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Autonomia differenziata. Cartabellotta (Gimbe): “sanità non è equa, abbiamo tradito il principio dell’universalismo”

Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è intervenuto nella trasmissione “L’imprenditore e gli altri” condotta da Stefano Bandecchi in onda su Cusano Italia Tv per parlare e fornire il proprio punto di vista sulla questione dell'autonomia differenziata e, nello specifico, delle possibili ricadute che potrebbe avere sulla sanità nazionale.

Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è intervenuto nella trasmissione “L’imprenditore e gli altri” condotta da Stefano Bandecchi in onda su Cusano Italia Tv per parlare e fornire il proprio punto di vista sulla questione dell’autonomia differenziata e, nello specifico, delle possibili ricadute che potrebbe avere sulla sanità nazionale.

Cartabellotta ha esordito proprio riguardo all’autonomia differenziata e le ricadute sulla sanità: “La sanità non è equa abbiamo tradito il principio dell’universalismo, su cui si basa il servizio sanitario nazionale e che di fatto sta erogando una sanità diseguale. Nonostante dal 2001 abbiamo definito i livelli sanitari di assistenza, abbiamo dei gap enormi. Innanzitutto un gap strutturale che va da Nord a Sud, e curiosamente tra le 5 regioni che negli ultimi 10 anni hanno erogato meglio i servizi di assistenza ci sono quelle 3 che hanno fatto richiesta di autonomia. Tra le prime 5 regioni per mobilità sanitaria attiva ci sono sempre le 3 che stanno richiedendo autonomia. Questo significa sostanzialmente che, al di là che il ddl Calderoli non entra nel merito, ci troviamo di fronte a una situazione disastrata. È dal 2001 che la sanità è nelle regioni. Il gap nord-sud è aumentato: le regioni del sud hanno sprecato molto per una mala gestione, poi però quando lo Stato ha deciso di cominciare ad intervenire, questi hanno avuto solo l’obiettivo di riequilibrare la finanza pubblica delle regioni che erano in disavanzo, ma non di riorganizzare i servizi. Le regioni del centro-sud quindi sono rimaste storicamente indietro. Proprio in un momento storico nel quale ci indebitiamo per il PNRR, che ha come obiettivo trasversale quello di ridurre la disuguaglianza regionale, abbiamo da approvare un ddl Calderoli che ha come obiettivo quello di frammentare il Paese in 21 repubblichette semindipendenti dove ognuna può decidere su 23 materie.

Proseguendo, il Presidente del Gimbe ha poi ulteriormente specificato: “Poi ci sono altre richieste che rischiano di sovvertire il sistema sanitario nazionale, come la modifica del sistema tariffario, quanto pagare un ricovero ospedaliero piuttosto che un ticket, questo rischia di far saltare la capacità di controllo da parte dello stato. Mi si permetta di definire alcune richieste eversive, che vengono soprattutto dal Veneto, che chiede di far entrare nella contrattazione collettiva il personale sanitario. Così il grande gap tra Nord e Sud non può che aumentare. Oggi questo disegno di legge non prevede alcuna partecipazione da parte del Parlamento che è stato solo messo all’angolo. Si sovverte completamente la partecipazione degli organi politici importanti”.

Infine, concludendo il suo intervento, Nino Cartabellotta ha affermato: “Il titolo V non ha funzionato perché lo Stato non ha saputo fare lo Stato: cioè la capacità di indirizzo e verifica che doveva mantenere sulle regioni le ha lasciate molto molto soft. Lo Stato deve mantenere questo controllo, come un papà che ha 21 figli ai quali distribuisce ogni anno un fabbisogno sanitario nazionale”.