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Il cemento in città… non si può farne a meno? Allora utilizziamo quello che mangia l’inquinamento!

Del cemento in città non si può fare a meno. Tanto vale, allora, farlo diventare un nostro alleato contro l’inquinamento e un mezzo per migliorare l’aria che respiriamo: il cemento mangiasmog.

Mera chimera? No! Esiste e può essere utilizzato.

Una facciata di un immobile di quattro piani con questo materiale è in grado di neutralizzare le emissioni di 50 auto a benzina. Perché allora non fare una delibera urbanistica per l’applicazione all’edilizia comunale, civile e abitativa? Esempi della sua applicazione già esistono: Palazzo Italia a Expo 2015 (MI), il complesso residenziale NovAmpère (MI): una facciata di 2700 mq che ha un effetto come farebbero 243 alberi, eliminando dall’atmosfera fino a 19 chili di ossidi di azoto l’anno.

Già numerosi architetti hanno iniziato a sceglierlo per i loro progetti perché è bianco e in grado di distruggere le polveri che si depositano sulla sua superficie, quindi si mantiene brillante.

Una amministrazione comunale, con la crescente attenzione sull’inquinamento atmosferico e sulla sostenibilità, dovrebbe focalizzarsi su materiali che abbiano proprietà anti-inquinamento. Ovviamente il «cemento mangiasmog» si può anche usare per rintonacare durante le ristrutturazioni, nelle varianti bianca o grigia. Questo tipo di cemento, anche se costa il 20 per cento in più rispetto a quelli comuni, rende in cambio un servizio prezioso.

Nella sua formulazione è presente una sostanza a base di biossido di titanio, TX Active, che decompone gli agenti inquinanti sfruttando l’azione della luce. Per attivare questa funzione «fotocatalitica» ci vogliono, appunto, i raggi del sole oppure quelli ultravioletti di particolari lampade. Il principio attivo inserito nel calcestruzzo è stabile e dura finché dura il cemento e distrugge il particolato che ci si deposita sopra. È un processo continuo. La luce attiva l’ossidazione che trasforma le sostanze organiche in prodotti innocui, poi dilavati dalla pioggia. L’abbattimento degli ossidi di azoto del traffico in strade circondate edifici, per esempio, può arrivare fino al 45-50 per cento.

Ma non riguarda solo gli immobili. Per l’applicazione al posto dell’asfalto la sperimentazione è stata applicata su una strada a Segrate (MI) e un tunnel a Roma. Il risultato è stato che oltre agli ossidi di azoto, TX Active degrada anche ossidi di zolfo, ammonica, monossido di carbonio, aldeidi e composti organici volatili. Complessivamente, applicarne mille metri quadrati equivale a piantare 100 alberi sempreverdi o eliminare l’inquinamento provocato da 30 veicoli a benzina. Per esempio, rivestire il 15 per cento delle superfici delle città con questo tipo di cemento dimezzerebbe l’inquinamento cittadino.

Senza parlare poi circa il suo possibile utilizzo in eventuali applicazioni nelle strutture sanitarie. Il cemento è di per sé alcalino, quindi è antimicrobico. Quindi oltre a «mangiasmog» ha un’azione battericida ancora più forte.

Allora perché non utilizzarlo e magari perché le amministrazioni comunicali non prevedono un «bonus economico», in sgravio, per coloro che lo adotteranno per le ristrutturazioni e costruzioni ex novo?

Combattere lo smog, l’inquinamento atmosferico si può’… se si vuole.

PS: Altro esempio. Sapete che esiste il «calcestruzzo green»? Drenante, perfetto per le strade al posto dell’asfalto perché viene attraversato dall’acqua delle piogge, restituendola al terreno (senza contaminarla, perché è fatto di argilla, calcare e gesso), evitando le alluvioni e l’effetto acquaplaning, pericoloso per i guidatori di auto e moto.

Anche questo, perché non utilizzarlo?

Marco Affatigato

Riguardo l'autore

Marco Affatigato

nato il 14 luglio 1956, è uno scrittore e filosofo laureato in Filosofia - Scienze Umane e Esoteriche presso l'Università Marsilio Ficino. È membro di Reporter Sans Frontières, un'organizzazione internazionale che difende la libertà di stampa.

Nel 1980 la rivista «l’Uomo Qualunque» ha pubblicato suoi interventi come articolista. Negli ultimi anni, ha collaborato regolarmente con la rivista online «Storia Verità» (www.storiaverita.org) dal 2020 al 2023.