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Economia Esteri

Germania. Proteste degli agricoltori contro il Governo tedesco

Negli ultimi giorni, hanno avuto ampio risalto mediatico le proteste degli agricoltori in Germania che hanno manifestato il loro dissenso contro il taglio dei sussidi sul gasolio e contro il ripristino della tassa sui macchinari agricoli operati dal Governo del cancelliere Olaf Scholz.

Negli ultimi giorni, hanno avuto ampio risalto mediatico le proteste degli agricoltori in Germania che hanno manifestato il loro dissenso contro il taglio dei sussidi sul gasolio e contro il ripristino della tassa sui macchinari agricoli operati dal Governo del cancelliere Olaf Scholz.

Nello specifico, lo scorso 8 gennaio, più di centomila agricoltori si sono riversati nelle piazze e nelle autostrade tedesche alla guida di diverse migliaia di trattori paralizzando il traffico in diverse città. Tali proteste rientrano nella più ampia mobilitazione indetta fino al prossimo 15 gennaio dall’Unione degli agricoltori tedeschi.

Le ragioni di tali manifestazioni vanno ricondotte ancora allo scorso dicembre, quando il Governo tedesco aveva annunciato i tagli al settore a seguito del richiamo della corte costituzionale tedesca al rispetto delle stringenti regole di bilancio teutoniche.

Con il montare delle polemiche, il Governo tedesco aveva cercato, ancora la scorsa settimana, di fare parzialmente marcia indietro, annunciando la sospensione della tassa sui veicoli agricolo e specificando come i tagli ai sussidi non sarebbero stati tolti immediatamente ma che tale operazione sarebbe stata fatta gradualmente fino al 2026. Nonostante tali dichiarazioni però, le polemiche non si sono placate, con gli agricoltori tedeschi che hanno ritenuto insufficiente la proposta del Governo, rivendicando l’importanza strategica per l’economia del settore agricolo.

Le proteste degli agricoltori tedeschi hanno avuto ampio risalto mediatico, anche in Italia sono stati in molti a voler commentare la vicenda. Tra questi vi è l’eurodeputato della Lega, Alessandro Panza, che attraverso i suoi canali social ha affermato: “Migliaia di agricoltori e allevatori tedeschi si sono riversati nelle strade della Germania per marciare verso Berlino per protestare contro le scelte folli del cancelliere Scholtz e del presidente della commissione UE Ursula Von der Leyen. Il vento sta cambiando in Europa e tutti si stanno accorgendo del disastro che l’ideologia green sta causando in tanti settori produttivi.”

Anche l’ex sindaco di Roma e leader del Movimento Indipendenza, Gianni Alemanno, ha voluto esprimere la propria posizione sulla vicenda affermando, attraverso il suo profilo ufficiale Facebook: “Inizia oggi una settimana di sciopero e lotta per gli agricoltori tedeschi, con il supporto di colleghi dalle altre nazioni europee. La rivolta contro il green deal è sempre più intensa. L’agricoltura europea è esausta: costi alle stelle, produzioni tagliate dai mantra ecologici di Ursula von der Leyen, e la grande distribuzione che strangola i prezzi. Il castello burocratico dell’UE mostra tutte le sue crepe. Siamo al fianco degli agricoltori europei: basta restrizioni imposte da Bruxelles!”

A seguito delle proteste, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, a margine del suo intervento alla Camera di Commercio di Stade nella regione teutonica dell’Elba-Weser, ha cercato di smorzare le tensioni e, mentre all’esterno dell’aula era in corso una manifestazione degli agricoltori, ha dichiarato di capire le loro preoccupazioni, aggiungendo come un terzo dell’intero bilancio UE sia riservato ai pagamenti all’agricoltura. Non solo, Ursula von der Leyen, proseguendo, ha ulteriormente chiarito come la Commissione Europea stia avviando un dialogo strategico con l’intera filiera agricola, augurandosi che tale dialogo possa essere costruttivo per poter trovare insieme soluzioni al problema.

Nonostante le varie dichiarazioni le manifestazioni di protesta contro il Governo non sembrano volersi fermare, da ieri infatti è stato indetto (con possibile durata 3 giorni) anche lo sciopero dei macchinisti ferroviari che chiedono aumenti salariali e la riduzione dell’orario di lavoro. Sciopero quest’ultimo che interesserà circa l’80% dei treni a lunga percorrenza.