Home » Persone scomparse, esiti diversi – I parte
Attualità Società

Persone scomparse, esiti diversi – I parte

Proponiamo ai nostri lettori questo pamphlet, in dieci puntate e scaturito dall'attenta penna di Carmen Gueye, che getta luce sul dramma delle persone misteriosamente scomparse di cui troppo spesso le cronache si occupano.

Disponiamo di inquietanti statistiche sul numero delle persone disperse nel mondo e in Italia, quelle mai ritrovate, mai tornate, svanite, dissolte; talora invece ricomparse anche dopo diversi anni, ormai morte, senza che si sia potuto ricostruire l’accaduto.

Nei grandi numeri rientrano sempre categorie a rischio: clochard, soli al mondo, persone dalla vita difficile più esposte alla disavventura, per non parlare dei minori.

Ogni vicenda fa storia a sé, e risente del clima del tempo, di nuovi orientamenti, della linea tenuta dai familiari e di molte altre variabili. Quando scompare una donna, va detto, l’attenzione si alza.

Il rinnovato o mai sopito interesse per i casi di cronaca invoglia a rivederli con nuove prospettive e una certa, inevitabile, distanza emotiva.

Aggiorniamo e rivediamone alcuni.

Roberta Ragusa è cresciuta nei dintorni di Pisa; rimasta abbastanza presto senza genitori, trova lavoro presso un’autoscuola.

Lì giunta, la giovane bellezza fa colpo sul figlio dei titolari, Antonio Logli. Seguono fidanzamento, nozze e due splendidi figli, Daniele e Alessia. Roberta assume un ruolo di rilievo nella florida impresa, acquisendone la direzione.

La notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, la stessa del disastro della Costa Concordia, la donna sparisce dalla casa coniugale di Gello, frazione di San Giuliano Terme, nel pisano.

Il marito sosterrà sempre di essersi coricato da solo, poco prima di mezzanotte, dopo aver dato un’occhiata ai bambini (allora 15 anni il maschio, 10 la bimba), mentre la moglie si occupava delle ultime faccende di casa al piano di sotto; e di essersi accorto della sparizione al risveglio, verso le sei e trenta.

La ricostruzione ufficiale è nota. Secondo l’accusa Antonio, che da anni aveva una conclamata relazione con la baby-sitter e impiegata della scuola guida, Sara Calzolaio, si sarebbe sbarazzato della consorte, praticamente polverizzandone il corpo, che non è stato mai trovato, benché molto cercato, perfino in un forno crematorio dismesso.

La condanna a vent’anni, patteggiata, si è basata su alcuni argomenti di tipo indiziario e psicologico.

L’indizio in realtà è la strana testimonianza del giostraio con un passato penale Loris Gozi, abitante del posto, che avrebbe sentito una coppia litigare mentre lui portava fuori il cane, ma nulla ha veduto; uscito poi per andare a prendere la moglie sul lavoro a un ristorante, avrebbe incrociato Logli in auto.

Il fatto che Antonio, appena rimasto solo, si sia portato subito a casa Sara, che la ragazza abbia rivendicato la forza di questo amore prima semiclandestino, emerso a ridosso di una disgrazia, e la freddezza, almeno apparente, di lui, hanno fatto il resto.

Rimangono però alcuni aspetti da spiegare e che fanno pensare. Che un uomo possa in poche ore, al buio e al freddo, uccidere e occultare perfettamente un corpo, da esperto sicario, è circostanza da accettare su base processuale, ma a oggi mai provata. L’unico teste avrebbe necessitato di almeno un’altra conferma: in questo frangente, nessuno lo ha fatto, benché si sia andati a interpellare una scooterista sordomuta e la stessa moglie di Gozi, che però nulla hanno potuto aggiungere.

Di più, i figlioli di Logli si sono mostrati solidali col padre, compatti nel difenderlo, ricevendo il sospetto di plagio, ma…se il papà poteva avere un forte ascendente sui due ragazzini, Sara come si sarebbe fatta amare? In genere una matrigna è mal tollerata da piccoli orfani, figurarsi se responsabile dello sfascio dell’unione dei genitori.

Manuela Teverini

Stesso destino sarebbe toccato a Manuela una cesenate sopra i trent’anni che il 6 aprile 2000 non esce dalla villetta di Capannaguzzo. Il marito, Costante Alessandri, dichiara tuttora di essersi assopito facendo addormentare la figlioletta di quattro anni, Lisa, e di aver scoperto solo la mattina dopo che la moglie non aveva dormito nel letto coniugale. Il corpo non fu mai trovato nonostante, verso il 2016, fosse girata voce del rinvenimento, in un terreno attiguo alla casa, di qualche indumento e ossa.

Mentre l’auto di Roberta Ragusa era rimasta nel cortile della casa bifamiliare, quella di Manuela si trovò parcheggiata nei pressi della stazione; Costante, intercettato, avrebbe confessato l’uxoricidio per telefono, a un’amante prostituta dell’est europeo; infine, la figlia Lisa, passata a vivere con parenti della madre, si è schierata con la procura, contro il padre.

Alessandri, arrestato nel 2002 e presto scarcerato, ha affermato che il colloquio con l’amica passeggiatrice era una sorta di consapevole gioco al rimpiattino con chi lo intercettava, e che non sarebbe stato così stupido da ammettere una simile colpa; egli ha poi subito un processo con una condanna a vent’anni, confermata dalla Cassazione nel 2021, che lo ha riportato in carcere per scontare la pena. Descritto come una sorta di erotomane in rotta con Manuela, avrebbe deciso di sopprimerla poiché lei voleva separarsi, rovinandolo economicamente.

Mariella Cimò

Passiamo alla vicenda di Mariella, catanese di 72 anni, volatilizzatasi il 25 agosto 2011. Sposata al quasi coetaneo Salvatore di Grazia, con cui viveva in un’abitazione indipendente di San Gregorio Catanese, niente figli, la donna era una convinta cinofila e teneva in giardino una gran quantità di cani. Il marito gestiva un autolavaggio e aveva fama di dongiovanni poco fedele.

A seguito di un’ennesima litigata e delle minacce di Mariella di disfarsi dell’autolavaggio di sua proprietà, divenuto garçonnière del fedifrago, egli avrebbe deciso di disfarsi dell’ingombrante consorte.

Non è mai stato spiegato come il tutto si sarebbe svolto e, nonostante la grande pressione mediatica e una telecamera che avrebbe inquadrato la donna in ingresso, ma non in uscita, la signora non è stata mai trovata. Si è discusso anche del silenzio delle numerose bestiole, durante una supposta e complessa operazione che vedrebbe Di Grazia depezzare, trasportare, armeggiare.

Salvatore, un maturo dandy dall’aria sardonica, non ha riscosso simpatie e alla fine è stato condannato, con sentenza definitiva della Cassazione nel 2020, a 25 anni. Come nel caso Ragusa, una parte importante hanno avuto i parenti della vittima; cugini per Roberta, nipoti per Mariella.

Guerrina Piscaglia

Guerrina, originaria di Novafeltria, abitava a Badia Tebalda, frazione di Ca’ Raffaello, nella provincia aretina a cavallo del confine con la Romagna e le Marche. Bella ragazza quando andò sposa a Mirko Alessandrini, dopo la nascita di un figlio con problematiche psicofisiche entrò in crisi, incontrando un rapido declino; il matrimonio non funzionava, mentre Mirko, disoccupato, beveva e non pagava le bollette. Il primo maggio 2014 la donna, ora quasi cinquantenne, esce di casa a piedi, ben vestita e truccata, ma non fa più ritorno.

Tallonato dai media, Alessandrini ammette qualche divagazione Da lanazione.it.arezzo – 29 settembre 2014 “…Mirko Alessandrini, il marito di Guerrina, aveva un’altra. La famosa rumena di cui si sa poco e niente e di cui lui finora aveva parlato come di una semplice amica. L’ammissione arriva in diretta, davanti alle telecamere di Chi l’ha visto?…” 

Su quelle erte di alta collina si arrampica un giorno una pattuglia di parroci proveniente dall’Africa: il congolese Gratien Alabi, classe 1970 più o meno, pare celebrasse le messe più alternative e “intriganti”. Appare quantomeno bislacca la scelta di allocare di botto dei religiosi (frati di uno sconosciuto ordine diventato famoso in questa occasione), di così remota provenienza, in un contesto abituato al maturo prevosto che benedice e impartisce. Sarà la crisi delle vocazioni.

Si diffida, all’inizio, di un folcloristico prete in sciarpe etniche che tambureggia tra le navate; in seguito però egli incassa parecchie simpatie.

Graziano e Guerrina erano amanti? A noi hanno parlato di 4.000 messaggini, soprattutto dell’ultimo, del giorno fatale, in cui lei anticipa un consesso amoroso e promette di cucinargli il coniglio. Alabi avrebbe maneggiato il cellulare della donna da lui appena uccisa, pretendendo di mandare sms in italiano, lingua in cui se la cava bene ma risente della francofonia, il che lo avrebbe tradito; neppure è apparsa mossa astuta, da parte sua, dirottare i sospetti su un fantomatico “marocchino” che avrebbe convinto alla fuga la povera donna. Il giorno della scomparsa, nelle stesse ore, Gratien va a officiare un funerale e si muove sull’auto guidata da Mirco, il marito di Guerrina, che avrebbe appena eliminato.

Il frate non sembra guidasse. Un’automobile c’era, a disposizione della chiesa, ma l’abbiamo intravista condotta da un suo confratello e, d’altronde: in quale altro modo egli avrebbe potuto occultare sì perfettamente un cadavere? Conosceva i luoghi, era escursionista o cercatore di funghi? Non risulta, né si è rinvenuta alcuna traccia biologica della donna, in canonica. Si sussurra che Guerrina andasse affermando di esser incinta, a un’età improbabile.

Il religioso è stato condannato a venticinque anni di carcere. Nel frattempo i due colleghi di Gratien si sono involati, uno ad Haiti, l’altro a Lille, in Francia, dove lo ha seguito qualche voce malevola. I parenti di Guerrina hanno chiesto un cospicuo risarcimento, ma Alabi non è più Rebibbia; nel 2022 sarebbe stato trasferito, ma non si sa dove.

Francesca Benetti

Francesca, insegnante di ginnastica di origini venete/lombarde, solare cinquantenne, separata con due figli, per qualche motivo non molto spiegato si trasferisce in zona Follonica, provincia di Grosseto, acquisendo un casale che non riesce a gestire da sola;  si affida a un fattore siciliano, il settantenne Antonino Bilella,  che dal Piemonte, dove ha vissuto una vita con moglie e due figli a propria volta, dopo quarant’anni di matrimonio si separa e finisce anche lui in Toscana, in cerca di opportunità di lavoro e di un clima più adatto a lenire gli acciacchi.

Il 4 novembre 2013 la donna, che soffriva di una particolare malattia legata alla carenza di calcio e andava soggetta a malori, sparisce dalla magione circa verso mezzogiorno. Poco ci vuole perché venga accusato Antonino, che vive in una dépendance regolarmente affittata. Lo raccontano invaghito della padrona, molesto e poco affidabile per le mansioni di cui era incaricato, quindi lei avrebbe deciso di licenziarlo.

Il movente c’è; gli indizi sono più psicologici che reali (due macchioline di sangue dicono poco, ma lui che tenta di rottamare la propria auto pochi giorni dopo fa karahiri). In verità, lo stalking era presente nel passato di lei (denunciò un suo ex), mentre il Bilella, fino ad allora calmo e tranquillo, sarebbe esploso nella terza età, forse per solitudine. Inoltre una manciata di testimoni, anche amici suoi, non ne parlerà troppo bene, risultato: ergastolo.

In questi casi, come in molti altri, i media hanno scavato nella vita privata dei condannati oltre ogni limite, svelando -. o ipotizzando – vizi inconfessabili che acquistano spessore nel contesto del crimine, ma fanno ormai parte del vivere accettato e non rappresenterebbero un tabù per il comune senso del pudore del terzo millennio globale

Riccardo Lorenzelli e Gianluigi Serafini

Ultranovantenne Lorenzelli, settantenne il Serafini, entrambi vivevano, poco distanti l’uno dall’altro, nel quartiere genovese di San Fruttuoso, adiacente alla stazione Brignole, generalmente considerato abbastanza tranquillo. Il primo era atteso a una riunione di amici in un centro sociale, il secondo stava per recarsi in banca. Riccardo sparisce nel 2007, Gianluigi nel 2008. Lorenzelli fu alquanto cercato; le sue foto rimasero a lungo affisse sui muri del rione, fino a cadere lembo a lembo, senza essere servite.

Si è parlato di rapimenti per traffico d’organi, piuttosto improbabili vista l’età dei due, poco allettante per un trapianto. Malgrado alcuni falsi allarmi, ad oggi non si hanno notizie.

Federica Farinella

Bellissima piemontese di origini sicule, Federica ventenne molla Rivoli e si invola verso Roma, per una carriera da soubrette che sembrava promettente, ma a un certo punto si arena; e la giovane si trova coinvolta anche nello scandalo “vallettopoli”, tanto che dovrà tornare in famiglia, senza dubbio delusa e amareggiata.

Il 2 settembre 2001 Federica è nella casa di campagna di Chiusano d’Asti, in compagnia di stretti familiari e parenti vari, intenta come sempre a fumare con aria pensierosa. Il particolare delle sigarette, che lei accendeva e spegneva senza soluzione di continuità, è importante ai fini dell’analisi del suo caso. Infatti Federica, un momento seduta con il fedele pacchetto delle “bionde”, quello dopo, quando lo zio si volta verso di lei, è sparita, senza portare nulla con sé, né soldi né altro. Ci dicono fosse vestita del minimo indispensabile, shorts, maglietta, infradito; e che avesse il terrore di insetti e animali campestri, per cui mai si sarebbe mai inoltrata tra erbe e cespugli, quasi a piedi nudi e senza le amate sigarette lasciate dov’erano: e allora cosa può essere accaduto?

La domanda rimane sospesa nell’aria per un ventennio, senza avvistamenti né segnalazioni finché, un giorno del 2020 ( non è chiaro quale), vengono ritrovati dei miseri resti, forse in una tana di cinghiali, a cinquecento metri da dove era scomparsa; l’esame del DNA li attribuisce a lei e si celebra il funerale a quel che rimane. Ci si domanda chi e perché sarebbe andato a scovare delle ossa in una tana.

I dubbi imperversano, a iniziare da quelli del papà di Federica, e ci associamo: perché non si svanisce in un giorno d’estate davanti a tutti, come nebbia al sole

Donatella Grosso

Donatella nel 1996 è una florida e radiosa trentenne molisana, figlia unica degli insegnanti Mario e Tina;  laureata in lingue, amante del canto,  è descritta dagli amici come allegra e generosa. Vive da sola a Francavilla a mare e lavora in una organizzazione non meglio identificata, definita, nel programma “Chi l’ha visto”, del tipo “piramidale”. Conosce Marco Fioroni e se ne innamora, incurante del fatto che lui sia fidanzato ufficialmente. La natura sfidante di questo rapporto doveva pur averle recato qualche pensiero, se è vero che ha lasciato lettere, dirette ad amici e parenti, colme di preoccupazione, ma pure di ventilati allontanamenti volontari, per ritornare magari un domani.

La sera del 26 luglio 1996, come testimoniato dai vicini, Marco va a prenderla a casa e imbarca in auto lei e i suoi bagagli per un misterioso viaggio che, dichiarerà lui in seguito, la ragazza avrebbe fatto da sola. Sempre a suo dire, non la vede né sente più. E nessun altro l’ha più rivista.

E’ stato detto che le indagini si mossero lentamente e solo nel 2008 si sarebbe avviata una attività più risoluta, che però non ha portato  a nulla.

I genitori non hanno mai smesso di lottare; il padre fece notare l’enorme divario tra le risorse messe in campo per la Ragusa e l’irrisorio impegno, a suo dire, per ritrovare Donatella.

Raggirati, si dice, da un investigatore privato allettato dalla ricompensa promessa per chi avesse fornito notizie utili, i Grosso non hanno mai creduto all’uomo, che la dava a Cuba impegnata in una nuova vita e incurante del dolore che aveva provocato. Il detective si i insinuerà perfino nell’iter di dichiarazione di morte presunta avviata dai genitori, ottenuta nel 2019.

Mario nel frattempo se n’ è andato e Tina è rimasta sola a cercare la verità. Si insiste che Donatella fosse incinta e si è trovato un compagno di università a cui Marco avrebbe confidato di volerla gettare in un burrone; e ancora, che lui la maltrattasse e la illudesse con sogni di vacanze in terre lontane per tenerla buona. Fioroni, dal canto suo, non ammetterà altro che di averla accompagnata alla stazione.

Il fascicolo è stato archiviato: così termina la storia terrena di Donatella.

Carmen Gueye

…segue