Una figura presidenziale, dotata di passione politica, coerenza e intraprendenza, simile a quella del Presidente Sandro Pertini, è stata invocata ultimamente da tutti i principali Partiti italiani. Nel lungo “toto-nomi” presidenziale che ricorda sempre quello che avviene per il Conclave, ci sono candidature quali quella di Emma Bonino e di Massimo D’Alema. Una figura simile a quella del Presidente partigiano affascina anche il noto rottamatore Matteo Renzi che ha affermato:“Servirebbe, in questo momento di crisi, un nuovo Pertini”.
Celebrato e osannato dalla Sinistra in questi ultimi anni, Pertini fu una figura che venne scoperta solo al termine della sua vita. Alla veneranda età di 82 anni divenne Presidente della Repubblica nel 1978, in un periodo storico complicato. Erano gli anni del Compromesso Storico tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista italiano, delle stragi compiute dai brigatisti che culminarono nel tragico rapimento e uccisione di Aldo Moro. Pertini succedette a Giovanni Leone, il quale si dimise anche a causa dello scandalo Lockheed, del quale risultò anni dopo del tutto estraneo. A riguardo Marco Pannella ed Emma Bonino, principali accusatori del giurista prestato alla politica, si scusarono pubblicamente nei suoi confronti affermando: “Le siamo grati per l’esempio da lei dato di fronte all’ostracismo, alla solitudine, all’abbandono da parte di un regime nei confronti del quale, con le sue dimissioni altrimenti immotivate, lei spinse la sua lealtà fino alle estreme conseguenze, accettando di essere il capro espiatorio di un assetto di potere e di prepoteri, che così riuscì a eludere le sue atroci responsabilità relative al caso Moro, alla vicenda Lockheed, al degrado totale e definitivo di quanto pur ancora esisteva di Stato di diritto nel nostro Paese.” Sono passati alla storia i discorsi di Sandro Pertini, ma al contempo il Presidente partigiano era, a differenza dei predecessori, un maestro di demagogia e benché criticasse certi aspetti della malapolitica nostrana non mise in atto alcuna misura per contrastarli .
Figura diversa rispetto a Pertini è quella di Francesco Cossiga, soprannominato il “Presidente picconatore”.
Cattolico, fiero patriota ma anche liberale, Cossiga rappresentò un Presidente atipico nel suo genere. Passò alla storia il 31 dicembre del 1991 quando dal Quirinale dichiarò al popolo italiano in soli 3 minuti e 32 secondi la propria volontà di “non tenere” un discorso di fine anno. “Parlare non dicendo non sarebbe conforme alla mia dignità di uomo libero”, affermò polemicamente in quell’occasione. Profondo conoscitore del diritto, come del resto Leone, nei primi anni della sua presidenza questi si comportò come un semplice e umile funzionario statale. La residenza del Quirinale fu usata, come del resto anche da Pertini, come un semplice ufficio. Possedeva una memoria alla Pico della Mirandola, si divertiva a ricordare vari fatti storici, e la sua proverbiale preparazione giuridica e politica lo poneva come un punto di riferimento per la politica nazionale. Cossiga nonostante queste caratteristiche si vantava del suo parlar semplice, così come se ne vantava Pertini. Fu inoltre il primo Presidente che non apparteneva al novero dei “Padri della Patria” autori della Costituzione.
Durante la seconda parte del suo mandato, si rese conto che il mondo in cui aveva vissuto sino ad allora era ormai giunto al termine e la crisi del Partito Comunista Italiano e della Democrazia Cristiana erano ormai eventi che non potevano essere più evitati.
Cercò di spronare varie volte la politica italiana, da qui il termine di “Picconatore”, ma tutto fu inutile di fronte all’immobilismo della classe politica allora presente. Si dimise nel 1992, alla vigilia di Tangentopoli, chiudendo di fatto un’epoca della storia italiana.
Sandro Pertini e Francesco Cossiga sono due figure prestigiose nella storia repubblicana italiana, distinte dal numero di volte che le si sente nominare: Pertini è il Presidente partigiano, tornato alla ribalta sulle bocche di tante persone che hanno palesemente o celatamente un pensiero di matrice progressista, tutto il contrario rispetto al saggio Cossiga, dimenticato tra le pagine dei libri di storia.
Michele Soliani