Il dominio dell’orientamento del lavoro è l’interdipendenza tra il dover lavorare sempre più per uno stipendio che è sempre meno, riducendo il tempo libero a disposizione. Un piccolo esempio: quando parliamo con gli amici, conoscenti, ecc… Tendono quasi sempre, prima o poi, ad improntare una discussione sulla giornata lavorativa appena trascorsa e su quello che faranno il giorno dopo. È una forma di alienazione che nel concetto di «Occupazione» non trova posto perché permetterebbe di lavorare nelle ore necessarie con uno stipendio adeguato alle mansioni svolte, di avere del tempo libero per organizzare il da farsi non solo nell’ambito del lavoro.
Va da sé che questa concezione, quando possibile e nelle poche realtà esistenti, sia stata soppiantata dall’equazione “prima di tutto il lavoro”, a qualunque costo ed accettazione. Facciamoci caso, questa forma mentis, cela la stessa elaborazione del protestantesimo sull’inevitabilità del “bene” o del “male”, perché sia da sprono per un destino personale. Non può esistere null’altro se non la predestinazione per volere divino. In questo caso, trattasi dell’automatismo che detta i tempi del lavoro (ricordate la réclame “O così.O Pomì” ?). Nei paladini dei lavoratori, del lavoro e del salario, non c’è posto per nient’altro se non per la duplice nenia.