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Economia

 L’indice manifatturiero mondiale boccia l’Italia atlantista. Ma non bisogna raccontarlo

In Italia Pmi è solo l’acronimo di piccole e medie imprese. Nel mondo, invece, PMI (Purchasing Managers Index) è il principale indicatore economico mondiale e si basa su indagini condotte mensilmente su un gruppo di aziende accuratamente selezionate che rappresentano le economie mondiali principali e quelle in via di sviluppo. In pratica se l’indice si colloca sotto quota 50, che è la “soglia critica”, l’economia del Paese non va bene.

Ovviamente bisogna poi considerare se la tendenza è al rialzo o al ribasso. Per l’Italia l’indice manifatturiero è sceso a 46,8. Il più basso negli ultimi 6 mesi. Mica male per chi festeggia un incremento del PIL su base annua intorno all’1% mentre l’inflazione continua a veleggiare poco sotto il 10%. Certo, non c’è solo la manifattura. Ed i servizi sono in crescita. Però non si vive neppure di soli servizi. E se al circolo della Garbatella fossero in grado di capirlo, sarebbe già un passo avanti.

In realtà vogliono proprio nasconderlo, questo dato. Perché accomuna l’Italia a buona parte degli stati dell’Unione europea, a partire da Francia e Germania che stanno pure peggio. Però, far conoscere questo dato significherebbe dover ammettere che le sanzioni stanno colpendo proprio chi le ha applicate e non chi le ha subite. Perché i Paesi “cattivi”, Russia in testa, hanno un indice manifatturiero superiore a 50. Certo, magari è legato alla produzione di armi. Però sopra a 50 si collocano anche gli altri Paesi che hanno ignorato le sanzioni. A partire dall’India per proseguire in buona parte dell’Asia, raggiungere l’Africa ed arrivare in Messico. Mentre l’indice di ottimismo delle piccole imprese statunitensi ha raggiunto il minimo dal 2013.

Il problema non è solo momentaneo. Perché le difficoltà di oggi l’Europa le pagherà anche domani, lasciando l’opportunità ai Paesi emergenti ed anche emersi di guadagnare posizioni in termini di competitività. I ritardi, per essere recuperati, hanno costi sempre più alti. E più si prolunga questo tentativo di suicidio dell’economia europea più i costi da pagare saranno elevati. Ma ai maggiordomi di Biden questo non interessa. Perché saranno i sudditi a pagare i guadagni dei mercanti di armi. Dunque l’importante è che non se ne parli. L’importante è che i chierici della disinformazione italiana continuino a raccontare che la Russia sta morendo di fame mentre le famiglie italiane diventano sempre più ricche.

Una narrazione indecente? Certo. Ma davanti al presidente di un ordine regionale dei giornalisti c’è chi chiede impunemente di impedire che un giornalista possa andare in giro a raccontare notizie diverse da quelle imposte dal ministero della Verità.

Augusto Grandi