Sono passati appena pochi mesi da quando è emerso il caso della Blue Whale Challenge, la sfida social che avrebbe provocato diverse vittime tra i giovanissimi, che spunta un nuovo “pericolo” dalla rete: il “Momo Game”.
Il “Momo Game”, che prende il nome da Momo un’inquietante figura dagli occhi sporgenti e un sorriso maligno, è l’ultima frontiera delle sfide social. Secondo la versione ufficiale fornita dall’Unità Crime di Ricerca Web del procuratore generale dello stato messicano di Tabasco alcuni giovani avrebbero creato un gruppo Facebook relativo al Momo Game dopo essere stati contattati e messi in relazione tra di loro da un numero sconosciuto su Whatsapp.
Sempre secondo quanto riportato dall’Unità Crime messicana e rilanciato anche dalla polizia spagnola, dopo aver contattato le “vittime” Momo inizierebbe ad inviare immagini violente o inneggianti alla violenza arrivando in alcuni casi a minacciare gli utenti qualora non rispondessero a tali messaggi o non volessero rilanciare questa particolare sfida anche ai loro contatti.
Ad oggi non sembra esserci nessuna corrispondenza tra il “Momo Game” e casi accertati di comportamenti preoccupanti tra gli adolescenti, ma la polizia argentina starebbe indagando sulla possibile connessione tra il suicidio di una dodicenne argentina (che si sarebbe filmata prima di commettere l’insano gesto) e questo nuova ed inquietante sfida social.
L’unica certezza per ora rimane l’origine dell’immagine dell’inquietante donna dagli occhi sporgenti e il sorriso sinistro. Momo infatti è una scultura giapponese raffigurante una donna-uccello esposta nel 2016 in una galleria d’arte alternativa a Ginza, un quartiere molto lussuoso di Tokyo.
Sebbene ad oggi non ci sia ancora alcuna certezza che questo nuovo gioco possa rappresentare una reale minaccia per la sicurezza dei suoi utenti, e sembra essere solamente una inquietante e discutibile Catena di Sant’Antonio, è bene ricordare di prestare molta attenzione quando si naviga su internet o sui Social Network. Sopratutto se a farlo sono i più giovani, che potrebbero essere maggiormente influenzabili ed esposti ad eventuali azioni criminose perpetrate nei loro confronti.
Non è ancora dato sapere quanto questo gioco prenderà piede, l’invito rimane quello di muoversi con prudenza quando si entra in contatto con questo genere di eventi sia per evitare di creare inutili allarmismi, sia per evitare che, dando troppa importanza a queste nuove “sfide social” potenzialmente pericolose, persone incuriosite possano diventarne semi-inconsapevolente vittime.
Carlo Alberto Ribaudo