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PER UN'ITALIA CHE CONTI IN EUROPA

In occasione della festa nazionale della Repubblica, che si tiene come consuetudine ogni 2 giugno, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto anticipare i festeggiamenti che celebrano il referendum che sancì il passaggio dalla monarchia alla repubblica con un video-messaggio diffuso dall’ufficio stampa del Quirinale. Il tutto in un contesto dai toni pacati, dopo i risultati delle ultime elezioni europee, che hanno sancito quella che è l’attuale forza politica in carica, rappresentata quindi da Renzi e dal Pd; il Partito fino a qualche settimana fa era molto contestato dai Grillini e da larga parte dell’opinione pubblica. Le premesse – che avevano suscitato dubbi – miravano ancora una volta alla legittimità democratica dell’attuale Governo, in quanto “ennesimo” Governo non eletto dal popolo. Per molti, addirittura un mero riflesso di una drastico declino democratico. Ma perché spingersi ad affermazioni tanto drastiche? Forse perché oggettivamente parlando, troppo spesso, l’elettore medio si è sentito impotente, telespettatore passivo e inerme, dinnanzi alle successioni che vedevano alternarsi governi dopo altri. L’ultimo governo “democraticamente” eletto infatti, risale, secondo molti, all’ultimo governo Berlusconi, che ha sancito anche la fine dell’era oggi soprannominata “Berlusconismo”. Quello che rimane è una semplice ricorrenza? Forse, o forse no.

Ma facciamo un passo indietro. In molti ricorderanno le dure contestazioni rivolte al “rappresentante dello Stato”. In molti in questi ultimi anni di governi “tecnici” e di “coalizione” lo hanno duramente contestato, accusandolo di non aver fatto forse abbastanza per legittimare la democraticità dei governi che successivamente si sono imposti nel comando e nella guida di un paese tremendamente segnato da problemi economici e sociali, da direttive Europee che rigorosamente chiedevano sacrifici economici e di riforme, in un piano “spietato”, di aggiustamento dei bilanci pubblici e della tanto acclamata rincorsa al “pareggio di bilancio”, per ridurre l’alto debito pubblico e il deficit generale del paese. Si è così assistito, ad un crescente e notevole malcontento generale in quelle che erano le stesse istituzioni, in governi che erano la mera raffigurazione della rigorosa politica economica imposta dall’Europa, di quel risanamento che vedeva gli italiani combattere per una “guerra” contro nemici “esterni” che non era la loro, in un luogo-non luogo che li vedeva nemici della loro stessa nazione. Troppe volte il popolo e i cittadini italiani si sono sentiti in dovere di assolvere a incombenze causate e richieste da terzi, in nome del risanamento dei conti pubblici, in nome dell’Italia, dell’Europa. Ma in nome di cosa essenzialmente? Di quale “unità si sta parlando”? Ecco che le convinzioni fino ad allora riposte dal popolo in quelli che erano gli ideali comunitari, sono improvvisamente crollate. Ma si sa, l’Italia dà il meglio di sé nei periodi di maggior smarrimento, e così è stato.

Abbiamo assistito alla nascita di un partito politico che nelle ultime elezioni ha dimostrato un consenso storico.

Primo paese come numero di elettori e con una forza politica incontrastata, con un partito di opposizione quale il M5S, che ha deluso le aspettative pur attestandosi come seconda forza politica del paese, andando contro tutte le ipotesi mosse dai più esperti “sondaggisti”. Se qualcuno quindi, scommetteva sulla drastica fine di questo paese, come affermava Renzi in campagna elettorale, forse ha sbagliato qualcosa.

Gli Euroscettici che avevano approfittato del momento di crisi, non hanno saputo imporsi, legittimando di conseguenza(agli occhi dell’opinione pubblica), quel tanto discusso governo eletto dal capo dello stato. Ma chi è quindi il vero vincitore di tutto? Forse proprio Napolitano.

Il capo dello Stato infatti, come riportato da “Panorama”; “può dire di aver ottenuto tutto: il disarcionamento politico e giudiziario di Berlusconi, la nomina di tre “suoi” governi, la vittoria del “suo” Pd e il ridimensionamento di Beppe Grillo e di molti altri Euroscettici.”

E ora? Ora invita governo e Parlamento a lavorare duramente, mentre rivolgendosi al Paese suggerisce di guardare con fiducia al futuro(dopo anni di soliti discorsi al quale gli italiani hanno “passivamente” assistito per un “non loro volere”), rivendicando la nuova posizione di forza del nostro Paese in Europa. Una posizione che l’Italia potrà sfruttare, sopratutto grazie all’opportunità politica di guidare il prossimo semestre europeo, utile a cambiare forma e sostanza dell’Unione Europea. Missione compiuta quindi. Non gli resta che il passaggio di consegne.

Ancora una volta l’italia, può alzare la voce in Europa, rivendicare, come afferma Napolitano, la sua importanza in ambito politico ed economico, celebrando la “tanto amata” festa della “Repubblica” con animo più fiducioso, perché gli ITALIANI, hanno vinto. Non resta che manifestare gioia e volontà costruttiva in quello che il popolo ha saputo fare in questi anni, con spirito di volontà e  sacrificio. Forse sono questi i fatti che ci devono rendere veramente fiduciosi, sapendo che la fiducia nel futuro è la condizione essenziale per tornare veramente a crescere. E come lo stesso capo dello Stato afferma:

“La strada del cambiamento passa per molte altre innovazioni. Ma proprio perché essa è lunga e complessa, si richiede continuità, non instabilità ; tenacia, non ricorrente incertezza.

Questa necessità, che ho sempre richiamato, è stata largamente compresa dagli italiani, e lo dico guardando obbiettivamente all’insieme delle posizioni politiche che si sono confrontate in occasione della recente consultazione elettorale.”

Non resta che collaborare quindi, riacquistare quelle sicurezze che troppo spesso ci hanno visto invece contrastanti nelle ideologie, in quella “unità” che troppo spesso rimane incompiuta a discapito di differenze culturali che dividono regione per regione, comune dopo comune, Nord e Sud, in un divario senza tempo. Ma forse, ogni tanto, bisognerebbe ricordarsi dei sacrifici che insieme  abbiamo compiuto, per arrivare a quel bellissimo “Bel Paese” che oggi conosciamo e le cui bellezze, ci sono invidiate da mezzo mondo.

Giuseppe Papalia

Riguardo l'autore

giuseppepapalia

Classe 1993. Giornalista pubblicista, consulente di comunicazione per i deputati al Parlamento europeo, corrispondente da Bruxelles. Una laurea in scienze della comunicazione e una magistrale in giornalismo con indirizzo “relazioni pubbliche” all'Università degli studi di Verona. Ha collaborato con alcuni giornali locali, riviste di settore e per alcune emittenti televisive dalle istituzioni europee a Bruxelles e Strasburgo. Con TotalEU Production dal 2019, ho collaborato in qualità di social media manager e consulente di comunicazione politica. Oggi è libero professionista e docente abilitato in "teorie e tecniche della comunicazione".

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