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Pensieri in Libertà

Gaza, il simbolo del capolinea delle civiltà

Continuano i bombardamenti su Gaza in una guerra che non ammette sconti.

La nostra posizione di impotenti leoni da tastiera ci mette di fronte a una situazione che, imprevedibilmente, dal nulla, ci ha presi in contropiede. Questa Guerra mette di nuovo al centro la questione Israelo – Palestinese, è un peso che l’umanità, e in particolare il popolo israeliano e il popolo palestinese, non si meritavano. Questa non è la croce, questo è l’abisso. Un nido di serpenti.

Tremano tutte le notti i nostri monitor, perché le bombe esplodono così forte che la distanza tra i continenti diventa piccola: possiamo solo immaginare che cosa significhi essere sotto a bombe di questo tipo. Se tremano le casse dei nostri sistemi occidentali, trema la terra di Gaza. Nel buio delle lunghe notti di guerra vediamo una guerra diversa da quelle che siamo abituati a gestire, possiamo ricordare bene quelle immagini dell’Iraq con Emilio Fede che ci raccontava il suo punto di vista: sono molto diverse da queste, era diverso anche lo spirito.

DUE POPOLI, DUE NAZIONI

Qui, capire chi sia l’invasore, è un punto di vista labile. Oggi, l’invasore, è Hamas, che come gli insetti è arrivato in Israele volando, sottoterra, scavando. Nel tempo – tuttavia – c’è stato di tutto. Il conflitto, crudo e reale, durerà tanto quanto a Gaza il sistema ha permesso a questi criminali di insediarsi con depositi di armi e cellule terroristiche. Pare che si siano insediati molto: i kilometri di tunnel e il numero di obiettivi da colpire è molto alto e questo, in una città densamente urbanizzata, è semplicemente drammatico e catastrofico.

Già che la questione di due popoli – palestinese e israeliano – si sia riassunta in un titolo anonimo, la questione Israelo-Palestinese, fa pensare che qui a tutto si vuol mirare, tranne che alla PACE. Un popolo senza terra, una terra senza popolo: chiedono una tregua, che discorso ridicolo! Una tregua per l’aiuto e poi di nuovo bombardare! Si cerchi di sfollare al più presto, prima che si aggiungano epidemie e crisi umanitarie e sanitarie. Che follia il nostro tempo, dove non riusciamo più a far convivere 2 milioni di persone in uno spazio libero, che rappresenta la nostra radice.

Questo conflitto, iniziato per la libertà dei primi, per la democrazia degli altri, non ha nulla di liberale e di libertario. Non è certo liberale invadere uno Stato, ma non è liberale nemmeno decidere che una terra libera debba essere per forza soggetta a un governo esterno. Gerusalemme, patria di ebrei, cristiani, islamici, punto di riferimento della civiltà è oggetto di interesse e di sacrilegio continuo.

La nostra intelligenza occidentale non è riuscita ancora a risolvere i baratri alle radici della nostra cultura, intanto detonano una dopo l’altra le bombe. Questo è il velo di ipocrisia, che ci porta a convivere con l’abitudine di usare due metri e due misure. Quando furono colpite le Torri Gemelle fermammo il mondo, per la cattura del malvagio. Charlie Hebdo, il Bataclàn, li ricordiamo ancora nome per nome, quei morti. Ora, che è stato attaccato Be-eri ci sembra cosa ovvia “ma certo, pochi sgozzati, pochi rapiti, dovete andare d’accordo”. Chi viveva lì? Ebrei partiti dall’Iraq dove non potevano stare.

“LA STORIA UNILATERALMENTE ARRIVA SEMPRE AL DUNQUE, QUESTO NON E’ UNO SCONTRO DI CIVILTA’, E’ UNO SCONTRO TRA MODELLI POLITICI OPPOSTI”

Allora, cerchiamo di non essere ridicoli, ognuno di noi se vivesse in Israele non potrebbe nemmeno pensare di essere oggetto di interesse di qualcuno che entra a casa tua e ti uccide a bruciapelo senza motivo. Sento già la piazza che snocciola i motivi: NO. Ci sono migliaia di motivi, milioni di motivi, per opporsi dignitosamente alla politica condotta da Israele, ma non c’è nemmeno UN motivo per farlo con un atto terroristico. Il nodo della questione è QUESTO!

Questo nostro conflitto interiore non potrà mai risolversi, perché nella nostra convinzione vi è radicata una lunga storia, dove il torto e la ragione si sono mescolati di volta in volta. Ma questa volta non è la solita guerra. Il mondo, dopo l’11 settembre, ha deciso all’unanimità che gli atti di questo tipo sono terroristici e non saranno le ideologie a poter correggere questo gravissimo errore strategico di Hamas, che ha firmato con le sue mani la fine di un lunghissimo periodo storico pieno di cose orribili e di morti innocenti. Innocenti e colpevoli, perché queste bombe non sono certamente intelligenti, perché questa è una guerra SPORCA, condotta in modo che civili e milizie si siano sovrapposti, per seminare il senso della colpa, ma i dati dimostrano che i malvagi li stanno stanando.

“SIAMO GIA’ CALPESTATI NEI FONDAMENTI DELL’EUROPA, SE ACCETTIAMO ANCHE IL TERRORISMO NON VALIAMO NIENTE E POSSIAMO GETTARE A MARE LA NOSTRA CULTURA”

L’Occidente, al netto dell’indignazione e del dolore, non deve accettare che sia messa in dubbio la sovranità delle nazioni. Siamo già oggetto di continui attacchi a macchia di leopardo alla dignità delle democrazie: i confini, le leggi, le regole, per mille motivi, dal più innocente al più perverso, sono oggetto di continue vessazioni. Non c’è rispetto per nulla. Ma se si consente anche questo, se si insulta il patto Atlantico per correre dietro a una utopia, se si accetta l’invasione di uno Stato sovrano da parte di una milizia autocratica di stampo nazistoide terroristico, come è diventata Hamas, allora tutto il nostro occidente torna indietro di 500 anni. Prima dei Regni, indietro, indietro, tanto indietro che nella cultura occidentale questo periodo di invasioni a raid, di gesti eclatanti e simbolici e di vagare a zonzo a cercare guerra, NON c’è MAI. Non è la nostra, di cultura, quella di non avere radici e non c’è niente di più pericoloso di un’eccezione.

Un periodo di guerra terribile: fischiano le bombe, fanno davvero impressione. Brutte, crudeli, violente, sono queste notti. Crude come sono tutte le guerre del Medioriente, che lascerà macerie in una città – Gaza – che già era un puzzle di ospedali, campi profughi, quartieri ghetto, quartieri catapecchia, intervallati da quartieri ricchi. Come è tipico dei paesi in via di sviluppo, dove i soldi sono usati per le milizie, per i vizi e per le armi e non per le scuole, le strade, l’edilizia pubblica, la sanità e i servizi pubblici. La vergogna, secondo la mia sensibilità, è piuttosto questa: che i soldi degli aiuti siano stati utilizzati in modo improprio. Ad esempio. Le guerre non nascono dal nulla: quello che si vede come uno Stato potente, Israele, che punisce una zona autogestita che si difende con pochi razzi e mette davanti bambini e donne, è preparato da molto tempo.

La fantasia è la nostra, ispirata dal sorriso del bambino in sandali e in tuta, che gira a piedi nel mercato e ci consola con apparente innocenza. La fantasia è la nostra, ispirata alla vista della moglie pudica, che indossa il costume tipico scuro, per rispetto alla sua legge.

Questi pensieri sono il riflesso della nostra coscienza sporca, che si consola. La coscienza fatica ad ammettere che in quel nulla adesso c’è un nulla bombardato. Le piccole cose in un tutto distrutto. Un gattino tra le macerie. Vediamo solo il buono. Cerchiamo la purezza.

Ma viviamo nel vizio e nella ricchezza occidentale, dove siamo liberi, più spesso atei, credenti non praticanti, che fa ridere solo a dirlo. Credo in Dio, ma ho il mio personale modello di Dio.. allora, forse, è meglio che vai al Mc Donald’s e cerchi il tuo personale modello di panino. Quei maledetti tunnel sono tanti, saranno tutti bombardati, sono kilometri di percorsi da colpire, uno a uno. Zona per zona. Questo sta accadendo a Gaza, dove le persone si spostano senza pace, ma non avranno nessun posto dove tornare.

Pensiamo di provare empatia per i poveri bambini che invece non la vorrebbero la nostra pietà. La nostra pietà puzza. Poco ma sicuro. Vorrebbero la loro terra e avrebbero diritto al benessere. Sono alla mercé del primo che la dice meglio. Speriamo che da qualche parte esca, questa risoluzione. Costi quel che costi ma non possiamo perderla, questa speranza. Cantano i galli. Sotto le bombe. E alle 4 del mattino, in mezzo alle bombe che ancora cadono, a Gaza suona forte il muezzin dal minareto e fa capire come non ci siano bombe che possano zittire la fede.

E’ il tempo della preghiera. Il gallo, il muezzin, le bombe. La realtà bussa alla nostra porta. Inizia un nuovo giorno a Gaza.

Martina Cecco

12Io, Qoèlet, fui re d’Israele a Gerusalemme. 13Mi sono proposto di ricercare ed esplorare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo. Questa è un’occupazione gravosa che Dio ha dato agli uomini, perché vi si affatichino. 14Ho visto tutte le opere che si fanno sotto il sole, ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento.15Ciò che è storto non si può raddrizzare e quel che manca non si può contare.”

16Pensavo e dicevo fra me: «Ecco, io sono cresciuto e avanzato in sapienza più di quanti regnarono prima di me a Gerusalemme. La mia mente ha curato molto la sapienza e la scienza». 17Ho deciso allora di conoscere la sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e la follia, e ho capito che anche questo è un correre dietro al vento.

Riguardo l'autore

martinacecco

Giornalista e blogger. Collaboro con il web in rosa di Donnissima. Dirigo Secolo Trentino e Liberalcafé. Laureata in Filosofia presso l'Università degli Studi di Trento. Collaboro con un Progetto sperimentale di AI.