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Intervista a Mr. Tisanoreica: Gianluca Mech

Gianluca Mech non è il classico imprenditore. E’ un personaggio al contempo comune ed eclettico. Creativo, elegante, curioso. Del resto, chi ha guardato l’ultima edizione dell’“Isola dei Famosi”, avrà notato la sua spiccata vocazione all’ascolto. Ma anche il suo coraggio nel calarsi un una situazione ed in un ruolo che, con la sua attività professionale e personale, c’entrano davvero poco.

Gianluca Mech è Mr. Tisanoreica, titolare dell’omonima azienda conosciuta e diffusa in tutto il mondo, seguita da molti personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e della politica (fra cui il Lider Maximo Fidel Castro e da suo figlio Alex !), divulgatore scientifico, scrittore, personaggio televisivo ed anche attore nel ruolo di sé stesso nell’ultima edizione de “Il bello delle donne” che andrà in onda il prossimo autunno sul piccolo schermo.

Ho avuto dunque la possibilità di intervistarlo, amichevolmente, ringraziandolo anche per aver fatto da “testimonial” del mio secondo saggio “Ritratti di Donna” (Ipertesto Edizioni).

La famiglia Mech è erede di una tradizione erboristica plurisecolare. Come nasce e si tramanda questa tradizione ? Puoi parlarcene, brevemente ?

Diciamo che originariamente la formula galenica che utilizziamo, chiamata “Decottopia”, fu un segreto tramandato e di proprietà di una ristretta comunità protestante piemontese originaria della Svizzera. Tale segreto fu poi tramandato alla famiglia Bonardo, che, nei primi anni del ‘900, prenderà il nome di Balestra e successivamente Mech.

Fu il mio bisnonno, Balestra, appunto, che, nel 1911, vendeva nei mercati come ambulante, il cosiddetto “Fernet Balestra” che conteneva la forumula galenica chiamata “Decottopia”, in quanto composta da dieci piante officinali. Il “Fernet Balestra” era in sostanza un liquore senza alcol e senza zucchero, utilizzato per la depurazione, oppure per la tosse, la gastrite e, negli Anni ’50, fu sviluppata una particolare linea di prodotto dimagrante.

Tu hai ulteriormente sviluppato la “Decottopia”. In un’epoca ipertecnlogica come la nostra fa sensazione, per così dire, che un’azienda fondi il suo successo proprio su una formula che ci fa tornare alla natura, ovvero riscoprire le nostre radici. Puoi parlarcene, brevemente ?

Iniziamo con il dire che anticamente era praticata la medicina tradizionale, la quale era in sostanza una sorta di medicina preventiva e che andava a curare le cause della malattia, senza preoccuparsi dei sintomi della stessa. Successivamente, nell’800, venne scoperta l’allopatia, ovvero la medicina in grado di curare i sintomi della malattia. La “Decottopia”, in sostanza, si basa proprio su questo, ovvero sui principi attivi delle piante in grado di curare i sintomi.

Fu quando mio padre morì di ictus in quanto obeso, che ebbi l’idea di utilizzare la “Decottopia” per controllare la chetosi, ovvero facendo in modo di eliminare i carboidrati attraverso prodotti derivanti dalle piante.

Riuscii ad ottenere un piccolo finanziamento dalla Camera di Commercio di Vicenza e decisi di intraprendere un’attività di ricerca per studiare la chetosi presso l’Università degli Studi di Padova e ciò con non pochi ostacoli, visto che l’Italia è la patria della dieta mediterranea, eccellente sistema di alimentazione, ma che fonda le sue radici nell’uso di carboidrati.

Oggi, ad ogni modo, abbiamo un nostro Istituto di Ricerca sulla chetosi proprio presso l’Università degli Studi di Padova.

Sei conosciuto da molti anni ormai quasi più come personaggio televisivo che come erborista, imprenditore e divulgatore scientifico. Come mai questa scelta ? C’è in te un po’ di vanità, per così dire ? Oppure è un modo per vincere una certa timidezza ?

Ti dirò che in realtà mi ispiro a Giovanni Rana, che è un imprenditore che “ci mette la faccia” nel presentare i suoi prodotti e nel presentarsi al pubblico. Pensa che, dopo l’“Isola dei Famosi” l’ho anche conosciuto, a Verona, e mi ha confessato di ricordarsi di mio nonno che vendeva il “Fernet Balestra” al mecato ! Mi ha fatto molto piacere !

Cosa ti ha spinto a partecipare all’ultima edizione dell’”Isola dei Famosi” e a recarti in Honduras ?

Sull’Isola ho potuto finalmente essere me stesso. Non rappresentare più la mia azienda, ma essere semplicemente Gianluca Mech. E’ stata una prova di verità, per farmi conoscere ai clienti per come sono. 

Il tuo eclettismo ti ha portato finanche a calarti nel ruolo di attore, tanto che in questo periodo sei impegnato nelle riprese dell’ultima edizione della fiction “Il bello delle donne”, nel ruolo di te stesso. Come mai, ancora una volta, una scelta così, per molti versi, lontana dal tuo vissuto professionale ?

Sì, ho accettato anche questa sfida. Reciterò nel ruolo di me stesso, esperto in nutrizione e stili di vita, al fianco di Manuela Arcuri, fornendo peraltro ai telespettatori diversi consigli generali sul benessere e l’erboristeria.

Amo, per così dire, “educare divertendo”, ovvero rassicurare i miei clienti sulla bontà delle soluzioni di salute che propongo, presentandomi né più nè meno per come sono e fornendo consigli utili a tutti. 

Da molti anni hai dichiarato pubblicamente la tua omosessualità. Hai mai pensato di usare la tua popolarità in favore dei diritti civili degli omosessuali ? Pensi che sia ancora molto difficile, oggi, in Italia, dichiararsi omosessuale ?

Diciamo che per anni mi sono sentito marginalizzato e represso. Ho iniziato a lavorare a 18 anni, ma ho preso coscienza di me solo a 40 anni. Essere dichiaratamente omosessuali a Montebello Vicentino, quando ero ragazzino, non era certo cosa facile e sono stato spesso discriminato ed emarginato. Per molto tempo questa cosa mi ha pesato molto, incidendo anche sulla mia autostima. Era come vivere in un ambiente tossico pensando però che fosse “normale e naturale”. Se vivi in una società omofobica finisci per pensare che ciò sia normale e che lo sbagliato sia tu !

Solo con il Gay Pride del 2000 posso dire di aver preso coscienza di me e non mi sono più nascosto. Arrivato in una grande città come Roma, poi, ho avuto la possibilità di liberarmi di tutti gli assurdi condizionamenti omofobici.

Finalmente questo Papa, che peraltro rispetta gli omosessuali, richiamandosi al Vangelo di San Paolo ha dichiarato: “Chi siamo noi per giudicare ?”. Io ho perso anche due dipendenti a causa dell’omofobia fra l’altro e sono felice che oggi i tempi siano molto cambiati e migliorati in merito al punto che molti omosessuali, quando escono, non vanno più esclusivamente nei locali gay, ma frequentano anche eterosessuali.

Non sono un attivista in senso stretto,ma cerco di dare un contributo alla causa. Come quando me la presi – andando sotto il palco di un’assemblea di Confindustria – con il Sindaco di Venezia Brugnaro, il quale sproloquiava di fantomatiche teorie gender e di utero in affitto, anziché parlare di economia e problematiche serie d’interesse per le imprese !

E lui che rispose ?

La sua fu la classica risposta evasiva da politico, ma da allora perlomeno smise di parlare di certe assurdità.

Come si definirebbe Gianluca Mech ?

Gianluca Mech: Sono una persona curiosa del mondo, per certi versi un creativo. Mercedesz Henger, sull’Isola, mi ha addirittura paragonato a suo padre Riccardo Schicchi per la mia creatività, pensa. E soprattutto amo molto “contaminare”,“accostare” cose anche lontane fra loro, accollandomi ogni rischio (sorride).

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it