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Open that bottle night: una serata giusta per brindare

Quando è effettivamente il momento giusto per aprire quella bottiglia che da tempo vorresti aprire? Se sei negli Stati Uniti, ma non solo, stasera. Ricorre oggi l’evento Open That Bottle Night che si celebra l’ultimo sabato di febbraio di ogni anno. Questo giorno è stato creato per assicurarsi che proprio quelle bottiglie di vino pregiato che si mettono via per un momento speciale vengano utilizzate e gustate.

Il vino è del resto una delle bevande alcoliche più amate al mondo, ma spesso alcune bottiglie, semmai proprio di pregiati vini italiani come l’Amarone della Valpollicella, ma anche bianchi dell’Alto Adige o del Trentino restano reclusi su scaffali o in qualche cantina. Per alcuni non ci sarebbe niente di male, ma non per tutti. Anche per questo motivo nel 2000 Dorothy J. Gaiter e John Brecher, gli editorialisti di Tastings (un inserto del The Wall Street Journal), promossero un evento per scaldare gli animi degli appassionati di vino nelle fredde notti di febbraio.

Open that bottle night, infatti, è una ricorrenza annuale che cade nell’ultimo sabato del mese di febbraio e consiste nel condividere una serata in compagnia di una buona bottiglia di vino con familiari o amici.

Al giorno d’oggi, in qualsiasi enoteca in giro per il mondo, possiamo trovare migliaia di bottiglie pregiate di vino; restando in Italia occorre citare i rossi toscani di Bolgheri, così come l’Amarone della Valpolicella, i bianchi dell’Alto Adige e del Friuli, nonché gli spumanti Franciacorta e Trento DOC, esportati ormai da anni in tutto il mondo.

Dietro il mondo del vino si cela anche una fittissima rete di collezionisti e uomini d’affari, che oltre alla qualità del prodotto sono alla ricerca di lauti profitti. Non c’è da sorprendersi se alcune bottiglie vengono battute all’asta per centinaia di migliaia di euro. A determinarne il valore, almeno nei primi due decenni di vita vi è sicuramente la qualità della vendemmia, con i prezzi che salgono più velocemente nel caso delle grandi annate. Con il passare del tempo le più importanti etichette vedranno continuamente accrescere il proprio valore, arrivando così a diventare un vero e proprio oggetto d’antiquariato.

Tuttavia, nonostante il vino abbia radici storiche antichissime, l’enorme mercato che gravita attorno alla vinificazione ha avuto un exploit solamente negli ultimi decenni. Tornando indietro di più di duemila anni, abbiamo notizia che i riti relativi al culto di Bacco, Dio del vino, crearono molteplici disagi alla Roma repubblicana del II secolo a.C.

Ne sono testimonianza il XXXIX libro Ab Urbe condita dello storico romano Tito Livio e un’epigrafe ritrovata a Tiriolo, nell’odierna Calabria, contenente il Senatus consultum de Bacchanalibus. Queste due fonti ci raccontano come il senato romano e i consoli dell’epoca (186 a.C.) abbiano affrontato una situazione che a Roma stava creando non poca preoccupazione. In particolare, Livio ci dà notizia della degenerazione di questo rito, soprattutto per via del vino e dei banchetti, rei di incendiare gli animi, spingendo sempre più maschi, femmine, fanciulli e adulti a cancellare ogni limite posto dal pudore.

Livio aggiunse che “questo flagello dall’Etruria si propagò a Roma come un’epidemia”. Infatti, omicidi, stupri, avvelenamenti e sacrifici macchiarono di rosso le vie dell’Urbe, almeno fino a quando due giovani ragazzi, Ispala Fecennia ed Ebuzio, non denunciarono il tutto al console Spurio Postumio Albino, che prese i provvedimenti del caso per cancellare la degenerazione del culto bacchico.

Questa pagina della nostra storia è ormai sopita da più di due millenni; nel frattempo il vino, bevuto responsabilmente, ha permesso a milioni di persone sparse in tutto il mondo di condividere e festeggiare le gioie della vita.  

Oggi, dopo aver ricordato anche gli antichi e rovinosi culti del vino, ci ritroviamo di nuovo ad innalzare i nostri calici, brindando a una festa “moderna” e sicuramente più sobria, speranzosi di ritrovare felicità e spensieratezza all’interno delle nostre giornate.

Mattia Nadalini

Riguardo l'autore

mattianadalini

Laureato in "Studi storici e filologico letterari", attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in "Scienze storiche".
Appassionato di cultura e sport, in particolare calcio e formula 1, dal 2020 scrive saltuariamente sulla propria pagina Instagram "Il simposio del calcio".