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Cultura e storia

Mar de Molada, il film, in anteprima al Trento Fim Festival

Mar de Molada è ora un film, in anteprima il 26 aprile al Trento Film Festival della Montagna. Diretto da Marco Segato e basato sul teatro di Marco Paolini, che in 4 tappe di teatro all’aperto itinerante ha raccontato una storia, la storia dell’acqua che dalla Marmolada arriva al Piave e che dal Piave arriva alla Laguna. “Trasformare il carattere selvatico del Piave“.

Per non soccombere alla penuria di acqua e alle alluvioni, in breve, bisogna imparare a gestire una risorsa che a volte esagera e a volte manca: l’acqua.

L’acqua di Paolini parla e canta, cerca di essere allegra, ma a volte è rabbiosa: il suo viaggio inizia tra le cime della Marmolada, si racconta qui la storia del versante Veneto, per arrivare all’Adriatico, ma il divertente sta nel fatto che queste venature sono tantissime, non esiste parte della Terra che non sia irrigata in modo naturale, è l’uomo che ha invasato e ha corretto traiettorie, creandosi poi dei bisogni, come quello di irrigare e quello di aggiustare argini.

Serve imparare a frenare, a fare triage come se si fosse in un Pronto soccorso, ma specialmente serve ripensare come gestire i bacini e come gestire i canali. Si parla di climatologia, idrologia, geologia e ingegneria, con interventi di Elisa Palazzi, Nicola Dell’Acqua, Emiliano Oddone e Andrea Rinaldo.

Fiumi, falde e laguna sono collegati tra loro in un sistema sopra la terra e sotto la terra, se impediamo all’acqua di scendere in un posto, la ritroveremo doppia in un altro e così via. Giarin.. Sabion..

Il riverbero della cassa di risonanza enorme delle cime della Marmolada, insieme a un vento leggero, accompagnano la cantante solista Patrizia Laquidara, i cori delle Cicale e della Valcavasia, le note di Giovanni Frison e della Piccola Banda della Fabbrica del Mondo.

“Prima abbiamo organizzato le prove e gli spettacoli e poi abbiamo rifatto tutto per il cinema, siamo tornati a fare le scene perché fossero comprensibili. La voce narrante di Paolini è stata molto ridotta rispetto al registrato.” E non è stato semplice farlo in presa diretta.

Di fronte alle domande sulla Diga del Vanoi, visto che Paolini è stato tra coloro che hanno portato a conoscere un’altra diga, quella del Vajont, a teatro, ha detto che preferisce mantenere la laicità e non parlare di cose che non conosce bene. “Non è una questione di speranze, è una questione che la gestione non dipende solamente dal comportamento personale, che riguarda il 7% dell’acqua, ma del comportamento agricolo e industriale, che riguarda il 70% circa delle risorse idriche. l’acqua è qualcosa che non sta ferma lì, dove l’abbiamo messa!”

I rumori ambientali della natura e le risate del pubblico e gli applausi e gli errori, sono stati un corollario interessante, come interessante è il punto di vista narrato. Giarin.. Sabion..

Paolini nello spettacolo parla dell’Uragano e della pioggia di Vaia, insegnando che le falde secche cedono, che gli alvei fluviali sporchi se li pulisce l’acqua piovana, se ci sono mezze piene, ma se si ha poca acqua, non nevica e non piove si ricade in secca, se fa brutto, inonda. Giarin.. Sabion..

Il problema ci riguarda tutti, fuori dalle città non c’è luogo che non possa e non debba pensare alla riconversione, perché l’uomo cambia il mondo, ma deve mantenersi all’altezza dei cambiamenti. La teoria frattale delle vene di acqua di Paolini e la necessità di ripensarne lo stoccaggio per i mesi di secche e la raccolta durante le piogge farà certamente il giro dell’Italia, come un visionario programma di irrigazione a goccia, ma su larga scala e con dimensioni maggiori. Durante lo spettacolo e nel film vi sono delle citazioni dell’Enciclica Laudato Si’, di Papa Francesco, del 2015.

Martina Cecco

Riguardo l'autore

martinacecco

Giornalista e blogger. Collaboro con il web in rosa di Donnissima. Dirigo Secolo Trentino e Liberalcafé. Laureata in Filosofia presso l'Università degli Studi di Trento. Collaboro con un Progetto sperimentale di AI. Sto frequentando un master breve (Scuola di Liberalismo 2025) presso la Fondazione Luigi Einaudi.