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Società

Il Governo Meloni a sostegno degli insegnanti transgender

Ha destato scalpore la decisione del ministero dell’istruzione di affrontare il tema della transizione di genere nel contratto collettivo degli insegnanti. Gli insegnanti transgender avranno infatti finalmente diritto ad avere bagni neutri e identità alias per le credenziali della posta elettronica, tabelle di turno orari e cartellini di riconoscimento. Questa rivoluzionaria novità è contenuta nel contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto istruzione, università e ricerca 2019/21, firmato venerdì dai sindacati (tranne la Uil) e dall’Aran, l’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni.

Sembra strano che questa importante conquista sia stata poco sbandierata finora, persino dalle organizzazioni sindacali che l’hanno fortemente voluta. Tuttavia, è un segnale di progresso e inclusione per le persone transgender, anche se non è stato dato risalto mediatico. Il contratto è stato salutato con un comunicato ufficiale dal ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, il quale ha affermato che segna un importante passo avanti verso una maggiore valorizzazione del personale della scuola, sia docenti che personale ATA.

Nel contratto, l’articolo 21 intitolato “Transizione di genere” prevede misure volte a tutelare il benessere psicofisico dei lavoratori transgender e a creare un ambiente di lavoro inclusivo, basato sulla pari dignità umana delle persone. Le amministrazioni riconosceranno un’identità alias ai dipendenti che hanno intrapreso un percorso di transizione di genere e ne fanno richiesta attraverso un accordo di riservatezza confidenziale. L’accesso e l’attivazione dell’alias saranno disciplinati da specifiche regole interne, mentre la carriera alias sarà gestita insieme alla carriera reale.

L’articolo specifica anche che le divise di lavoro dovranno corrispondere al genere di elezione della persona, e sarà possibile utilizzare spogliatoi e servizi igienici neutri rispetto al genere o corrispondenti all’identità di genere del lavoratore, se disponibili.

A riguardo Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia, ha affermato: “E’ un atto profondamente ideologico e molto grave l’istituzionalizzazione della carriera alias per i professori nelle scuole, sancita dal recente CCNL, firmato dal Governo, ed elogiato dal Ministro Valditara. Centinaia di migliaia di genitori hanno votato questa maggioranza per l’impegno preso in campagna elettorale contro l’indottrinamento gender, mentre ora in ambito scolastico l’Esecutivo sta facendo delle aperture che ci saremmo aspettati solo da un Governo di sinistra radicale. Chiediamo l’immediato ritiro di questa norma profondamente ideologica. La carriera alias non è altro che l’identità di genere auto-percepita, che fu la ragione principale per l’affossamento del DDL Zan e non ha né fondamento scientifico né fondamento giuridico! Nel contratto in questione, infatti, si legge che tale identità alias sarà possibile per chi “ha intrapreso il percorso di transizione di genere. Intrapreso non significa concluso, questo significa che chiunque si percepisca come tale e sia anche solamente all’inizio della transizione di genere possa chiedere e ottenere la Carriera Alias?”

Tuttavia, ci sono alcuni documenti, come la busta paga, la matricola, i provvedimenti disciplinari e la sottoscrizione di atti e provvedimenti personali, che continueranno ad essere emessi con l’identità reale del dipendente (solitamente insegnante). Questo è comprensibile, in quanto alcuni documenti hanno carattere strettamente personale.

Questa norma potrebbe sembrare sorprendente, dato che il governo di destra, guidato dalla Lega, si è opposto in passato a regole simili adottate dalla Regione Lazio. Nel maggio 2021, la Regione Lazio aveva stabilito alcune norme per le scuole e quindi sugli insegnanti, tra cui l’uso di un bagno/spogliatoio non connotato per genere. Tuttavia, il centrodestra, incluso il partito di governo Fratelli d’Italia, e le istituzioni legate alla Lega, si sono sempre opposti a quello che definiscono “ideologia gender” o “propaganda di genere”. Alcuni esponenti di queste formazioni politiche ritengono che la promozione del concetto di identità di genere sia un attacco alle donne.

Nonostante le opposizioni politiche, il ministero dell’Istruzione e del merito ha sottolineato che l’inclusione di questa norma nel contratto è stata una necessità e un adeguamento comune a tutti i contratti del settore pubblico. Anche se il tema del genere e dell’identità transgender può essere controverso, è importante riconoscere e rispettare i diritti delle persone transgender, garantendo loro un ambiente di lavoro sicuro e inclusivo.