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Il Post It: Il Patriarcato e la Vanvera.

Sproloqui degni della vanvera, a questi stiamo assistendo da un po’ di tempo a questa parte, essi vaneggiano senza alcuna analisi critica e, soprattutto, guardandosi bene nell’affrontare il problema alla radice. Ed allora dagli al patriarcato, dagli alla scuola, dagli al governo…Toh: dagli anche al fascista, fosse mai passasse di moda.

Il patriarcato, nel senso naturale del regno animale, è quanto di più naturale e nobile Madre Natura ci abbia offerto. Patriarcato è insegnamento, protezione, cura, trasmissione della memoria. Nella percezione naturale, patriarcato e matriarcato, vanno a braccetto uniti nello scopo comune: proteggere la propria famiglia. Così il leone, così l’orsa, così il cigno o la papera nel lago. Nessuno di questi animali è amico dei propri cuccioli, ma bensì capofamiglia. È diverso. Ma come ogni buon mainstreaming che si rispetti il tutto viene sapientemente confuso miscelando la sudditanza per patriarcato, cosa ben diversa soprattutto se, la sudditanza, avesse radici teocratiche.

Ma questo non lo dicono, non sarebbe politically correct, allora via al festival del degli all’untore, nel caso l’uomo, il patriarca, il bieco maschio di casa da mettere alla gogna. Dalle Alpi alle Piramidi, dal Mazzanarre al Reno, trucidi uomini pentitevi! E pentitevi tutti, compreso il buon padre di famiglia capace, ogni dì, di alzarsi alle 5 ogni mattina per portare la pagnotta a casa. Si penta anche lui, dunque, colpevole di essere un maschio.  

Così è se vi pare. Nel Bel Paese dove si applaude la coppia gay capace di rubare un figlio pagando una disgraziata qualsiasi per soddisfare la voglia di maternità repressa dai naturali testicoli, meraviglia? Nello stivale dove s’invoca come materia l’educazione all’amore, meraviglia?

Piuttosto dovrebbe meravigliare come, a scuola, nessuno insegni un Seneca, Pascoli, Carducci o Manzoni, preferendo Henry Potter alla medicine dell’amore di Ovidio, così un fumetto Manga a Shakespeare e Goethe. In nome e per conto di una parità utile soltanto ad ottenere un appiattimento generale scolastico.

Se insegnassero l’amore dei poeti e dei filosofi avremmo fatto a meno delle 36 ore di educazione a Facebook, perché di questo si occuperanno gli studenti durante l’orario assegnato, mentre continueremo a fare finta di nulla sulla cancrena giovanile chiamata social.

Marco Vannucci