La giovane principessa Diana se ne infischiava della musica classica, preferendo il pop; amava le danze moderne, anche ai ricevimenti ufficiali; non sapeva nulla di pittura e l’ecologia le faceva un baffo. Mancavano argomenti in comune con il consorte e la sua famiglia. Nemmeno Camilla se ne interessava più che tanto, ma Carlo ne era innamorato, mentre per la giovane moglie provava tutt’al più attrazione mista a tenerezza.
In pochi anni dovettero venir meno sia l’una che l’altra, se si guarda alle immagini dell’epoca che li ritraggono insieme: Carlo non nasconde il fastidio di starle vicino e le parla con distacco e insofferenza. Per gli storici delle vicende “Windsor” c’è anche una data spartiacque, il 1989, in cui Carlo e Camilla si fecero “sorprendere” in barca durante un viaggio in Turchia.
La giovane, prima ancora di sincerarsi che il sistema l’avesse accettata, sosteneva l’idea di un cambiamento della monarchia, allo scopo di avvicinarla al popolo e renderla più umana. Lei stessa accompagnava i suoi bambini al parco giochi, ispirando paragoni con la principessa Sissi, moglie dell’imperatore austriaco Francesco Giuseppe. Le venne rivolta la cocente accusa di fingersi “popolare” per opportunismo, mentre non avrebbe mai rinunciato alle sue prerogative. Non che Carlo si sforzasse di apparire un buon padre. Si vocifera avesse stabilito la data dei parti della moglie, perché non coincidessero con le sue gare di polo e anteponesse questa passione anche alle visite al figlio ammalato. Tant’è, Diana a un certo punto non fu più la beniamina della gente.
Qualcuno ha sostenuto che in alcune lettere il principe consorte, l’ineffabile e legnoso Filippo di Edimburgo, l’avesse presa a male parole. Più realisticamente, l’avrebbe rimproverata per non aver combattuto adeguatamente contro la rivale. La corte contava su di lei. Filippo si rivolgeva alla nuora amichevolmente, come un padre putativo che dà buoni consigli e, di fatto, la stroncava come moglie e futura regina. C’erano ombre anche sul rapporto tra Diana e la regina madre, apparentemente una paciosa vegliarda di indole timorata, ma secondo la principessa un’esperta di intrighi.
L’amicizia con la spumeggiante Sarah Ferguson, ex cognata, frequentatrice dei locali di Ibiza e impermeabile ai giudizi, esponeva la principessa alle critiche dei cortigiani, tra cui contava dei parenti. Forse Diana fece l’errore di fidarsi di una rete di suoi sostenitori e simpatizzanti, non calcolando che erano pochi e intenzionati a non mettersi contro la sovrana.
Suo padre nel frattempo era morto, mentre della madre si sa poco: forse la disapprovava, secondo alcuni la commiserava per l’insuccesso coniugale. La matrigna, seconda moglie del conte Spencer, sosteneva che Diana si confidasse molto con lei, ma non si spinse oltre. Ebbe una parte anche la madre della matrigna, la scrittrice Barbara Cartland, definita “la Liala inglese”. Costei seguì la corrente: prima un peana della quasi nipote; dopo il ripudio di Carlo, come non l’avesse conosciuta.
Diana certo non si comportò come il rango avrebbe richiesto. Mostrava platealmente la sua noia ai ricevimenti ufficiali, con smorfie di disgusto davanti a capi di stato e first lady. Sopraggiunse l’inevitabile: separazione nel 1992, divorzio nel 1996. I due ex coniugi rilasciarono velenose interviste. Diana fu esplicita, inquadrata impietosamente da tetre luci che ne evidenziavano il volto scavato e ammise la storia d’amore con James Hewitt.

Carlo replicò, davanti a tale Dimbleby (dove li trovano, con questi nomi), più disinvolto e meno loquace: più che a fornire la propria versione dei fatti, tendeva evidentemente ad esprimere pietà per la patetica ex moglie.
Diana desiderava, e lo disse nell’intervista, ottenere un incarico di pubbliche relazioni per la Gran Bretagna, allo scopo di cambiarne l’immagine ammuffita ed avvicinare l’aristocrazia ai problemi mondiali. Non solo non fu presa sul serio dalla corte, ma fu declassata e le venne tolto il titolo di Altezza Reale. Il percorso a gambero della sua carriera non le tornò gradito.
La principessa, presi a cuore i drammi del terzo mondo, cercava di rendersi utile per favorirne la conoscenza, carente però di preparazione e coscienza sociale. Solo il futuro avrebbe potuto mostrare le sue effettive qualità in questo campo. Fu così che, per buona misura, si beccò anche l’accusa di favorire i laburisti; e dopo la sua morte, il fustacchione Tony Blair lo lasciò intendere.
L’atteggiamento dei media verso di lei gradualmente cambiò. Si diffuse l’immagine della donna che scopre tardi, ma forte, le gioie del sesso e partì la sarabanda. Nella giostra qualcuno infilò perfino re Juan Carlos, noto per l’esuberanza erotica.
Dagli scudieri agli antiquari, ce n’è per tutti i gusti e le nazionalità. Emerge dalle cronache una ragazza scatenata, che tempesta i renitenti al suo fascino con telefonate anonime nel cuore della notte o li nasconde nel bagagliaio per farli entrare nella sua residenza. Sarà. Di sicuro c’è che Diana stava male. Alle sue rimostranze seguivano automaticamente accuse di mania di persecuzione. L’ambiente reale ostentava la cortesia di prammatica, in realtà distruggendola.
L’impressione è che alla corte non importasse più nulla di lei. I media inglesi hanno fiancheggiato la monarchia e diffuso la sua versione compassionevole, secondo cui tutti avevano cercato di aiutarla, le avevano offerto la vita migliore del mondo, ricevendo in cambio solo problemi. Diana non si era adeguata, né aveva compreso il proprio ruolo, sempre troppo timida eppure troppo esibizionista; e non era stata abbastanza umile da chiedere aiuto, anzi faceva di testa sua alla faccia del protocollo. Ad esempio, rifiutava di utilizzare i guanti in pubblico e toccava tutti; stringeva troppe mani, ignorando sia l’igiene che l’avvertimento riguardo le conseguenze sulle articolazioni, ben note a chi abusa di tale pratica (Edoardo VIII per un periodo dovette utilizzare la mano sinistra). Durante la prima gravidanza, per attirare l’attenzione, addirittura si era buttata dalle scale, mettendo a rischio il nascituro. E poi la bulimia, i continui pianti, la depressione, i tentati suicidi: una squinternata, da lasciare al suo destino.
Liquidata con un ricco mensile e una rendita, al massimo le si concedeva un rispetto formale come madre dei principini; che peraltro aveva “deviato”, facendo loro frequentare McDonalds e figli della servitù, con la scusa di una vita “normale” che sembrava una fissazione senza senso. Normale, la vita di queste persone non è, e non può essere.
La osservavano con sarcastico distacco, mentre andava a presenziare alle inaugurazioni, si affannava con la beneficenza e, ingaggiata dalla Croce Rossa, si spingeva in Africa, con la nobile motivazione di sensibilizzare sui danni delle mine; ostentava le sue amicizie alternative, che a volte le davano qualche grattacapo: si parla di una lite con Gianni Versace, che le aveva chiesto la prefazione per un libro fotografico hard gay, ricevendo un rifiuto. Diana veniva compatita, non odiata. I Windsor non sprecano nemmeno l’odio, semplicemente ignorano o sospirano di superiore rassegnazione. Amen. Così parlò Murdoch.
Ma noi possiamo guardare in direzioni diverse. Oggi si può trarre qualche altra conclusione o almeno ipotizzare scenari differenti, senza adombrare complotti, ma nemmeno inginocchiarsi ai reali.
…segue
Carmen Gueye