Appena hanno dato la notizia che il comune di Venezia istituiva, con ordinanza municipale, il «biglietto d’ingresso» mi è venuta alla mente l’immagine di un film con Massimo Troisi e Benigni che, in epoca rinascimentale, devono transitare da un comune ad un altro e viene chiesto loro ‘’un fiorino’’. Il comune di Venezia non è certo da meno. Con la delibera di Giunta n. 236 del 23 novembre 2023, ha disciplinato le modalità di applicazione del cosiddetto «contributo di accesso», ovvero il ticket di ingresso da 5 euro che i visitatori della città devono pagare in determinate giornate dell’anno. Per l’esattezza 29 giorni. La misura ‘’difensiva dal turismo selvaggio’’ si applica nei confronti dei cosiddetti turisti giornalieri non residenti nel Veneto, ossia tutti coloro i quali abbiano più di 14 anni e che entrino in città “con qualsiasi vettore”, ovvero con qualunque mezzo di trasporto (dal treno al traghetto), dalle ore 8.30 alle ore 16 e non pernottino in strutture ricettive collocate all’interno della città, chi pernotta negli alberghi o in B&B o altre strutture ricettive dichiarate non sono tenuti al pagamento poiché gli stessi sono già tenuti al pagamento della tassa di soggiorno (pari a 3€ a notte).
Il motivo di questo «biglietto d’ingresso» risiede nella volontà, da parte del comune veneziano, di scoraggiare il cosiddetto turismo “mordi e fuggi” in particolari giorni dell’anno, dove l’affluenza è particolarmente elevata, cercando al contempo proteggere l’unicità e la bellezza della città. Ma attenzione! Si potrebbe pensare che l’idea di istituire un «biglietto d’ingresso» sia dell’amministrazione comunale di Venezia ed invece no! L’idea è stata adottata dal comune di Venezia proviene da un disegno di legge del Parlamento europeo volto ad istituire «biglietti d’ingresso» nelle maggiori città europee. Potremmo dire che l’amministrazione comunale veneziana la fa da «biglietto d’ingresso» pilota per testare la reazione della gente comune ma anche del governo. E già del governo! Perché, ve lo spiego subito: perché è incostituzionale.
E’ incostituzionale la sua applicazione poiché in contrasto con l’art. 16 della Costituzione per cui:
«Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche. Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge.».
L’art.16 Cost. citato tutela la libertà di circolazione e di soggiorno all’interno di tutto il territorio della Repubblica, introducendo, a protezione di tale libertà, una riserva assoluta di legge, in quanto solo la legge ordinaria può disporre limitazioni ed esclusivamente in presenza di motivi di sanità o sicurezza.
Ebbene, in primo luogo dubbia è quindi la legittimità costituzionale di una disposizione che assoggetta la libertà di circolazione all’interno del territorio della città di Venezia al pagamento di un contributo, seppur minimo, in assenza di motivi di sanità o sicurezza.
Inoltre, dubbia è l’idoneità dello strumento utilizzato nel caso di specie. La Costituzione, infatti, parla di limitazioni che possono essere stabilite dalla legge, facendo quindi riferimento alla legge ordinaria. Le deliberazioni dei Comuni invece rientrano tra le fonti secondarie del diritto, in quanto espressione del potere normativo degli enti pubblici. Ne discende l’impossibilità di limitare un diritto costituzionalmente riconosciuto come quello di cui all’art.16.
La delibera del comune veneziano, inoltre, cozza anche con il diritto sovranazionale e in particolare con le norme comunitarie. Infatti, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, detta anche Carta di Nizza (perché proclamata a Nizza nel 2000), all’art. 45, rubricato “Libertà di circolazione e di soggiorno”, prevede al co. 1 il diritto, da parte di ogni cittadino dell’Unione, di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri.
Ad oggi, comunque, il Comune di Venezia ha incassato, attraverso il pagamento del ticket, la somma di 723.000 euro, con un numero di ingressi registrati pari a 144.000 persone.
Marco Affatigato