Mentre le proteste degli agricoltori scuotono tutta l’Unione Europea, il tema degli accordi di libero scambio ritorna regolarmente sul tavolo. Il più grande di tutti, passato tra l’Unione Europea e la Nuova Zelanda nel novembre 2023, costituisce un primo colpo per gli allevatori e gli agricoltori europei e adesso questo di libero scambio su cui l’Unione europea e il Mercosur hanno raggiunto un accordo di principio ed è stato pianificato e annunciato il 28 giugno al vertice del G20 di Osaka del 2019 dopo vent’anni di negoziati.
Ma, come gli agricoltori europei hanno ben capito, l’Unione Europea non intende fermarsi qui. Da allora, un trattato con il Cile è stato votato dalla commissione per il commercio il 24 gennaio. e sono ancora in corso le trattative sullo strumento allegato al trattato con i paesi del «Mercosur» (organizzazione internazionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay).
L’accordo di libero scambio tra il Mercosur e l’Unione Europea è un progetto molto antico, poiché i negoziati su questo testo sono iniziati nel 2000. Un accordo politico votato dai parlamentari del Parlamento Europeo è stato concluso nel 2019, ma l’opposizione di diversi paesi, tra cui la Spagna, il Portogallo, l’Ungheria, la Bulgaria e la Francia, ne ha bloccato l’adozione definitiva, a causa, tra l’altro, altre cose, alle nuove condizioni nel campo della tutela dell’ambiente e della lotta alla deforestazione. L’Italia, con i rappresentanti del governo Conte votarono a favore. Con quel voto il governo italiano del 2019 dimostrò di non proteggere gli interessi degli agricoltori italiani, ma semplicemente di accettare l’applicazione degli standard ambientali. Quindi chi oggi si dice a fianco e di sostenere le proteste degli agricoltori, ieri li ha invece ‘’condannati’’.
L’aspetto alimentare dell’accordo, tuttavia, solleva una vera questione riguardo alla concorrenza sleale che induce. L’accordo prevede l’istituzione di quote di importazione in Europa per alcuni prodotti alimentari. Questa quantità è fissata a 99.000 tonnellate per la carne bovina, 25.000 tonnellate per la carne suina, 180.000 tonnellate per lo zucchero, 60.000 tonnellate per il riso, 100.000 tonnellate per il pollame. Tuttavia, gli agricoltori europei e italiani sono soggetti a standard più severi rispetto ai coltivatori e allevatori sudamericani, soprattutto in termini di protezione ambientale. Quindi quello degli allevatori che rivolgono questo problema di coltivazione e allevamento con standard sanitari per la sicurezza alimentare non corrispondenti ai nostri è un timore legittimo e dovrebbe interessare e far muovere anche noi consumatori che acquistiamo e poi cuciniamo e poi mangiamo questi prodotti.
Un dato è certo: non una parola di opposizione a questo accordo da parte del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nè dal Presidente della Repubblica. Neanche il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, però si oppone a questo accordo. Tutto fa pensare che le proteste degli agricoltori, e personalmente spero si aggiungano a loro i consumatori e il futuro dell’Italia, gli studenti, purtroppo sono convinto, non saranno ascoltate e NOI TUTTI saremo ancora una volta umiliati e questo perché la Germania vuole poter esportare le proprie automobili e altri pezzi di ricambio. Gli agricoltori europei verranno ancora una volta sacrificati sull’altare dell’industria automobilistica tedesca. Purtroppo, essendo stato per ben sette mesi tra il 2002 e 2003 alla Commissione Europea, ambito consumatori, conosco fin troppo bene la docilità dell’Unione Europea e di fronte alle scelte della Germania.
Quello che dovrebbe fare la presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, è di creare una asse con i Paesi più interessati come Francia, Spagna, Polonia, Ungheria e Bulgaria e, accettando le rivendicazioni degli agricoltori tramite Decreto Legge ministeriale sospensivo l’accordo ‘’Deal’’, convincere la maggioranza degli altri paesi europei a rifiutare questo accordo. Certamente una missione difficile perché i delegati di Francia, Spagna e Portogallo hanno cambiato più volte posizione sull’argomento e i loro delegati hanno sempre sostenuto tutti gli altri accordi di quel tipo. Ma Giorgia Meloni ha una ‘’briscola’’ da parte sua: non era né al governo in quegli anni, ma sempre all’opposizione e portando il problema in Parlamento, con l’emissione di un Decreto ministeriale sospensivo, allo stesso tempo metterebbe al muro delle proprie azioni coloro che nel tempo passato, essendo al governo e maggioranza, votarono per gli accordi di libero scambio con la Nuova Zelanda e con il Cile, e oggi si fingono di essere a favore delle manifestazioni degli agricoltori.
C’è da scommettere che se le manifestazioni degli agricoltori non avessero avuto una tale portata, coloro che oggi sono ‘’opposizione’’ al governo Meloni avrebbero sostenuto esplicitamente l’accordo una volta trovato un consenso sull’aspetto ambientale, volendo compiacere la Commissione europea e in barba agli agricoltori e allevatori che li condannano a morte.
Marco Affatigato