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Meloni, donna di destra a capo dell’Italia per la prima volta

Dopo la campagna sleale della sinistra, volta unicamente a screditare i programmi di destra ed estremizzare le affermazioni dei loro leader, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha vinto e fin da subito ha parlato della grande responsabilità che gli italiani le hanno dato.
È curioso notare che non sono molte le donne a capo di un Paese o di un partito, ma quelle più conosciute in Europa appartengono tutte a partiti di centrodestra.

Pensiamo alla prima, per esempio: Margaret Thatcher, leader del Partito Conservatore britannico e Primo Ministro dal 1979 al 1990, vincendo per tre mandati consecutivi. È interessante notare come lo scenario inglese all’inizio del suo primo mandato assomigliasse allo scenario italiano di oggi: le condizioni economiche del Regno Unito nel 1979 erano disastrose, l’inflazione toccava picchi mai raggiunti, la spesa economica era alle stelle, il debito era troppo elevato e lo strapotere sindacale non permetteva le riforme necessarie. Come affrontò queste problematiche? Incrementò il tasso d’interesse e diminuì il circolante per ridurre l’inflazione, aumentò l’IVA di un punto percentuale, preferendo la tassazione indiretta a quella diretta. Questi interventi tuttavia colpirono soprattutto l’industria manifatturiera, per cui la disoccupazione finì per raddoppiare in poco più di un anno. Nel 1982 l’inflazione tornò a livelli accettabili e il tasso d’interesse fu abbassato; nonostante la crescita economica avesse tratto giovamento da questi interventi, l’industria manifatturiera ridusse i propri utili di un terzo in quattro anni e nello stesso periodo di tempo la disoccupazione aumentò di quattro volte. Successivamente incominciò un processo di ridimensionamento della spesa pubblica che le permise di abbassare le tasse e i tassi di interesse, la lenta discesa dell’inflazione e aumento dell’export contribuirono a far lentamente ripartire l’economia inglese.

Spostandoci in Germania, non si può non citare Angela Merkel, leader della CDU, il partito di centrodestra tedesco, e cancelliera dal 2005 al 2021. Nel 2005 l’obiettivo primario era quello di ridurre la disoccupazione, e anche lei promosse l’aumento dell’Iva dal 16 al 19%, i contributi alla sanità pubblica e la tassa sui guadagni col fine di tagliare la spesa pubblica. Durante gli anni del suo cancellierato la Germania è diventato un Paese sempre più inclusivo e la parità dei sessi in ambito lavorativo è migliorata nettamente, nonostante abbia più volute dovuto formare governi di larghe intese per riuscire a portare a termine il suo progetto politico.

In Europa, va citata Ursula von der Leyen, che prima di diventare presidente della Commissione Europea nel 2019, si laureò in Medicina negli anni 90 e divenne madre di sette figli. È stata nominata da Angela Merkel Ministro della Famiglia nel 2005, lanciando una politica familiare basata sullo sviluppo degli asili nido, per permettere alle donne tedesche di conciliare meglio la vita lavorativa e il loro ruolo di madri. Venne nominata anche Ministro del Lavoro e degli Affari sociali, e nel 2013 Ministro della Difesa. Von der Leyen si è differenziata dal predecessore Jean-Claude Juncker per essersi focalizzata maggiormente su tematiche quali la transizione energetica, la tutela ambientale, l’innovazione tecnologica e la sovranità economica, e ponendo in secondo piano le questioni finanziarie e migratorie. In relazione ai primi due punti, von der Leyen si è impegnata nella realizzazione del “Green New Deal”, che consiste nell’obiettivo di “rendere l’Europa il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050, stimolando l’economia, migliorando la salute e la qualità della vita delle persone, prendendosi cura della natura e migliorando l’ambiente”.

In Francia si può paragonare Marine Le Pen, a capo del partito di destra originariamente chiamato Front National (e ora Rassemblement National) a Giorgia Meloni, anche lei a capo del partito di Fratelli D’Italia, sebbene Marine avesse come predecessore suo padre. Marine Le Pen è laureata in giurisprudenza, è favorevole alla pena capitale per alcuni delitti, è favorevole all’aborto, ma vuole migliorare le condizioni per le famiglie in modo che anche chi desidera abortire per questioni economiche possa avere una possibilità in più per non farlo. Si è opposta alla legge a favore dei matrimoni gay, tuttavia utilizza toni moderati sulle questioni LGBT e molti omosessuali si sono avvicinati al suo partito. Privilegia il protezionismo come alternativa al libero scambio, sostiene il nazionalismo economico, la diversificazione energica, opponendosi alla privatizzazione dei servizi pubblici e della sicurezza sociale, e alla globalizzazione, che incolpa di varie tendenze economiche negative.

Gli esempi citati dimostrano come anche le donne siano in grado di dirigere un partito o addirittura una Nazione, venendo elette anche più volte nel tempo, e come nei partiti di destra ci sia una maggiore attenzione a temi quali la famiglia, l’aiuto economico alle donne in difficoltà e la parità dei sessi.
Ora è il turno dell’Italia con Giorgia Meloni, che nel suo programma elettorale ha inserito varie proposte per aiutare le mamme lavoratrici, insistendo sugli asili nido gratuiti, aperti fino a tardi e durante tutto l’anno; si è proposta di abbassare l’Iva sui prodotti dell’infanzia e di aumentare gli aiuti economici nei confronti di tutte quelle donne/ragazze che scelgono di abortire perché non hanno possibilità economiche per mantenere il proprio bambino. Contrariamente a quanto la sinistra ha fatto intendere, il progetto di Giorgia Meloni sulla legge 194 infatti non è quella di rimuovere il diritto dell’aborto, ma di concedere qualche possibilità in più alle persone che vorrebbero tenere il bambino e per questioni economiche non possono.

L’Italia ha scelto per una donna di centro-destra, le ha dato la fiducia: il resto lo può dire solo il tempo.

Melissa Toti Buratti