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Savonarola torna in pista su Lavrov? E le elezioni americane del 2017? La cloaca della stampa

In Italia trattare l’argomento della libertà di stampa è diventato un fatto ridicolo: gli stessi che intendono portare avanti il concetto di apertura e di concertazione, per le loro stesse idee, sono coincidenti con la fetta di censori che vogliono combattere le fake news a colpi di cancel culture e tutte le altre amene idiozie del momento. Stiamo accettando che facebook, sulla base di algoritmi ad cazzum, segnali il latte vaccino con il link al sito Covid, tanto come segnalano coloro che sono no vax insieme ai nazisti, ma non accettiamo più che si parli di politica, perché l’idea è che la guerra, se non la si guarda, non arriva. Ma non è per niente così. La guerra se deve arrivare arriva, per cui è meglio sapere perché sta arrivando, magari si riesce a contenere il danno.

Non guardare è il modo migliore per impattare con il botto più violento ed irreparabile del caso.

Ah scimmiette, non vedo non sento non parlo”.

Eppure il concetto è di fondo, c’è un ERRORE grossolano e infantile nel modo di confezionare la news, anche i bambini con la bocca piena di nutella mettono il cucchiaio alle spalle e negano sempre. Non importano le evidenze.

Ve la ricordate per caso la giornalista esteri di Rai Tre Giovanna Botteri quando placidamente con la faccia pulita come il culo di un neonato diceva che “probabilmente la stampa non era riuscita ad influenzare l’elettorato?” era il 2017. E meno male, direi io … No … perché con tutti questi dati che avete in testa non vi sovviene che 5 anni fa la stampa italiana ha apertamente e candidamente dichiarato che non si fa solamente INFORMAZIONE ma che il giornalismo è propaganda!!!

Ma nello stesso tempo si diceva che, invece, sarebbe stato twitter (che francamente è un social sostanzialmente per cariatidi e defunti) a farlo Vincere, Trump. Ma decidetevi – di grazia – o l’opinione dei media conta, oppure non conta. Su.

Pensala come vuoi, purché tu la pensi come noi!

Attualmente – è evidente – siamo dalla parte opposta rispetto all’Asia, in un eventuale assetto di guerra – che, tanto, sarebbe così devastante da mandare all’aria l’argomento – noi italiani, essendo appunto italiani, siamo certamente con l’Alleato anzi con gli alleati in NATO, quindi diciamo che si tratta di farfugliare …

tuttavia mi chiedo se siamo arrivati a questo punto, che Mediaset viene incriminata perché mette on line e in diretta TV (per chi ancora utilizza la TV come mezzo per informarsi) il diplomatico Sergej Lavrov, che è la storia, spaccata in faccia, direttamente nelle nostre case, mentre la giornalista Lilli Gruber, attacca la collega giornalista russa Nadana Fridrikhson (peraltro già bullizzata dal giornalista Andrea Scanzi) accusandola di lavorare al soldo di Vladimir Putin, ma – a parte che chi segue le news russe sa benissimo che la donna ha sempre fatto un tipo di giornalismo commerciale in linea con Mediaset, per essere chiari – mentre Otto e Mezzo è La7, una TV differente, per esempio – quello che a noi in Italia interessa è che una giornalista con una carriera interamente costruita in RAI e nel partito dell’Ulivo, sostenga che lavorare per la TV di Stato significhi fare PROPAGANDA.

“Tu, Lilli, hai lavorato gratis?” None … non penso.

Senza nulla togliere ai Savonarola di turno – chi se ne frega, morto uno ne fanno un altro – ma a noi poco interessa se i russi difendono i russi, pare cosa ovvia, a noi interessa che nella TV di STATO ITALIANA:

  1. Non si fa informazione ma campagna elettorale per i candidati di sinistra e contro Trump essenzialmente, lo ha detto una che ci ha fatto su una carriera ovvero Giovanna Botteri
  2. Non c’è libertà di stampa perché le TV di Stato sono TV di regime, lo ha detto una che ancora ci lavora nella tv della politica ovvero Lilli Gruber

Se mai al peggio ci potesse essere un fine, che se non c’è ci metteremo a scavareee!

Cari signori, dando per scontato che le nostre due belle conduttrici TV non soffrano affatto di schizofrenia, ma nella foga dell’attacco si dimentichino che la lingua batte dove il dente duole, dicono e a ragione, che le reti di Stato aboliscono le felpe e le magliette se sono di destra, mentre invece le mantengono se si tratta di sindacati che organizzano concerti o di partiti che accidentalmente fanno l’on air in plenaria (come dimenticare Matteo Renzi ospite in simultanea tra dirette e differite su Mediaset e su RAI, se lo avete dimenticato non è collo di bottiglia ma Alzheimer?)

E nel frattempo però paghiamo il canone, con la bolletta … per farci dire che stiamo pagando il SuperPartito, non stiamo pagando l’informazione. Bene, per gradire. O almeno io, lo pago.

Poi, però, se in un collegamento con un diplomatico arriva un portavoce, come un Ministro russo o un politico … non parliamo del Ministro della chiesa ortodossa, che potrebbe essere effettivamente un fatto estraniante, ma parliamo di una persona che a piede libero prende aerei e jet, viaggia e tiene conferenze serenamente, accusato, al momento, di niente, ovvero il diplomatico Sergej Lavrov, che in questo frangente ha in mano la politica internazionale, perché da lui dipende almeno un terzo della sicurezza internazionale, spartita nel rimanente tra NATO e Cina … allora Mediaset e Rete 4 fanno propaganda.

Perché, come si usa dire, come diceva anche Tucidide, non importa se alla fine sia una guerra, ma importa andarci con volontà.

Mi sorge il dubbio che dopo Di Maio, che ritiene la diplomazia il diritto di non essere diplomatici, anche la stampa voglia proprio andarci, in guerra, a passi lunghi e ben distesi. Il nostro Think Tank sulla guerra in Ucraina è Orsini a Otto e Mezzo. Lui, paladino della libertà di stampa, gli altri, solo merda.

“Merda o non merda, arriveremo a Roma, nonostante voi!”

Ah no … quello era Antonello Venditti, uomo di sinistra, parlava di bombe di altro genere e diceva altro.

Potremmo invece essere del parere opposto: anche Girolamo Savonarola è finito male, contro il papa, anche Papa Bergoglio sostanzialmente ha messo in evidenza che non si disturba il can che dorme, perché alla fine poi se non si gestisce una situazione è quello che rimane, il risultato; le premesse, importano?

Non è un optional, è indispensabile sapere con precisione che cosa pensano e penseranno negli anni a venire circa 600 milioni di persone, che – residenti nei territori russi, filorussi e cinesi – alla fine di questa manfrina, se tutto terminerà nel modo meno drammatico possibile, avrà idee, pensieri, convinzioni opposte a quelle europee ed atlantiche, con le quali dovremo confrontarci. Potreste iniziare a guardare al domani, a cosa stiamo decostruendo e costruendo, oppure serve dare eterna dimostrazione di essere cretini?

Da persone mature e intelligenti come siamo, e non da galline ridicole starnazzanti che nascondono sotto il tappeto la polvere e che fanno finta di non capire che se due blocchi sono contrapposti perché sono in guerra, va tenuto conto di TUTTO e non solo della propria speranza intima, che va bene, ma a casa nostra, quando parliamo con la mamma, con i nonni, con i gatti domestici, col pesce rosso, in TV, no.

In altri termini: che in Italia si sappia o non si sappia, che Sergej Lavrov e i suoi uomini stanno conducendo una campagna militare in cui è chiaro l’intento, che le trasmissioni russe parlano del potenziale nucleare, per avere un’idea di cosa potrebbe accadere se i giochi finiscono male, parlarne mi sembra il minimo; è storia e non è propaganda.

Dunque possiamo decidere tra due opzioni: o guardiamo cosa sta accadendo nella storia, arrivando a un possibile conflitto con cognizione di causa, oppure non guardiamo e ripercorriamo esattamente quello che hanno fatto i nostri avi quando ci fu la II guerra mondiale, non hanno visto, sentito, guardato, udito, insomma si sono limitati a guardarsi tra loro nel quartierino e poi alla fine hanno dato la colpa a chi è morto e si sono lavati la coscienza sulla scialuppa dei partigiani.

E finiremo esattamente così, poco, ma sicuro. Ipocrisia e vanità.

Di Martina Cecco

Riguardo l'autore

martinacecco

Giornalista e blogger. Collaboro con il web in rosa di Donnissima. Dirigo Secolo Trentino e Liberalcafé. Laureata in Filosofia presso l'Università degli Studi di Trento. Collaboro con un Progetto sperimentale di AI.