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Editoriali Politica locale

2018: fine dell'atomismo della Destra in Trentino?

La Destra in Trentino è ormai ridotta ad una costellazione atomistica, che vaga nella galassia disunita della politica locale scontrandosi ed allontanandosi a fasi alterne. Una situazione che preoccupa non poco, considerato che quest’anno si andrà alle urne in due occasioni: sia per le elezioni nazionali, sia per quelle provinciali.
Per le elezioni politiche la situazione non è delle più rosee: undici posti come Deputato alla Camera dei Deputati, ma con il rischio che la Destra ex Alleanza Nazionale resti fuori dai giochi. Anche per queste elezioni politiche vi è il timore che i principali esponenti di area si presentino in liste separate o addirittura rinuncino alla campagna elettorale.
Stessa cosa per questo possa riguardare le elezioni regionali, con molti candidati di area che si trovano già dentro a liste civiche. Della Destra, della sua crisi, del suo fallimento politico nell’ultimo ventennio nel nostro Paese, è stato scritto molto, forse troppo. Da tale mole di lavoro storico-analitico non pare, per ora, essere sortito nulla di proficuo, a parte qualche proclama di buone intenzioni. Nella realtà intellettuale e politica di questa area, vigono ancora l’atomismo, la dispersione, gli odi e le invidie personali, sostenuti dall’ormai incolmabile vuoto intellettuale. Segni tangibili di un disagio e di un malessere che richiederebbero interventi davvero drastici per sbloccare la situazione. Il recente voto europeo, del resto, non ha fatto che confermare l’attuale insignificanza politica della nostra destra.
Eppure oggigiorno il mondo identitario potrebbe avere molti spunti di riflessione e di comunione da dove ripartire. Innanzitutto la questione immigrazione, che vede tutti concordi nel frenare, se non addirittura bloccare, l’arrivo di nuovi migranti; la questione nazionale, ovvero la difesa del territorio locale in un momento storico delicato come questo, momento che vede da una parte le celebrazioni per i 100 anni della nostra regione all’interno del territorio Nazionale, ma dall’altra anche un preoccupante revisionismo storico che potrà solo disintegrare e umiliare il costante e onesto lavoro fatto da noi italiani in questi ultimi 100 anni.
Fondamentalmente è necessario ritornare alla visione di partito pesante, un modello che in questi ultimi vent’anni è stato costantemente disprezzato in casa, ma che è pienamente insito in un sistema che si distingue per la presenza di notevoli e variegate identità, che oscillano tra alcune più liberali e altre conservatrici reazionarie. Stesso discorso riguarda anche il leaderismo, che sul suolo provinciale ha sempre dimostrato di esser poco apprezzato dai Trentini.
Sino al 2003 si riusciva ad eleggere un rappresentante dal mondo della Destra, sia che il partito fosse Alleanza Nazionale sia che fosse il Movimento Sociale Italiano, mentre ora l’elezione di un leader è solamente un’utopica illusione. Ciononostante non tutto è perduto: dopo le pesanti sconfitte elettorali della Destra di questi ultimi 15 anni, dovrebbe seguire un riscatto basato sull’abbandono del modello del leaderismo e del partito leggero, in funzione di un partito pesante capace di accogliere un’impostazione confederale e libera dalle logiche romane.
Infine, è da sottolineare come la situazione trentina sia particolare e differenziata rispetto a quella nazionale, che si caratterizza per altri fattori: a differenza di quanto avviene a livello nazionale, il Trentino dovrebbe ricercare una coesione basata sui singoli personaggi di spicco, e non sul partito di per sé. Una coesione che potrebbe suggellare i festeggiamenti per il centenario della Trento Italiana, e ricordarne le fondamenta.