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Pensieri in Libertà

Nucleare ieri e oggi

Il 9 maggio 1945 gli americani scaricavano su Nagaski la seconda bomba nucleare dopo quella con cui avevano colpito Hiroshima tre giorni prima, mediante la Little boy all’uranio. Su Nagasaki venne invece scagliata la Fat man al plutonio.
Impossibile un conto preciso delle vittime che non furono meno di duecentomila, ma negli anni ci sarebbero state tutte le conseguenze delle radiazioni che sono incalcolabili.
È ad oggi il crimine militare più impressionante della storia. Ma il bombardamento al fosforo su Dresda e quello al napalm a largo delle coste atlantiche francesi non sono tanto diversi in quanto a perversione.
Né lo sono i genocidi continui commessi dai russi nell’avanzata su Berlino o il cimitero a cielo aperto con cui trasformarono l’est europeo, e non solo, a partire dalla vittoria rossa della guerra civile. Si computano a decine di milioni le loro vittime inermi.

Il 9 agosto era passato un giorno da quando la Russia aveva dichiarato guerra all’esangue Giappone.
L’accordo di non belligeranza tra Mosca e Tokyo aveva contribuito non poco alla sconfitta dell’Asse, consentendo a Stalin di scagliare tutte le sue truppe ad ovest e quindi agli americani di sbarcare in Europa trovandosi di fronte forze dimezzate.
Stalin aveva immediatamente commentato il bombardamento di Hiroshima con toni entusiasti e sputato veleno sul popolo giapponese martoriato. Non voleva in nessun caso essere tagliato fuori dalla foto di famiglia dei “liberatori” e dal loro Sabba.

Il sacrificio giapponese fu allo stesso tempo una sperimentazione, per cui la diversa composizione delle bombe, e un messaggio al mondo: gli Usa, portato a termine il Progetto Manhattan, quello di realizzazione dell’atomica, si presentavano come i padroni del pianeta che nessuno avrebbe potuto infastidire.
Non per niente dal Progetto Manhattan erano stati esclusi i francesi, dai quali peraltro erano partite le ricerche ed erano stati emarginati i britannici. Entrambi riuscirono poi a realizzare l’atomica, i secondi con clausole di subordinazione nei riguardi degli americani, i primi in autonomia. Oggi, con il golpe in Niger da cui viene alimentato il nucleare francese e, quindi, il solo europeo, quest’ultimo è seriamente a rischio.

Il monopolio nucleare durò quattro anni, finché il 29 agosto 1949 la Russia non fece esplodere la sua prima atomica sperimentale con l’Operazione Borodino. Un’atomica a fissione di plutonio, clone della Fat man.
I segreti atomici erano stati forniti al Cremlino da una fitta rette di spionaggio che comprendeva numerosi fisici di ogni paese ma che fece anche emergere clamorose complicità nella Cia, nel Dipartimento di Stato americano e perfino all’interno dell’Amministrazione Truman.

Oggi posseggono il nucleare: Usa, Russia, Cina, India, Israele, Francia, Inghilterra, Corea del Nord e Pakistan. Sono stati smantellati gli arsenali atomici di Bielorussia (ma è in progetto che vengano ricostruiti), Kazakistan, Ucraìna e Sud Africa.
In quanto al numero di testate, gli Usa sono passati dal massimo raggiunto di 32.000 a 5.500, sopravanzando i russi di un migliaio secondo alcune stime, possedendone setteceno meno di loro secondo altre. La Cina ne ha 350, la Francia 290, l’Inghilterra 225, il Pakistan 165, l’India 160, Israele 90, Corea del Nord 45.
Di queste 13.000 testate circa, un centinaio sono piazzate in Europa, escludendo Francia e Inghilterra. Ma molte testate, anche “amiche”, puntano sull’Europa. Perfino delle testate britanniche nell’ipotesi ufficiale di dover far fronte a un’invasione del continente da parte di una potenza ostile.

Particolare attenzione merita l’enclave di Kaliningrad che i russi posseggono tra Polonia e Lituania sul mar Baltico. Qui stazionano una flotta di 42 navi e una forza di 200.000 soldati.
Quando fu firmato il patto di collaborazione e di amcizia tra Russia e Nato (1997 e poi 2002) e la Russia divenne membro aggiunto dell’Alleanza Atlantica (fino al 2021), mentre la Nato non piazzava ordigni nelle basi dei nuovi membri baltici e, anzi, smantellava diverse testate puntate sulla Russia, anche dalle basi in Corea del Sud, Mosca non faceva altrettanto nei riguardi dell’Europa. Da quando è iniziata la guerra d’Ucraìna essa non ha fatto mistero di considerare sua nemica proprio e solo l’Europa ed è lì che ha concentrato gli Isklander in grado di trasportare diversi ordini nucleari e di funzionare come una sorta di Katjuša atomica.

Gabriele Adinolfi