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Calcio. L’ex attaccante Pierluigi Casiraghi: “L’avversario più forte? Maradona, un alieno”

L'ex centravanti di Monza, Juventus, Lazio, Chelsea e Nazionale ha esordito raccontando: "Mi chiamavano Tyson per come giocavo. Qualche naso rotto l'ho fatto. In campo ogni volta era una battaglia, cercavo di dare tutto, qualche volta esageravo.

Pierluigi Casiraghi è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì notte dalle 23 alle 3 per parlare, tra le varie, della sua carriera come calciatore e, più in generale del mondo del calcio.

L’ex centravanti di Monza, Juventus, Lazio, Chelsea e Nazionale ha esordito raccontando: “Mi chiamavano Tyson per come giocavo. Qualche naso rotto l’ho fatto. In campo ogni volta era una battaglia, cercavo di dare tutto, qualche volta esageravo. Da bambino tifavo Milan. A scuola andavo bene. A 20 anni mi prese la Juventus, con Trapattoni parlavo in dialetto, il salto dal Monza è stato notevole. Dopo 4 anni alla Juve c’era concorrenza ampia e forte, avevo bisogno di giocare, ero arrivato in Nazionale, mi serviva continuità, ci fu la possibilità di andare alla Lazio e l’ho presa subito. Scelta perfetta per me”. 

Proseguendo, Pierluigi Casiraghi ha ulteriormente affermato: “L’avversario più forte? Maradona! Non ci devo neanche pensare. Era un alieno, un’altra categoria. Tra i compagni di squadra e di Nazionale cito Baresi, Maldini, Roberto Baggio, Gianfranco Zola, Beppe Signori, Roberto Mancini, Gianluca Vialli, che ebbi anche come allenatore al Chelsea. Erano più forti di me, dovevo correre per loro. Ho smesso a 29 anni, in Inghilterra, col Chelsea, per un infortunio gravissimo. Ho fatto più di dieci operazioni”. 

Infine, concludendo il suo intervento, Casiraghi ha raccontato un aneddoto su Ronaldo: “Dopo la finale dei mondiali del 1994 scambiai la maglietta con Ronaldo il fenomeno. Romario e Bebeto l’avevano già cambiata con Maldini e Baresi. Ronaldo si mise la mia maglia addosso per la premiazione e la indossò quando alzò la coppa del mondo. Fu un modo, per me, di sfiorare quel trofeo”.