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Il Post It: Professione ladro. Possibilmente votato al martirio

Arrivare a 67 anni e capire di non avere afferrato il senso della vita non ha prezzo. Per tutto il resto esiste un giudice, pronto a servirti un amaro Lucano. Amarissimo più del fiele. Parafrasando una nota pubblicità tento di inerpicarmi sul Devoto Oli cercando le parole per non bestemmiare.

Fatemi capire: entrano 3 ladri in casa mia, armati, riempiono di botte la moglie nonché la figlia e me stesso, per rubare i nostri averi. Reagisco, ho una pistola e la uso contro di loro. Scappano. Paura ed adrenalina si miscelano in un tunnel di sangue dal cuore alla testa. Sparo, ammazzandoli due e ferendo il terzo. Uccidere un mio simile non è il sogno della mia vita, sono una persona umana non assassino. Probabilmente porterò con me il senso di colpa per tutto il resto della vita.

Mi dicono avrei dovuto sincerarmi sulle loro armi. E come? Scusate, signori ladri, le vostre armi sono vere o giocattoli? Non scherziamo…  Che altro avrei potuto fare? Ma alla tragedia qualcuno ha pensato bene di aggiungere un dramma: 17 anni di galera ed un risarcimento, ai familiari dei ladri, di ben 470.000 euro. Quasi un miliardo del vecchio conio, per rendere al meglio l’idea. Non capisco. Lavoro da sempre per dare una dignità alla mia famiglia, se dovessi andare in pensione, ma visti i tempi la cosa non è più tanto sicura, prenderò quattro spiccioli e nell’ipotesi di una dipartita, alla mia famiglia, non andrà nessuna riversibilità. Quindi, facendo un rapido conto, domattina stessa andrò in comune per cambiare la mia carta d’identità. Ho deciso: nella riga professione voglio stia scritto: ladro. Finalmente smetterò di lavorare, un colpo qua e la ogni tanto, se dovesse andare male e quando sarò stanco di indossare la calzamaglia, ho già la soluzione: mi farò ammazzare girando le spalle, così, i miei eredi, vivranno nel lusso grazie a qualche idiota capace di emettere delle sentenze da fare imbufalire anche il curato della chiesa di campagna. Anche basta

Questa sera, in una rete televisiva, mi ha suscitato interesse l’intervista ad una coppia italiana trasferitasi in Albania. Come mai questa decisione? Ha chiesto la giornalista. Qui la vita è molto meno cara, ha risposto la coppia, ma soprattutto esiste una sicurezza da permettere di vivere con le porte aperte. Tornereste in Italia? Mai. Come dare torto?

Ahi, serva Italia, di dolore ostello… Vieni a veder la tua Roma che piange, vedova e sola, e dì e notte chiama: Cesare mio, perché non m’accompagne?

Ma quando torna Mussolini?

Marco Vannucci