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Ambiente

PFAS a Marghera e acque marine

In merito alla notizia relativa alla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) negli scarichi di Porto Marghera, l’Ufficio stampa della giunta precisa quanto segue:La Regione, considerata la contaminazione da sostanze PFAS che ha interessato alcune zone del Veneto, ha stabilito tramite il Decreto n. 47 dell’8 aprile 2019 (pubblicato sul BUR n. 51 del 21 maggio 2019), di imporre un monitoraggio sullo scarico delle sostanze PFAS per l’impianto di trattamento acque reflue e rifiuti liquidi speciali e non pericolosi denominato SG31, che ha sede a Porto Marghera ed è gestito da Veritas spa.La stessa cosa accade per gli altri impianti di trattamento di rifiuti liquidi presenti in Veneto.Il direttore dell’Area Tutela e Sviluppo del Territorio, Nicola Dell’Acqua, ha pertanto decretato di stabilire, in via provvisoria e sperimentale, precisi limiti per le sostanze PFAS allo scarico delle acque reflue industriali derivanti dall’attività di trattamento di acque reflue e rifiuti liquidi effettuate nell’impianto SG31. Quest’ultima è una piattaforma ambientale costituita da un impianto di trattamento acque reflue e rifiuti liquidi speciali, pericolosi e non, ricondizionamento e deposito rifiuti speciali, che scarica verso l’impianto PIF (Piano integrato di Fusina), un depuratore che si trova a valle del SG31.I limiti sono stati posti in considerazione del fatto che i rifiuti, prodotti da molteplici aziende e per innumerevoli attività, possono contenere composti PFAS. Di conseguenza, gli impianti di trattamento dei rifiuti liquidi possono rappresentare un canale attraverso il quale i composti PFAS vengono veicolati nel sistema degli scarichi.Inoltre, nel momento in cui la Regione autorizzava l’utilizzo delle acque per le operazioni di raffreddamento degli impianti industriali di Porto Marghera, imponeva il monitoraggio sugli scarichi relativamente alla concentrazione di PFAS. Questo al fine di poterli confrontare con il dato in ingresso.Nel decreto si precisa che si tratta di “valori provvisori” dal momento che a livello nazionale non esistono limiti relativamente a queste sostanze. Si tratta, dunque, di un’altra – l’ennesima – situazione critica causata dall’assenza di limiti da parte del Ministero dell’Ambiente che ha competenza in materia.Si ricorda che la Regione del Veneto ha provveduto a definire nuovi livelli di riferimento per i valori di performance delle sostanze PFAS nelle acque destinate al consumo umano con la deliberazione della Giunta Regionale n. 1590 del 3 ottobre 2017 e con la n. 1591 è stato posto il limite PFAS zero per la zona rossa dell’area contaminata dalla ex-Miteni. Il provvedimento è stato preso in assenza di limitazioni nazionali ed europee in materia, con tutto ciò che questo comporta. Infatti, con questa scelta a tutela della salute dei cittadini, si è esposta 43 ricorsi da parte delle aziende.