I conti sono ormai fatti e De Marco resterà in carcere per molto. Uscirà , se uscirà, minato forse come Pietro Maso, che fu poi curato per turbe psichiche. Nondimeno abbiamo quasi la necessità emotiva di immaginare qualcuno con lui, perché il peso e la macchinazione di un simile atto non appaiono sostenibili da un uomo solo, per giunta così giovane. Lo stesso Maso, per uccidere i genitori di mezza età, si munì di due complici coetanei e organizzò un’imboscata al buio nella dimora familiare.
E’ un omicidio di tipo moralizzatore? In questo caso gli esecutori si dividono, grosso modo, in due tipologie:
soggetto che uccide in quanto convinto di avere una missione di vario tipo, si sente in dovere di ripulire il mondo dalle prostitute, dagli spacciatori, dai tossicodipendenti, da tutti coloro che non meritano di vivere.
soggetto che uccide perché, in preda a profondi e frustranti conflitti interiori, tenta di attenuarli con l’omicidio di tipo ossessivo-compulsivo, talvolta ritualistico, ricavandone profonda gratificazione sessuale
Vittime in coppia
L’omicidio di due individui è raro, per il tipo di difficoltà nella realizzazione, il rischio che uno dei due possa sfuggire in qualche modo alla presa e dare l’allarme, la difficoltà di gestione della fase post atto. I più famosi in Italia sono quelli compiuti dal cosiddetto “ mostro di Firenze”, che procedeva poi a mutilazioni del corpo femminile, ma talvolta ha lasciato cospicui segni con il coltello anche su quelli maschili. In quei casi, però, chi uccise agiva su una coppia esposta e indifesa, poiché in situazione di intimità dentro una macchina, e utilizzava prioritariamente un’arma da fuoco.
Anche il killer genovese Donato Bilancia, nei casi in cui eliminò delle coppie, usò una pistola o aveva un vantaggio fisico su persone d’età; nel suo caso, almeno per l’ omicidio del 1998, di due sposi appena tornati dal viaggio di nozze, si rinviene un movente legato a frustrazioni e rivalse: però accumulatesi in quasi cinquant’anni di vita, costellata di cattivi rapporti familiari e sociali, il dramma del suicidio del fratello, che aveva trascinato alla morte anche il proprio figlioletto, e precedenti penali.
La folie à deux non sarebbe una novità, come insegnano Erika e Omar.
Killer in coppia
“Coppia assassina: due individui che hanno prima condiviso le stesse fantasie omicide, poi le hanno realizzate insieme.
Possono essere due perfetti sconosciuti che si incontrano per caso e scoprono di avere macabri interessi comuni, come Henry Lee Lucas e Ottis Toole.
Oppure sono il sesso e un amore malato che uniscono in matrimonio e nel crimine un uomo e una donna
L’omicidio può essere anche un “vizio di famiglia”, come nel caso degli strangolatori delle colline, Ken Bianchi e Angelo Buono.
Meno comune è il caso di due donne che uccidono insieme, spesso commettendo crimini orribili, come le assassine di neonati Amelia Sach e Annie Waters..”Da latelanera.com
Un ventenne come De Marco appare personalità ancora acerba per un crimine efferato, un’azione che sembra divisa in due parti: organizzato, lucido e svelto durante l’esecuzione; raffazzonato e quasi noncurante nel dopo delitto, come se, appena finito, appagato quasi orgasmicamente, si fosse liberato di tutto.
E’ lontanamente possibile che la studiata calma con cui è ritornato a casa fosse dovuta al fatto che un complice, magari egli pure in felpa e zainetto, lo stesse aiutando, senza però riuscire nella stessa sua freddezza? E’ ipotizzabile che De Marco avesse una vita segreta, come la storia della pedopornografia lascerebbe pensare? E che da questo comune stato d’animo deep, come il web in cui molti si immergono, sia scaturito un progetto destabilizzante, concepito da due anime perdute, ognuna con i propri obiettivi e le proprie distorte pulsioni da esprimere? O forse anche tre?
Comunque sia andata, se il movente è quello che abbiamo letto, ci sarebbe da stupirsi fino a un certo punto. Termini come “coerenza”, “lealtà” “rispetto” sono stati scherniti e svalorizzati. L’era degli sberleffi in televisione ha addomesticato l’esercizio morale, liquefacendo il lavoro della coscienza. Invidia, gelosia, protagonismo, cinismo, avventurismo, hanno accresciuto le quotazioni nella “borsa valori” umana. Se in questo quadro relazionale qualcuno trova la legittimazione etica per ogni tipo di agito, restano solo i cori di biasimo formale.
I dubbi sul movente
Li solleva Lecceprima, in un articolo del 22 settembre, ad indagini appena iniziate
“L’aggressione nasce nell’appartamento. Ma non è immediata. Prima c’è una discussione, sempre più animata. Fino a diventare evidente ai timpani dei residenti della palazzina, quando rimbalza il rumore di suppellettili rovesciate, incrociate con urla. L’assassino colpisce le vittime con un coltello (portato per l’occasione?) già dentro casa, al culmine di una lite di rara violenza. Le tracce non lasciano dubbi. Poi, ci deve essere un inseguimento. Eleonora viene colpita senza pietà forse subito dopo aver varcato l’uscio, forse un attimo prima. Ma si accascia e muore sul pianerottolo. Daniele è in fuga, disperato, ma il killer, sotto scariche adrenaliniche, lo raggiunge sulle scale, al piano inferiore. E qui colpisce e, ancora una volta, infierisce.
In questo primo stralcio si fa strada l’idea di un atto non premeditato, preceduto da liti e tafferugli, contrariamente all’idea poi prevalente di azione a sorpresa. Nei testi si fa riferimento a un tentativo di telefonata di Daniele che, nell’angosciosa frenesia, avrebbe purtroppo bloccato lo schermo.
L’uomo in fuga e le tecnologie
Ebbene, si nota un uomo in fuga, abbigliato come da testimonianze. Ma, forse, non molto di più. E l’arma del delitto, comunque, non ritrovata. Con essa, per ora restano insolute tante domande. Un duplice omicidio d’impeto, rabbioso e forse più spietato nella forma di quanto immaginato in origine dallo stesso assassino, usando un’arma bianca. Qualcosa che, inevitabilmente, richiama a un concetto di vicinanza, epidermico, rispetto alle vittime, rimarcando quindi in forma anche involontaria il rapporto di conoscenza diretta. Ma il perché, per ora, sfugge.
Articolo del 4 ottobre 2020
Lecceprima, verbale di confessione
Per uccidere la coppia… ho acquistato il coltello da caccia presso il negozio denominato “Zona militare”. Del coltello me ne sono disfatto. Non ricordo quando ho scritto il biglietto né ricordo cosa intendessi dire con “caccia al tesoro”.
Sono andato a trovare Daniele ed Eleonora convinto di trovare entrambi. Quando sono entrato in casa i due erano seduti in cucina…Ho incontrato Daniele nel corridoio il quale si è spaventato perché avevo il passamontagna. Dopo aver avuto una colluttazione con lui li ho uccisi. Quando ho colpito lui ha cercato di aprire la porta per scappare. Ho ucciso prima lei e poi ho colpito nuovamente Daniele. Dopo aver lottato con loro sono andato via senza scappare perché non avevo fiato…
Il passamontagna mi è stato sfilato da Daniele il quale poi mi ha riconosciuto. Ho sentito gridare “Andrea” (si è poi chiarito che era una richiesta d’aiuto a un residente del palazzo, ndr). Loro non hanno mai pronunciato il mio nome. Indossavo dei guanti che poi si sono strappati perdendone forse uno solo o un frammento.
Un’altra contraddizione: I guanti erano di pelle o di lattice? La mancanza di fiato ci sta, ma i segni di lotta sono stati trovati?
Perché uno dei due avrebbe gridato “Andrea” piuttosto che “Antonio”? Forse si sono confusi con altro precedente affittuario tra i 165?
La dinamica è ancora incerta. Daniele avrebbe avuto il tempo di abbozzare un tentativo di fuga, mentre De Marco agiva sulla ragazza.
Avanti con i resoconti .Continua Lecceprima:
1- Appena entrato: legare tutti; accendere i fornelli e mettere l’acqua a bollire; scrivere sul muro.
2- Scendi dalla fermata, attraversi e riattraversi in diagonale poco prima del bar; in via Vittorio Veneto c’è il condominio a destra; a fine strada attento di fronte; passare velocemente sul muro alto a sinistra.
3- Pulizia; lei: acqua bollente e candeggina; lui: acqua bollente e candeggina; poco prima di uscire soda.
4- Nastrare le dita; prendere i guanti; coprire la testa; cambio maglietta; vestizione; prendere coltello e fascette; slacciare le scarpe.
5- 1 ora e mezza; 10/15 minuti tortura; 1 ore e 15 minuti; 30 minuti caccia al tesoro; 30 minuti pulizia; 15 minuti controllo generale.
Dovrebbe però essere un’altra la sequenza, a rigor di logica. Abbiamo quindi provato a ricostruirne una, secondo una precisa scansione temporale delle azioni.
Sempre dalla testata: L’assassino, almeno da quanto scrive sui biglietti, sembra compiere un errore piuttosto grave, non prevedere una reazione delle vittime. Come se, semplicemente balzare in casa, peraltro in un momento in cui non potevano che essere entrambi i fidanzati svegli, avrebbe dovuto paralizzarli. Come se davvero fosse stato possibile bloccare, da solo, due persone, senza lottare, legandole con fascette e impedire che urlassero, attirando l’attenzione dei vicini.
Insomma, un piano tutt’altro che vicino alla perfezione, con la scelta di un orario assurdo e parecchie altre lacune. E allora, viene da pensare che gli stessi bigliettini non possano essere stati persi nel piazzale, durante la fuga (perché non durante la lotta con le vittime, piuttosto?), ma abbandonati nella volontà di dare vita comunque e in ogni caso, anche se non secondo i piani stabiliti, a quell’assurda caccia al tesoro che avrebbe dovuto condurre, però, a una ricompensa. E cosa, se non la sua stessa cattura? Ricordiamo sempre che c’è un sesto biglietto, trovato in casa. Una sorta di riassunto. Il cui contenuto non conosciamo in termini assoluti”

Il quotidiano mette giustamente l’accento su un aspetto in genere poco considerato: le vicende sono in movimento, ma a noi vengono raccontate come in un film, da un ciak all’altro, a guisa di montaggio, quasi mai spiegate sequenza dopo sequenza. In questo caso, non pare potessero bastare pochi minuti per completare l’articolato progetto.
7 ottobre 2020, Lecceprima “…in fin dei conti, ha spiegato il 21enne, aveva già deciso di trovare un’altra stanza, in un luogo più vicino all’ospedale “Vito Fazzi”, che raggiungeva ogni giorno a piedi. E via Fleming, alla fine, gli è parsa migliore….Ma Daniele ed Eleonora, possono veramente essere stati scelti a caso, solo “forse perché loro erano felici”? Tanto altisonante nella sua vacuità, la motivazione, da essersi tramutata nei giorni scorsi nel titolo principale di quasi tutti i giornali per sottolineare questa tragedia immane…Con Daniele e un altro coinquilino (di cui Antonio non ricorda nemmeno il cognome), anch’egli affittuario, in quel periodo di convivenza nella casa di via Montello, i rapporti erano minimali. Ai limiti del buongiorno e buonasera. Almeno, stando alle dichiarazioni stesse dello studente in scienze infermieristiche. Ognuno nella sua stanza, ognuno con la sua vita, si mangiava in orari diversi, dialoghi ridotti all’osso….Antonio ha sostenuto che si aspettava, sì, di trovare in casa entrambi, ma che non ne aveva poi tutta questa certezza. Sarebbe una coincidenza agghiacciante. Proprio quella sera, infatti, iniziava in maniera formale la convivenza della coppia nell’appartamento”. Il secondo affittuario è rimasto sconosciuto.
Ecco però che il De Marco da via Fleming andava all’ospedale a piedi: cade la motivazione, adombrata dal Fatto Quotidiano, di un desiderato ritorno in via Montello per la vicinanza a una fermata del bus.
Fermiamoci un momento sul possesso di un coltello da caccia
“ Se deve essere trasportata un’arma di categoria D, sono previste diverse condizioni…L’arma non deve mai essere immediatamente utilizzabile. Pertanto, deve essere ben imballata in una sacca o in un contenitore, possibilmente con un lucchetto o un altro sistema. Non deve essere trasportata in uno zaino…Il detentore dell’arma deve essere in grado di fornire un motivo legittimo (si veda la nozione di motivi legittimi).” attila.com
De Marco non si sarà preoccupato di rispettare la legge, evidentemente; ma al negozio hanno di certo conservato lo scontrino della transazione, utile per una conferma.
5 ottobre 2021
E’ stata ascoltata anche una cugina acquisita di Eleonora che per la prima volta ha riferito di una confidenza ricevuta dalla vittima nel periodo in cui De Marco aveva vissuto in casa loro come affittuario: avrebbe avuto comportamenti strani, come quello di non salutarli.
Chi ha coabitato, e Lecceprima lo rimarca, sa che non sempre si saluta uscendo dalla propria camera; i coinquilini conducono vite indipendenti e informali.
Segue…
Carmen Gueye