Chi si illudeva di essersi liberato dei guerrafondai statunitensi con la sconfitta della folle Clinton, è costretto a ricredersi. Trump ha fatto felici i giornalisti di servizio cacciando Steve Bannon. Colpevole, secondo le anime belle del politicamente corretto su entrambe le sponde dell’Atlantico, di aver letto Evola e Guenon. Autori che, ovviamente, i giornalisti di servizio non hanno mai letto, ma per loro è colpevole chiunque non condanni a priori gli autori inseriti nelle liste di proscrizione. Così Bannon, l’estremista di destra, è tornato a casa e la corrente che fa capo alla figlia ed al genero di Trump ha avuto campo libero. Dunque si può tornare a bombardare il mondo in nome della democrazia americana. Si tornerà a combattere in Afghanistan, invece di proseguire con la pacificazione del territorio. E si distruggeranno i pochi equilibri raggiunti nelle aree di crisi.
Perché il pericoloso Bannon voleva l’America first che non andasse a rompere le scatole in giro ma che pensasse alla propria crescita. Il tenero genero di Trump, invece, vuole più guerre e più tensioni perché, come ricordava un vecchio film italiano con Alberto Sordi, finché c’è guerra c’è speranza. Di far soldi. Così il nuovo corso di Trump mette a rischio l’equilibrio che si era creato con il Pakistan, gettando il Paese nelle braccia della Russia oltre che in quelle tradizionali della Cina. Ma senza, per questo, essere in grado di creare rapporti più forti con l’India, nemico storico di Islamabad. Però i produttori americani di armi da guerra sono felici. Meglio fornire aerei piuttosto di stampare libri di Evola e Guenon. E non importa se si tratta di aerei truffa, eccessivamente costosi. Anzi, è pure meglio, così si guadagna di più a spese dei contribuenti. I disequilibri creati dal nuovo corso bellicista di Trump aprono nuove prospettive, ma è inutile illudersi sulla capacità dell’Europa di approfittarne. Basti pensare che la responsabile della politica estera europea è Mogherini.
Augusto Grandi
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