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Sul Mes “sbugiardato” Conte, rinviate a gennaio tutte le discussioni

La notizia è ufficiale: la discussione sul Mes all’Eurogruppo (il centro di coordinamento europeo dove confluiscono i Ministri delle finanze degli stati membri) è stata rinviata al prossimo gennaio.

Dopo le aspre discussioni delle settimane passate sul meccanismo salva stati, ecco che l’Ue (nel sentore di una crisi all’interno della maggioranza giallo-rossa), proprio su questo argomento e sulla sua firma, ha “gentilmente” concesso una proroga fino a gennaio 2020.

Per il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno non vi è ragione di modificare il testo del Mes, sottolineando come fosse già stato raggiunto un accordo politico, con una firma che ora è solo stata solo rimandata all’inizio del 2020, probabilmente dopo le elezioni regionali in Emilia e Calabria, ma che di fatto non dovrebbe cambiare nulla.

Dichiarazioni forti dunque, quelle del Presidente Centeno, che sono apparse come una vera e propria doccia gelata per l’Italia e il suo premier Giuseppe Conte. Affermazioni tali da mettere in difficoltà lo stesso Presidente del Consiglio, con quest’ultimo che invece aveva più volte assicurato come fosse ancora possibile effettuare modifiche al meccanismo e che nulla era ancora definitivo.

A salvare l’esecutivo Conte bis è arrivato dunque questo rinvio dall’Ue, confermato anche dal Ministro dell’Economia italiano, Roberto Gualtieri, che in merito ha chiarito come vi saranno dei cambiamenti alla riforma “che richiederanno un lavoro aggiuntivo all’inizio dell’anno nuovo e solo dopo una finalizzazione del Mes e la firma”.

Sul tema, tuttavia, è intervenuto anche il Premier Giuseppe Conte che, nonostante le polemiche, non ha cambiato linea e ha ribadito, ancora una volta, come l’approvazione italiana al Mes dipenda dalle dinamiche europee sugli altri argomenti ancora in discussione.

Conte ha inoltre affermato come, per quanto concerne il Meccanismo Europeo di Stabilità, si sia vicini alla chiusura, aggiungendo che una volta firmato, spetterà ai singoli paesi europei decidere se porre o meno veti. Ma, se le parole del presidente dell’Eurogruppo dovessero rimanere tali, poco o nulla cambierà.

Carlo Alberto Ribaudo