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Qatar: al via il Mondiale supercostoso degli scandali

Manca sempre meno al via del Mondiale di calcio 2022 in Qatar, che passerà sicuramente alla storia come uno dei più discussi e controversi. Nonché il più costoso di sempre.

Come svelato dall’inchiesta di Report trasmessa da Rai 3, tutto ebbe inizio il 23 novembre del 2010 quando, in una stanza dell’Eliseo, avvenne l’incontro tra l’allora presidente della Repubblica francese Sarkozy, l’ex presidente della Uefa Michel Platini e Tamim bin Hamad Al Thani, attuale emiro del Qatar.

Quello che era iniziato come un qualsiasi pranzo informale si trasformò ben presto in un traffico d’influenze internazionale; Sarkozy, grazie alla figura da “intermediario” di Platini, promise di far votare il Qatar alle elezioni, in cambio dell’acquisizione da parte del governo qatariota di Airbus e armi francesi. Ma nell’accordo rientrò anche un altro affare, quello relativo all’acquisizione del Paris Saint Germain da parte di Al Thani, ad un prezzo raddoppiato (circa 64 milioni) rispetto al valore stabilito inizialmente dal patron dell’epoca, Sebastien Bazin (30 milioni), grande amico di Sarkozy. Il servizio completo sulla vicenda è stato trasmesso anche da Eurosport.

Nello stesso giorno Platini fece una telefonata all’allora presidente della Fifa, Sepp Blatter, illustrando il pericoloso “gioco” che stava prendendo vita. Da qui non si seppe più tornare indietro e l’assegnazione per il Mondiale 2022 andò al Qatar, che si sbarazzò “facilmente” di concorrenti scomodi, come gli Stati Uniti e l’Australia.

L’amicizia calcistica tra Qatar e Francia era nota per l’investimento triennale che Qatar Airways ha fatto nel 2020, in veste di Premium Partner e Official Airline Partner del Paris Saint-Germain, la squadra di calcio di maggior successo in Francia.

Tra le varie pretendenti, il Qatar era sicuramente lo stato meno indicato per ospitare una competizione di tale prestigio; gli stadi che solo ora possiamo ammirare, infatti, sono tutti di nuova costruzione e hanno richiesto manodopera da tutto il mondo, specialmente dal sud-est asiatico. Il motivo dunque delle polemiche è legato in primis all’enorme esborso di denaro per costruire ex novo stadi e strutture, comprese quelle per la ricezione del pubblico, nonché l’impiego di forza lavoro a costo molto basso.

Secondo il giornale britannico The Guardian e l’ONG Amnesty International sarebbero più di 6.500 i lavoratori stranieri morti durante la costruzione dei nuovi impianti nel paese mediorientale.

Data la scarsità documentaria in merito, il governo qatariota ha potuto classificare queste morti come “naturali”; molte volte i certificati di morte sono del tutto assenti, in altri casi le responsabilità sono state ricollegate ad arresti cardiaci, anche per giovani lavoratori, generando così ancor più perplessità e scalpore.

A tal proposito, il presidente della Fifa Gianni Infantino si è così espresso: “quando dai lavoro a qualcuno, anche in condizioni difficili, gli dai dignità e orgoglio”. E ancora: “alla Fifa cerchiamo di rispettare tutte le opinioni e le convinzioni, senza dover impartire lezioni morali al resto del mondo”.

Con queste parole il numero uno della Fifa sembra intenzionato a chiudere in fretta il discorso relativo al Mondiale e a tutto ciò che ne consegue, accantonando di fatto tutte le questioni relative ai diritti umani e alla corruzione di cui si sono macchiati i suoi predecessori. Da parte sua la Fifa mira a generare un valore pari a 500 milioni di dollari dai diritti di ospitalità e dalla vendita dei biglietti da tutti gli otto stadi del Qatar, come riportato da Il Sole 24 Ore.

Ad ogni modo, il costo per assistere alla finale della Coppa del Mondo in Qatar è il 46% più alto rispetto alla finale dei Mondiali in Russia. I biglietti di seconda categoria costano 3.650 riyal qatarioti, cioè 850 euro come ben spiegato da Money. La spesa totale della nazione, ad oggi, si aggira sui 220 miliardi di euro. Un investimento di soft power palese e lampante, che porta per la prima volta il Mondiale di calcio in un paese arabo.

Mancano solamente tre giorni al calcio d’inizio di un Mondiale che senza dubbio farà storia, specialmente per le vicende extra campo, che non possono e non devono passare inosservate, non solo per il Qatar, ma anche per tutti quei paesi dove è ancora utopistico pensare a una normale concezione dei diritti umani.  

Mattia Nadalini

Riguardo l'autore

mattianadalini

Laureato in "Studi storici e filologico letterari", attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in "Scienze storiche".
Appassionato di cultura e sport, in particolare calcio e formula 1, dal 2020 scrive saltuariamente sulla propria pagina Instagram "Il simposio del calcio".