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Politica locale

Il Trentino approva una legge sulla chiusura domenicale dei negozi. Una misura di buonsenso e di umanità nei confronti di tanti lavoratori troppo spesso dimenticati

Alla fine è prevalsa la fermezza e la volontà di tutelare tanti commessi trentini che in questi mesi di lockdown si sono sacrificati per l’intera comunità con il loro lavoro troppo spesso dimenticato, ma non solo. La legge approvata oggi dal Consiglio provinciale punta a voler essere una misura pienamente di stampo autonomistico e indennitario come affermato dal Consigliere della Lega, Gianluca Cavada. Il disegno di legge Failoni sulle chiusure domenicali e festive dei negozi diventa ufficiale: il decreto è stato approvato questa sera con 21 sì, tra i quali quello di Filippo Degasperi di Onda Civica Trentino, 6 non partecipanti al voto ovvero Ugo Rossi, Paola Demagri (Dallapiccola non era presente in aula) del Patt, Paolo Ghezzi di Futura, Giorgio Tonini, Sara Ferrari e Luca Zeni del Pd, e sei astenuti Alex Marini (Misto), Alessandro Olivi (Pd), Lucia Coppola (Verdi), Pietro De Godenz (Upt), Lorenzo Ossanna (Patt).

Nella maggioranza si è astenuto Giorgio Leonardi di Forza Italia.

La legge prevede la chiusura in Trentino di negozi e supermercati la domenica e nei giorni festivi ad eccezione delle zone turistiche, da individuare in base a una serie di parametri. Nelle zone considerate non turistiche si potrà tenere aperto al massimo per 15 festività durante l’anno in occasione di eventi o manifestazioni particolari che suggeriscano l’opportunità di migliorare l’accoglienza di residenti e visitatori.

Ora l’attenzione si sposta sull’elenco dei comuni turistici, nei quali non si applicherà la norma, che la giunta Fugatti definirà domani: quasi certamente fuori Rovereto, ancora in bilico la presenza di Trento tra i comuni che potranno tenere aperto.

Sulla legge – è la critica di parte dell’opposizione – pende la possibilità di impugnazione per incostituzionalità, non avendo il trentino piena competenza sul tema. Per questo Ghezzi, Rossi e Ulivi (che si è astenuto)  parlano di un pasticcio. 

Al contempo il Consigliere della Lega, Gianluca Cavada, ha affermato: “Alcuni hanno in questi giorni affermato l’incostituzionalità di simile norma, ma io, più che sui profili giuridici di tale iniziativa, ci tengo a sottolineare come questo sia un importante messaggio etico e di linea, anziché – come riportato sulla stampa locale – di un’iniziativa da social.
Si tratta del resto di esprimere la volontà manifestata da molti, ovvero quella di tutelare i lavoratori, ma anche le stesse famiglie. Fin dall’approvazione del decreto “Salva Italia” abbiamo assistito alla liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi con la motivazione che sarebbero cresciuti i consumi, ma la crescita che non si è avvenuta”.

Bene quindi una norma fortemente voluta da Fugatti su impulso di Consiglieri provinciali quali Cavada e Dalzocchio. Ora sarà Roma a decidere se dichiarare incostituzionale la norma o meno. Di sicuro il Triveneto, anche Veneto e Friuli – Venezia Giulia si erano mosse in tal senso, hanno le idee chiare sul punto.