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Cultura

E fu sera e fu mattina: legge anti orso

In Trentino il rapporto tra l’orso e la cultura, dopo tanto tempo, è tornato ad essere fertile (nel bene e nel male). Oggi però la politica ha preso una decisione che – da tempo – era sul tavolo: poter abbattere gli orsi problematici che presentano un pericolo per l’uomo. Vent’anni fa non si sarebbe mai pensato di poter, un giorno, arrivare a questo. Eppure, il problema, non è solo un fatto di regolamenti.

L’orso, da punto di vista culturale, era uscito di scena negli anni ’20. Nessun vivente può raccontare di aver vissuto nel Trentino moderno in compagnia di lupi ed orsi, ad eccezione dei pochi esemplari presenti nel Parco Adamello Brenta, infatti, l’orso non c’era.

Culturalmente ed etnograficamente gran parte delle Valli trentine sono dedite alla caccia, che è comunque una sorta di attività primitiva produttiva, la quale rappresenta anche un territorio specifico. La caccia all’orso, attualmente, è bandita. Non è da escludersi che – in futuro – torni ad essere una delle possibili attività produttive del primario.

La coesistenza tra uomo e orso è complessa, e non per motivi turistici. Assolutamente. L’orso – al contrario – è principalmente un problema per quanto concerne le malghe, gli animali liberi al pascolo e eventualmente ovili e pollai. L’orso difficilmente si presenta in contesti urbani, se lo fa, è per trasferirsi, perché non si trova bene in quota.

La legge di oggi è stata pensata perché gli esemplari di orsi locali sono aumentati a dismisura, almeno a quanto dichiarato mesi orsono. Oggi, però, nonostante secondo il Consiglio Provinciale siano comunque troppi, sembrano essere diminuiti di molte unità.

Neil Carter e John Linnell definiscono la coesistenza come “uno stato dinamico ma sostenibile in cui gli esseri umani e i grandi carnivori si adattano a vivere in paesaggi condivisi in cui le interazioni umane con i carnivori sono governate da istituzioni efficaci che garantiscono la persistenza della popolazione carnivora a lungo termine, la legittimità sociale e livelli di rischio tollerabili” ma in realtà in letteratura non abbiamo casi di orsi trovati in natura, graditi dagli abitanti. I casi noti sono di orsi importati e allevati in cattività.

In Trentino il problema persiste, perché l’orso era una parte faunistica residuale, non è mai stato presente con questi numeri, specialmente è sempre stato oggetto di interesse per la pelliccia e per la carne, per cui non c’è alcuna tradizione che lo voglia vivo, e questo è probabilmente il motivo per cui una soluzione, non c’è.

Martina Cecco

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