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Politica

La sinistra arcobaleno si fa gialloblù per l’Ucraina

Proteste in piazza per non cambiare assolutamente nulla della linea Meloni 

ANSA, Claudio Peri

Mentre il governo di Meloni prestava giuramento al Quirinale, le opposizioni, i sindacati e le organizzazioni parapolitiche delle sinistre si ritrovavano tutti in piazza a manifestare. Letta ha reputato la sconfitta elettorale un momento di “rigenerazione e rinnovamento“. A questa iniziativa, che avrebbe dovuto e potuto avere come obiettivo il recupero di quella parte di elettorato fidelizzato negli anni dai tempi di Bersani, ci si è buttati sull’Ucraina con decine di persone che hanno smosso un dispiegamento di forze dell’ordine doppio. 

Queste apparizioni dei (poco) convinti manifestanti hanno ispirato tutti quei partiti che hanno pensato di poter fare di meglio, trascinati dall’obbligo autoimposto delle sinistre di essere sempre più virtuosi degli altri. Si sono così risvegliati i “veri paladini” dell’atlantismo, in opposizione ironicamente a un governo atlantista. Fra questi Vincenzo De Luca, che ha promesso “la manifestazione per l’Ucraina più grande” a Napoli, stanziando 300.000 euro di fondi regionali a tal proposito. Mossa che per altro non ha sortito l’effetto desiderato: il console ucraino a Sud Italia Kovalenko ha dichiarato che vengono diffuse moltissime informazioni filorusse e propagandistiche, consigliando di “non confondere aggressore e aggredito”. Altro monito ambiguo del console: “non è facile sciogliere i patti della Convenzione di Vienna delle Nazioni Unite, che regolano i consolati onorari“. Insomma, gli ucraini non sono contenti nemmeno di questo supporto ideologico, economico e militare. Si pretende che anche le flebili voci di dissenso alla corsa alle armi in cui l’Italia è coinvolta vengano messe a tacere. Come, ci si può solo immaginare.

Le manifestazioni di questo fine settimana, organizzate dalle varie opposizioni di Centro (Azione e +Europa) sono per la “resistenza ucraina”, con tanto di hashtag #verapace. Mentre le varie sigle sindacali insieme alle associazioni femministe portano con sé delle bandiere della pace, ormai cimeli del millennio scorso, continuano a sostenere l’assoluto bisogno di mediazione. Probabilmente anche loro, dopo mesi di bandiere ucraine e sit-in fuori dall’ambasciata russa, hanno capito che la mediazione non passa per un tifo da stadio. 

Le proteste e le manifestazioni non hanno senso di esistere contro un Paese straniero, poiché simili atti sono di competenza militare; tuttavia l’opinione pubblica può servire a correggere il tiro di quella che, se non abbastanza attenta agli interessi nazionali, può essere una politica estera che consegnerà l’Italia definitivamente ai margini della storia.

Irene Ivanaj