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Società

L’allarme della dottoressa Vagli: Ogni 3 giorni una donna viene uccisa dal “lui”

La dottoressa Anna Vagli, criminologa di fama internazionale, ha recentemente partecipato al popolare programma radiofonico “I Lunatici” condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio su Rai Radio2. Durante l’intervista, la dottoressa Vagli ha affrontato un tema delicato ma estremamente attuale: la violenza sulle donne.

La criminologa ha iniziato sottolineando come, nonostante gli sforzi fatti fino ad oggi, non si sia riusciti a contrastare adeguatamente la violenza contro le donne. Infatti, l’allarmante aumento dei femminicidi dimostra che qualcosa deve cambiare. Secondo la dottoressa Vagli, investire nell’istruzione e nell’educazione al rispetto e alle emozioni è essenziale per porre fine a questo fenomeno devastante.

Durante l’intervista, la criminologa ha citato un caso particolarmente tragico che ha scosso l’opinione pubblica italiana: quello di Giulia Tramontano, vittima di un duplice omicidio. Non solo ha perso la vita come donna, ma anche come madre, poiché era incinta di sette mesi. Questa storia toccante rappresenta una macabra dimostrazione di come la violenza possa stravolgere intere vite e famiglie.

La dottoressa Vagli ha sottolineato l’importanza di intervenire con azioni concrete, anziché limitarsi a parole o ad iniziative occasionali come la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, celebrata il 25 novembre di ogni anno. La violenza sulle donne non è un problema che può essere affrontato solo in una giornata, richiede un impegno costante e una volontà di cambiamento radicale nella società.

Secondo la criminologa, educare le nuove generazioni al rispetto reciproco e alle emozioni è fondamentale per costruire una cultura di non violenza. È necessario investire nell’istruzione, promuovendo programmi di prevenzione e consapevolezza fin dalla scuola primaria. Solo in questo modo si potrà sperare di costruire una società in cui la violenza contro le donne sia un ricordo lontano.

La criminologa ha parlato di violenza sulle donne: “Tutto quello che si è cercato di fare per contrastare e combattere la violenza contro le donne fino ad oggi non è stato sufficiente. I femminicidi sono aumentati, questo ci fa capire che bisogna cambiare qualcosa e bisogna farlo investendo nell’istruzione e nell’educazione al rispetto e alle emozioni. Sarà impossibile dimenticare la storia di Giulia Tramontano, si può parlare di duplice omicidio, ha perso la vita come donna ma anche come madre, portava in grembo un bambino di sette mesi. Bisogna intervenire, non farlo soltanto con le parole e non farlo soltanto il 25 novembre. Gli uomini che si macchiano di certi comportamenti hanno come unico fine quello di rivendicare l’onore, non tollerano la scelta autonoma della donna. Ci vuole una rivoluzione culturale. La violenza contro le donne non deve essere arginata con pene e sanzioni, sicuramente necessarie, ma sradicata. E per sradicare questo fenomeno bisogna partire dalle basi, rompere lo stereotipo, educare al rispetto, alle emozioni e ai sentimenti. Chi si macchia di questo tipo di reato, il femminicidio, è un analfabeta emotivo, una persona che non sperimenta emozioni, non si mette nei panni degli altri, e per riempire il proprio ego ha bisogno di risplendere nella sofferenza della donne”. 

Sul consiglio sempre più diffuso di evitare l’ultimo appuntamento chiarificatore: “E’ un consiglio impossibile da mettere in pratica. Nella maggior parte dei casi le donne vengono uccise in ambiente domestico e vengono uccise da chi ha le chiavi di casa. Può avvenire in qualunque momento in una relazione tossica. E’ quasi impossibile quale può essere l’ultimo appuntamento. Serve una rivoluzione culturale. Siamo in guerra, è una emergenza. Di giorno inaspriamo le pene e la sera si contano le morti. Dall’inizio dell’anno una donna ogni tre giorni è stata uccisa per mano del compagno o di un ex partner”. 

I comportamenti in grado di rappresentare un campanello d’allarme: “La violenza fisica è frutto di un percorso. Non si inizia mai con uno schiaffo, c’è tutta una serie di comportamenti pregressi e abusi che sono di tipo psicologico. I primi campanelli d’allarme si percepiscono davanti a soggetti che squalificano ripetutamente la compagna, facendola vivere nel senso di colpa. Chi è vittima di queste dinamiche fa fatica in un primo momento a rendersene conto: tende anzi a colpevolizzarsi, perché questi soggetti tendono a far sentire inadeguata la propria compagna”.