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Argentina sul tetto del mondo: Messi encomiabile

L’antica Grecia è stata la patria dell’encomio, un canto elogiativo per celebrare un personaggio che aveva compiuto azioni insigni. Nei secoli successivi, soprattutto tra i poeti latini, si diffuse il panegirico, che aveva sempre uno scopo encomiastico verso un personaggio o un popolo, ma che tendeva spesso a lodare in maniera del tutto esagerata. Isocrate, Vario Rufo e Plinio il Giovane furono solo alcuni tra gli autori greci e latini ad aver lasciato in eredità panegirici, rivolti soprattutto agli imperatori della loro epoca.

Oggi, però, è l’encomio a tornare in auge, anche grazie alle gesta di quello che è stato un trascinatore durante l’ultimo mondiale in Qatar. L’Argentina ha appena vinto il terzo mondiale della propria storia e Leo Messi è stato senza dubbio l’uomo copertina di questa magnifica cavalcata.

Sulle orme del più grande di tutti i tempi, Leo è riuscito a riportare la Selecciòn sul tetto del mondo, trentasei anni dopo l’impresa di Diego Armando Maradona. Criticato spesso per le sue fragilità con la maglia dell’Albiceleste, Messi ha finalmente dimostrato tutte le sue doti da leader nel corso di questo mondiale.

Sette gol totali, due nella finale con la Francia. Oltre i numeri, però, quello che più ha colpito è stata la garra sudamericana del numero dieci. Passione, motivazione e spirito di sacrificio sono solo alcune delle qualità che la Pulga ha messo a disposizione di tutto il gruppo, da vero capitano.

Questo mondiale è la vera e propria ciliegina sulla torta di una carriera straordinaria, difficilmente ripetibile. Alle decine di titoli nazionali e internazionali vinti con i club e alle decine di premi individuali sollevati nel corso della carriera, sempre con i club, servivano le consacrazioni anche con la maglia dell’Argentina.

Dopo svariate finali perse, ecco la svolta per l’Argentina di Lionel Messi; prima la vittoria della Copa America nella finale contro il Brasile nel corso dello scorso anno, ora il mondiale. Due anni davvero intensi, vivi e pieni di gioia per il nativo di Rosario, che è riuscito così a scrollarsi di dosso tutte le critiche per una carriera che non l’aveva ancora visto trionfare con la camiseta della propria nazionale.

Leo aveva già dichiarato che questo sarebbe stato senza alcun dubbio il suo ultimo mondiale, anche per una chiara questione anagrafica. Riuscire a salire sul tetto del mondo a trentacinque anni, all’ultimo mondiale disponibile, è sicuramente un’impresa che rimarrà impressa nei cuori di milioni di appassionati argentini e non solo, scesi nelle piazze di ogni angolo del globo per festeggiare.

Mattia Nadalini

Riguardo l'autore

mattianadalini

Laureato in "Studi storici e filologico letterari", attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in "Scienze storiche".
Appassionato di cultura e sport, in particolare calcio e formula 1, dal 2020 scrive saltuariamente sulla propria pagina Instagram "Il simposio del calcio".