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Parlamento. Cottarelli: “C’è delusione nei confronti, non della politica in generale, ma di questa politica”

Successivamente, parlando dell’allontanamento dei cittadini dalla politica, l'economista ha poi proseguito: "C’è una delusione nei confronti, non della politica in generale, ma di questa politica. Effettivamente l’interesse per la politica c’è ancora, molto anche tra i giovani, ma si esprime in diversi modi e sempre meno con la partecipazione alle urne.

Mi sembrava interessante raccontare due episodi che mi hanno coinvolto: il periodo passato al Senato e poi i quattro giorni in cui ho ricoperto la carica di Presidente del Consiglio incaricato, una storia che non ho mai raccontato in cui si è svolta una delle crisi istituzionali più delicate della nostra Repubblica”.

E’ iniziato così, a Radio Cusano Campus durante il programma ‘L’Italia s’è desta, l’intervento con il quale l’economista Carlo Cottarelli, ha parlato del suo nuovo libro “Dentro il Palazzo. Cosa accade davvero nelle stanze del potere”, dell’attuale situazione politica del paese e del suo passato in politica.

Proprio ricordando il suo periodo passato al Senato, Carlo Cottarelli ha poi specificato: C’era un dibattito tra il Presidente della Repubblica, Di Maio e Salvini su chi dovesse essere il ministro dell’economia. Alcuni volevano che fosse Savona e questo sembrava molto pericoloso, soprattutto al Presidente della Repubblica, perché Savona era un ministro anti-euro. In realtà il vero dibattito, forse ancora più profondo, era sulla nostra democrazia e sul ruolo del Presidente della Repubblica. Quello che si discuteva era se chi era stato eletto direttamente dal popolo non dovesse avere un chiaro predominio rispetto al Presidente della Repubblica, che secondo la Costituzione è anche colui che nomina i ministri. Si trattava di premierato. Ho passato due giorni a cercare di convincere Di Maio e Salvini a dare il via a un compromesso che evitasse di andare a nuove elezioni. Inoltre i mercati finanziari avevano già cominciato a innervosirsi parecchio. Alla fine il compromesso è stato trovato, Salvini è diventato ministro dell’economia e il governo politico è partito, che era la cosa migliore”.

Successivamente, parlando dell’allontanamento dei cittadini dalla politica, l’economista ha poi proseguito:C’è una delusione nei confronti, non della politica in generale, ma di questa politica. Effettivamente l’interesse per la politica c’è ancora, molto anche tra i giovani, ma si esprime in diversi modi e sempre meno con la partecipazione alle urne. Avere a scuola un insegnamento vero della Costituzione, e non quell’ora di educazione civica in cui c’è assolutamente di tutto, forse aiuterebbe. Poi tante altre cose: rafforzare il ruolo del parlamento nel fare le leggi, limitare i decreti legge, limitare il ricorso persistente al voto di fiducia, più serietà nei programmi elettorali dei partiti. Sono tante le cose da fare, ci sarà la volontà di farle? Non lo so. C’è un’altra cosa che vale la pena sottolineare, il crollo nella partecipazione alle elezioni forse è stato il riflesso di un andamento negativo dell’economia italiana negli ultimi 30 anni e in questo siamo accomunati alla Grecia. I due paesi in cui negli ultimi 30 anni è caduta di più la partecipazione elettorale sono l’Italia e la Grecia, forse proprio per questa insoddisfazione di come la politica abbia gestito l’andamento dell’economia.

Proseguendo nel suo intervento, Carlo Cottarelli ha trattato anche il delicato tema degli stipendi dei parlamentari, tematica affrontata anche nel suo libro, asserendo: “Lo stipendio netto di un parlamentare è più o meno di 12mila euro, un po’ di più al Senato, un po’ di meno alla Camera. Non è un cattivo stipendio. Poi naturalmente i versamenti che devono essere fatti al partito, ma restano comunque cifre importanti e i compensi sono più alti di quelli percepiti in Francia o in Germania”.

E infine in merito al rapporto economia-politica e sulle leggi europee, l’economista ha poi concluso: In realtà le scelte economiche che vengono fatte dal governo sono molto importanti e influenzano enormemente l’economia, nel bene e nel male. Abbiamo visto negli ultimi anni grossi cambiamenti: quota 100, poi è stata smontata; il reddito di cittadinanza, che poi è stato tolto; anche la reazione al covid con il PNRR. Tutte queste cose scelte della politica hanno un grosso impatto. Comunque a ridurre la sovranità di un paese poi non sono tanto le leggi europee ma è il debito stessoIl primo ministro svedese a metà degli anni 90 disse ‘dobbiamo ridurre il debito perché mi sono stufato di andare in giro con il cappello in mano per i mercati finanziari’. Allora è chiaro che la nostra sovranità è limitata perché siamo schiavi del debito”.