Tutti i globalisti sono preoccupati per le scelte di Trump in campo economico. Scelte che, a partire dalla cancellazione del Ttp e dalla mancata prosecuzione delle trattative sul Ttip, porterebbero gli USA verso il protezionismo. Al di là delle sciocchezze ormai abituali sul futuro presidente nordamericano, i timori appaiono ancora una volta legati alla faziosità delle interpretazioni più che al dato di realtà. Da un lato, infatti, la rinuncia ai due mega trattati non significa la cancellazione dei rapporti commerciali con i vari Paesi. In economia, esattamente come in politica estera, Trump preferisce i rapporti bilaterali. Che può gestire da una posizione di forza. Il problema, evidentemente, può sussistere per i Paesi più deboli nel confronto, come l’Italia ad esempio, ma certo non per gli USA. Ma anche l’Italia – come qualsiasi altro grande partner commerciale – ha armi con cui rispondere. O le avrebbe, se solo la classe imprenditoriale del nostro Paese dimostrasse un po’ più di coraggio e di fantasia. Una eventuale frenata delle importazioni negli USA porterebbe maggior lavoro negli Stati Uniti. Probabilmente anche a costi maggiori dei prodotti, rispetto a quelli realizzati in Asia o anche in Messico e poi importati. Ma la politica dei salari dovrebbe rispondere agli aumenti dei prezzi. Quanto ai problemi creati in Messico e Paesi asiatici, e’ vero che aumenterebbe la disoccupazione ma con la cancellazione di posti di lavoro che assomigliano alla schiavitu’. Poco più di 4 dollari di paga al giorno non garantiscono prospettive reali. E allora è arrivato il momento che i Paesi dove lo sfruttamento e’ il modello di competitività si dotino di programmi più intelligenti. Programmi di crescita e sviluppo, non di schiavismo e di asservimento. I trattati commerciali non possono essere basati sul l’arricchimento di un piccolo gruppo di persone a scapito di tutto il resto della popolazione. Ed una eventuale chiusura degli USA nelle proprie frontiere economiche, peraltro improbabile, avrebbe il merito di far emergere le contraddizioni negli altri Paesi, obbligandoli a cambiare. Non succederà, perché le plebi desideranti ed il ceto medio infiacchito ed invigliacchito preferiranno adeguarsi al volere dei padroni di turno
Il protezionismo degli USA farebbe la fortuna del mondo
Novembre 23, 2016
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