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Corte dei Conti critica le borse ai dipendenti UniTN. Degasperi: “L’avevamo detto”

La Procura della Corte dei Conti punta il dito contro il sistema di elargizione delle borse di studio dell’Università di Trento, concesse attraverso un accordo “palesemente illegittimo” e causa di un danno erariale stimato dalla Procura in un totale di 607.000 euro.

Già lo scorso anno, con un’interrogazione rimasta nel generale disinteresse dei media, chiedevo lumi alla Giunta Rossi riguardo all’erogazione di ‘borse di studio‘ ai dipendenti dell’Università di Trento, secondo una modalità piuttosto singolare” afferma Filippo Degasperi, Consigliere provinciale del Movimento 5 Stelle in un comunicato stampa.

Difatti già in data 8 maggio 2018 il Consigliere aveva chiesto di sapere la fonte del finanziamento per l’erogazione delle borse a favore dei dipendenti dell’Università, le modalità di calcolo e soprattutto un chiarimento su molte perplessità del modus operandi, certificate poi dalle indagini della Corte dei Conti. In particolar modo, viene criticato il fatto che il contribuito venga concesso solo in base alla frequenza scolastica, senza guardare i parametri ISEE, basati sul reddito.

Se il fine era e rimane meritorio, la modalità applicativa sollevava qualche dubbio – specifica il Consigliere Degasperi – visto che il finanziamento ‘a pioggia‘ non teneva conto in alcun modo del reddito o del patrimonio dei beneficiari, generando una sorta di discriminazione al contrario. Situazione del tutto normale secondo la risposta della Giunta provinciale dell’epoca“.

Difatti, l’Assessore del tempo Sara Ferrari aveva così risposto alla domanda di Degasperi legata alla mancata richiesta, da parte dell’Università, dei documenti certificativi di spesa legati all’istruzione dei figli: “Le borse sono state attribuite, come previsto dalla disciplina contrattuale, in applicazione del criterio meritocratico riferito al positivo esito scolastico dei figli dei dipendenti. In applicazione della vigente normativa e come previsto dall’accordo sindacale, l’Università ha quindi provveduto ad acquisire da ogni richiedente la prescritta autocertificazione circa il rendimento scolastico dei figli. Tale elemento costituisce il presupposto per la concessione delle borse di studio finalizzate alla valorizzazione del merito scolastico. Per tali tipologie di sussidi, infatti, non è prevista l’acquisizione di documentazione comprovante il pagamento delle spese sostenute per la frequenza scolastica“.

Oggi conosciamo le conclusioni della Procura della Corte dei Conti sulla vicenda. Attendiamo comunque l’esito del giudizio, ma certamente possiamo affermare che le nostre perplessità sono condivise da membri autorevoli” conclude Degasperi.