Un obiettivo per l’Inter e per il Milan, ovvero tornare delle società stabili ed economicamente sane in modo da costruire una squadra che possa competere con le grandi come il Barcellona, il Real Madrid e il Manchester City, giusto per citarne qualcuna. Ad oggi chi ha più possibilità per poter ritornare un grande club è sono i nerazzurri.
Partiamo con ordine: l’Inter e l’Uefa hanno un accordo che prevede un settlement agreement – in italiano “accordo transattivo” – nel quale la società milanese ha accettato delle sanzioni e ha adottato dei provvedimenti operativi per rimettersi in regola, visto che il club non rispecchia i requisiti economici del Financial Fair Play. Quest’ultima, però, è fiduciosa nel riuscire a sottrarsi da questo vincolo, visto che è riuscita a rispettare i parametri imposti da questo accordo, e per farlo dovrà raggiungere il pareggio di bilancio entro la fine del 2018. Il gruppo Suning è ottimista, convinto di essere sulla strada buona per poter investire molti soldi sulla squadra nel futuro prossimo, preferendo non buttarsi a capofitto investendo subito un sacco di milioni con l’enorme rischio di perderli e di non ottenere nessun beneficio.
Potrebbero arrivare ulteriori incassi dalla cessione del 31.05% delle quote della società – Suning ne possiede il restante 68.55% – appartenenti all’attuale presidente dell’Inter, Erick Thoir. Ebbene, l’imprenditore indonesiano dopo aver ceduto la sua piccola quota della cordata che gestisce i Philadelphia 76ers, squadra di basket dell’NBA, probabilmente venderà il 35% della società dei D.C. United, ovvero la squadra di calcio statunitense della città di Washington. Quest’ultima, nonostante sia una delle squadre più titolate della MLS, non vince il campionato dal 2004 e ha una delle medie di spettatori più basse. Tutte queste cessioni si spiegano nella volontà di Thohir di fornire le garanzie alle banche italiane creditrici dei quasi 200 milioni di debiti maturati dalla gestione Moratti.
L’arrivo dei Suning, almeno a livello finanziario, sembra aver giovato alle casse del club nerazzurro rispetto alla gestione dell’indonesiano, portando 40 milioni di euro con le sponsorizzazioni, tra cui quelle del marchio F.C. Inter esportato in Asia – per la precisione in Cina, Giappone, Corea, Singapore ed Indonesia – e alzando il valore del club sui circa 263 milioni, solo per quanto riguarda il 68.55% di Suning. Tutto ciò mostra l’evoluzione che la società sta attuando dal 2016, anno in cui Thohir e Suning hanno trovato l’accordo sulla ripartizione delle quote della società.
Altri soldi – per la precisione 50 milioni di euro – potrebbero arrivare anche dall’eventuale qualificazione alla Champions League della prossima stagione, obiettivo primario dell’Inter che vede alla sua portata, ma che fa percepire la palpabile paura di non raggiungere alla luce di una rosa arrivata all’inizio di gennaio stanca e sfibrata a causa dell’assenza di veri e propri cambi. Luciano Spalletti ha sicuramente dato spettacolo nelle interviste, indispettendosi alla domande dei giornalisti che gli ricordano che “manca un centrale”. La società si è mossa e si sta muovendo per accontentare il tecnico toscano, fornendo qualche elemento aggiuntivo tramite prestiti o operazioni consentite dai limiti imposti dal settlement agreement, per far rifiatare i titolari e per rinforzare la rosa per raggiungere almeno il famigerato quarto posto.
Il gruppo Suning ricava altrettanto denaro grazie alle sponsorizzazioni interne – solo la Pirelli gli fornisce all’incirca 10 milioni di euro – portando nelle casse della società 60 milioni. Tutti questi dati sono sicuramente incoraggianti per i proprietari cinesi che, in questo momento, vedono un futuro luminoso di fronte a loro che, però, dovrà essere confermato dall’operato di Spalletti e dei suoi giocatori, alle prese con il campo che può diventare un nemico inaspettato e indesiderato per il club nerazzurro. L’occasione per evadere dalle difficoltà finanziarie e dalla mediocrità dei risultati calcistici è concreta, ma per quanti soldi possano entrare nelle casse dell’Inter, quest’ultima dovrà vedersela con quel mostro che l’ha sempre spaventata, il maledetto quarto posto.