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San Siro, il dilemma della ristrutturazione e non solo

Luci a San Siro di quella sera, che c’è di strano siamo stati tutti là” così Roberto Vecchioni canta in, appunto, Luci a San Siro parlando di se stesso e della sua giovinezza a Milano, una città dotata di un fascino particolare da sempre. Una città che è stata per molto tempo una delle capitali del calcio europeo e il suo stadio ne è stata la culla. A San Siro, bene o male, ci siamo stati davvero tutti per una volta, non solo interisti e milanisti, perché rappresenta uno dei punti di maggior riferimento della cultura calcistica e come tale ha subito tanti cambiamenti nella sua storia, fisici e non. Oggi si parla di un altro possibile cambiamento che porta con sé, però, alcuni dubbi.
Da un paio di anni, Milan, Inter e il Comune di Milano, quest’ultimo proprietario effettivo dello stadio Giuseppe Meazza, sono riuniti attorno ad un tavolo per discutere di un ammodernamento dell’impianto, già effettuato in occasione della finale di Champions League del 2016 con la costruzione della nuova lounge con i posti ground box. Da allora le due società milanesi hanno deciso di impegnarsi per la ristrutturazione dello stadio, ma non in ugual maniera. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ritiene fondamentali eventuali lavori su San Siro, non solo per il giovamento che potrebbero trarre i due club, ma anche la città stessa, ritenendo lo stadio utile anche per il turismo come una delle icone portanti della città. Sala vorrebbe accelerare il più possibile i tempi per cercare di far partire i lavori all’interno di quest’anno, ma attualmente c’è un ostacolo; mentre Suning, il patròn dell’Inter, ha già presentato un piano di ristrutturazione che prevede investimenti da circa 100 milioni di euro, la società rossonera è titubante e, nonostante si sia dimostrata a disposizione di un ammodernamento dell’impianto, non ha ancora deciso effettivamente come agire. Due fattori hanno stoppato la dirigenza milanista: la volontà di costruire un nuovo stadio di proprietà da non condividere con i cugini e dalla diversa disponibilità economica di cui dispone il Milan rispetto all’Inter.
Da mesi l’ad Fassone e il suo staff stanno maturando l’idea di costruire un proprio stadio, con l’obiettivo principale di aumentare gli utili, cercando di seguire le orme della Juventus e dell’Udinese. È ancora in atto la ricerca della zona dove effettivamente costruire lo stadio – si pensa alla zona nord della città, vicino alla Bovisa o alla Goccia, e a quella est, dell’Ortomercato – dopo aver declinato le proposte del Comune verso la zona sud-est – Rogoredo, Santa Giulia e Porto di Mare – ma i problemi finanziari del Milan stanno rallentando tutto, anche i piani dell’Inter. I nerazzurri hanno condiviso con i rossoneri alcune idee del loro progetto di ristrutturazione che comprende: la riduzione della capienza da 80mila a 60mila posti a sedere, introduzione di aree hospitality al terzo anello e di due “fan zone” distinte. I problemi del Milan però lasciano tutto in stallo, almeno per ora, tant’è che il sindaco Sala ha esortato la dirigenza rossonera a prendere una decisione sicura entro i prossimi due o tre mesi, indipendentemente che riguardi San Siro o lo stadio di proprietà.
L’ammodernamento di San Siro potrebbe essere una buona idea, in primis per aumentare i ricavi di entrambi i club e in secundis per rinnovare la struttura, adeguandola ai tempi che corrono e ai bisogni delle società. In Italia, grazie anche alla legge sugli stadi dell’aprile dell’anno scorso, si sta avviando un cambiamento lento per quanto riguarda la costruzione di nuovi stadi di proprietà o sulla loro ristrutturazione di cui il calcio italiano ha profondamente bisogno, soprattutto visto lo stato di tanti impianti nel nostro paese: vecchi, scomodi, freddi d’inverno e che rendono difficile la visione della partita. È un passo sicuramente tardivo, tenendo conto che l’ultimo stadio di proprietà di una società calcistica – il Benito Stirpe del Frosinone, la cui innaugurazione risale al settembre  –  è solamente il terzo impianto di proprietà in Italia, oltre a quelli di Juve e Udinese. Il caso di San Siro ci mostra un riflesso di un’altra situazione non proprio ottimale del nostro calcio, tra la situazione finanziaria di alcune squadre e le condizioni degli stadi nel nostro paese. Alcune squadre italiane si sono mosse in questo senso – Roma, Atalanta, Bologna, Cagliari, Empoli, Pescara, ecc – ma restiamo in attesa che questo cambiamento coinvolga tutto il paese e la maggior parte delle squadre di Serie A, Serie B e Lega Pro, così come il sindaco Sala si augura che Inter e Milan mantengano gli impegni presi, in modo tale che si possa lavorare su San Siro il prima possibile.