«È stato il miglior calciatore con cui abbia mai giocato.»
Queste parole vennero usate da Lothar Matthäus per descrivere Andreas Brehme, uno dei terzini più forti della sua generazione.
Tra i colleghi spiccava per l’innata abilità con la palla al piede e per l’ottima intelligenza tattica che, unite al grande carisma e a un mancino radiocomandato, ne facevano uno dei difensori più completi dell’intero panorama calcistico mondiale.
Dopo le prime esperienze in Germania con Barmbek-Uhlenhorst, Saarbrücken, Kaiserslautern e Bayern Monaco fu in Italia, con l’Inter, che si consacrò definitivamente. Tra gli anni ’80 e gli anni ‘90 vinse campionato, Supercoppa italiana e Coppa Uefa. Sempre nella nostra penisola, con la nazionale tedesca, sollevò al mondo la Coppa del Mondo 1990 dopo la vittoriosa finale contro l’Argentina decisa proprio da un suo calcio di rigore.
L’Inter dei record
Nella stagione 1988-89 l’Inter era guidata da Giovanni Trapattoni e fu protagonista di un’annata strepitosa, arrivando a totalizzare 58 dei 68 punti disponibili in campionato. Nell’era dei due punti a vittoria nessuno riuscì a fare meglio. In una serie A con 18 squadre solo Fiorentina e Torino furono in grado di battere la Beneamata mentre tutte le altre compagini, dal Napoli di Maradona al Milan di Van Basten, dovettero arrendersi.
Gli eroi di quella splendida cavalcata furono molti, ma su tutti si ricordano il portiere Walter Zenga, uno dei migliori italiani di sempre nel ruolo, la difesa guidata da Bergomi, Mandorlini e dal compianto Andy Brehme, il centrocampo magistralmente tenuto dal “brasiliano d’Europa” Lothar Matthäus e da Matteoli, l’attacco cinicamente impersonato dal grande Aldo Serena e dal giovane Diaz.
Con giocatori di questo calibro lo scudetto fu subito una pratica archiviata. Il rullo compressore dei ragazzi di Trapattoni spazzò via ogni concorrente. Nel solo girone d’andata le vittorie furono dieci a fronte di una sola sconfitta mentre nel girone di ritorno il Biscione arrivò a totalizzare una strabiliante serie di otto vittorie consecutive dopo la sosta invernale, sosta a cui per altro l’Inter arrivò da prima in classifica. L’unica concorrente in grado di impensierirla fu il Napoli di Maradona, ma nello scontro diretto della trentesima giornata perfino El Pibe de Oro dovette arrendersi. Il vantaggio siglato da Careca illuse tutta Italia, ma l’autorete di Fusi e il goal di Matthäus costrinsero tutti alla resa. Lo scudetto 1988-89 era dell’Inter.
I numeri danno solo un dato statistico, ma per rendersi conto della forza di quella squadra risultano emblematiche le parole di Giuseppe Dossena, centrocampista della Sampdoria. Interrogato sulla qualità dell’Inter rispose così: “Questa Inter ci fa sembrare tutti quanti ridicoli. In realtà loro corrono troppo forte: noi andiamo normalmente.”
Oggi, di quella squadra intrisa di campioni rimane solamente il ricordo. Un ricordo che la prematura scomparsa di Andy Brehme ha riportato alla luce. Un giocatore diligente, dinamico e sempre puntuale in ogni zona del campo. Un fuoriclasse d’altri tempi.
Mattia Nadalini