Evviva. Archiviata Killary Clinton, il faro del progressismo mondiale, quello liberal americano, ha ora la sua nuova madrina: è Oprah Winfrey, celebre conduttricetelevisiva reduce da un discorso ‘presidenziale’ e in salsa femminista che, ai Golden Globes, pare abbia scaldato molti cuori. Abbastanza, si direbbe, da far dimenticare la sua familiarità – attestata da numerose foto – con Harvey Weinstein, il produttore molestatore verso cui la “Regina di tutti i media” non ha fatto mancare parole di condanna. Una volta scoppiato lo scandalo, però.
Invece per anni, sembrerebbe, manco un sospetto. Il che la dice lunga, se non sull’ipocrisia, quanto meno sul fiuto umano della signora Winfrey, la cui candidatura – è bene precisarlo – comunque non convince tutti. «Un’idea terribile» è stato per esempio il commento, non esattamente entusiasta, apparso su un editoriale del New York Times. Eppure fonti vicine all’interessata confermano l’interesse politico della Winfrey, ragion per cui si può pensare che, esaurita la carta obamiana e fallita quella clintoniana, i democratici siano propensi a optare per un incrocio delle stesse: quello della donna di colore. Come Oprah.
Una star dei media che l’altra sera ha incantato la platea ripetendo che «il tempo degli uomini brutali è scaduto». Un avvertimento toccante, sì, ma assai simile a quello che, nell’aprile 2014, uscì dalla Casa Bianca – «Non far più finta di niente» – insieme ad una guida pensata per le vittime di violenze e utile, in teoria, a denunciare i responsabili e superare lo shock fisico e psicologico della violenza. Questo per dire che il progressismo in realtà non rinnova, ma ricicla: il che va bene per l’ambiente ma non per la mente, quando si serve sempre la stessa minestra facendo passare, come per magia, un disco rotto per discorso storico.
Neppure che Hollywood fosse il tempio del progressismo, in realtà, è una notizia. L’entusiasmo per il discorso di Oprah Winfrey è dunque ovvio, scontato, perfettamente autoreferenziale. Il punto è che lo star system – lo stesso in cui Weinstein ha bazzicato per anni e nel quale nessuno ha mai affrontato fino in fondo lo scandalo degli scandali, ossia la pedofilia – ha più potere che popolarità, più contanti che consensi; l’ha dimostrato, asfaltando tutti i pronostici, un signore inviso ad esso che alla Casa Bianca c’è finito veramente. «Un idiota», secondo un libro uscito in questi giorni. Se è così, ad Hollywood sono così rincitrulliti che manco le lezioni degli idioti sanno comprendere.