Ma quanto è cattivo, Vincent Bolloré? Il finanziere bretone sta scalando Mediaset, come ha scalato in passato altri gruppi italiani, e le reazioni sono incentrate sulla critica alla furbizia ed alla scorrettezza del leader di Vivendi. Non c’è dubbio che Bolloré sia stato scorretto. Siglando un patto con la famiglia Berlusconi e poi violandolo. Ma loro, i Berlusconi ed i loro grandi manager, cosa facevano nel frattempo?
Troppo impegnati, da Pier Silvio a Confalonieri, a rendere omaggio al bugiardissimo per accorgersi che l’amico Vincent li stava fregando? Troppo impegnati a creare palinsesti per minorati mentali per accorgersi che la tv, nel mondo, è profondamente cambiata e pretende contenuti differenti? Per carità, nessun programma per chi ha un quoziente intellettivo decoroso e interessi culturali al di sopra del rasoterra. Ma anche la programmazione per rimbecillire i telespettatori deve essere fatta meglio. Invece qui si puntava sulle barbaredurso, sui talent sempre più uguali, sui giochini scemi, sulla riproposizione continua dei soliti personaggetti trasformati in Vip credibili solo tra di loro. Perché mai Bolloré avrebbe dovuto investire una montagna di quattrini per un’alleanza con i responsabili di questa programmazione?
E la presenza sulla telefonia mobile? Lui, il francese, pensava alle reti, al modo di far viaggiare i contenuti e loro, i Berlusconi, gli volevano rifilare dei contenuti per massaia rurale Anni 50? Adesso Bolloré si è messo di traverso. E romperà le scatole, magari solo per ridurre le conseguenze negative della sua scorrettezza in merito al mancato rispetto degli accordi firmati. Ma il problema non è Bolloré, non è Vivendi. Il problema è la classe dirigente italiana. Che si crede tanto furba, quando deve competere con piccoli pescecani locali, con il cumenda o con il pizzicagnolo. Ma poi va in crisi, la nostra grande casta padronale, quando il confronto è con i pescecani veri, quando il confronto si fa a livello globale. Proprio loro, i sedicenti Vip italiani, che banfano di globalizzazione ma non sanno affrontarla. Perché, per loro, gli unici strumenti sono rappresentati dal taglio dei costi e dai licenziamenti. Altre idee? Non pervenute