Medici “a gettone”, Anac sollecita l’intervento del ministro alla Salute. Andrea Filippi, segretario nazionale Fp Cgil medici e dirigenti Ssn, è intervenuto sul tema ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta da Gianluca Fabi e Emanuela Valente.
“Per noi è molto importante che finalmente si accendano i riflettori su una situazione così grave. Dal 2018 denunciamo la carenza dei medici nei pronto soccorso. Trovarono toppe inutili che non portarono a nulla. Andavano riviste le retribuzioni dei medici dei pronto soccorso, andava reso più attrattivo il lavoro nei pronto soccorso, e adesso ci troviamo in questa situazione perché l’hanno voluta costruire. Bisogna rivedere i posti letto negli ospedali, dare la possibilità di assistere le persone in modo dignitoso, evidentemente a qualcuno fa comodo usare i medici a gettone perché non vogliono trovare soluzioni strutturali. Noi oggi abbiamo ancora una mannaia che si chiama tetto di spesa per il personale, per cui non si può spendere più di quello che è stabilito, però si possono fare trucchetti manageriali mettendoli su un altro bilancio. Bisogna sbloccare il tetto di spesa per il personale, per fare contratti più dignitosi per chi lavora nei pronto soccorso. A qualcuno deve far comodo questo sistema di smantellamento del SSN, forse al privato”.
Ogni giorno in Italia sette medici decidono di abbandonare gli ospedali pubblici (+39% nel 2021) a causa delle condizioni lavorative insostenibili, dell’eccessivo carico di responsabilità e degli stipendi troppo bassi rispetto alla media europea. Le strutture sanitarie corrono ai ripari servendosi dei medici a chiamata, ma chi sono i medici a gettone? Si tratta di medici pagati per coprire un singolo turno di lavoro, di solito 12 ore. Dietro questo fenomeno ci sono delle cooperative che fungono da intermediari con l’azienda ospedaliera e che arrivano ad arruolare medici anche con un semplice messaggino in chat. Spesso si tratta di medici giovanissimi, senza esperienza e senza specializzazione, l’importante è che siano iscritti all’Ordine dei medici.