di vandalismo non fanno altro che evidenziare una strategia illiberale e antidemocratica, minando la possibilità di un dibattito sano e costruttivo tra le forze politiche e i cittadini.
L’iniziativa di Democrazia Sovrana Popolare non è soltanto una raccolta firme, ma un appello a una coscienza civile attiva, pronta a difendere i valori di pace e giustizia. Ogni firma raccolta rappresenta una voce contro la guerra e un passo verso un futuro migliore. L’intolleranza, purtroppo, ha trovato modo di manifestarsi, ma la determinazione di chi crede nella pace e nella democrazia continuerà a far sentire la propria voce, fino all’ultimo giorno di questa campagna. L’idea è che queste firme siano così tante da dover far tremare i polsi a chi chiede armi per prorogare la guerra e a chi gliele vende, senza pensare a ipotesi alternative e più durevoli. Le armi finiscono, i trattati, no.
Martina Cecco