Home » Disagio giovanile: non è forse il caso di rivedere la composizione delle classi?
Lettere al Direttore

Disagio giovanile: non è forse il caso di rivedere la composizione delle classi?

Disagio giovanile: non è forse il caso di rivedere la composizione delle classi?

“In questi giorni il mondo della scuola e dei minori è all’attenzione dei media. Si sta discutendo per esempio sul prolungamento della scuola fino a luglio, tema al centro delle audizioni in quinta commissione permanente il prossimo lunedì. Tema certamente importante, ma che non può distogliere l’attenzione da un problema grave, silente e, forse per questo, non adeguatamente rilevato: la salute psichica dei nostri ragazzi ad un anno dalla pandemia. L’apprendimento a distanza ha portato alla luce i suoi grossi limiti, sfociando sempre più come un serio disagio psicofisico per studenti, famiglie e insegnanti. L’allarme sociale chiosato da più fonti, tra cui il garante dei minori Biasi, si è ahimè concretizzato attraverso gli accessi ai servizi specializzati della nostra Provincia.

Io stessa da madre, prima ancora che da rappresentante delle istituzioni, ho più volte puntato l’attenzione sul profondo disagio sociale dei minori, oggi vere e proprie vittime invisibili della pandemia. Nel nostro Trentino, come nel resto d’Italia, la sospensione della didattica in presenza e la mancanza di socializzazione stanno silenziosamente provocando danni innumerevoli. Eppure nonostante le grida d’allarme, qualcosa non è stato colto e gli osservatori specializzati della nostra Provincia ci segnalano tra ragazzi, adolescenti e giovani un aumento esponenziale rispetto allo scorso anno di tentati suicidi, gravi disturbi dell’alimentazione, episodi di autolesionismo, sempre maggiori casi di depressione tra adolescenti e bambini, difficoltà di relazionarsi con gli altri. Danni che riguardano anche minori con bisogni speciali e che sfociano nell’aumento dei disturbi ossessivo-compulsivi, nelle regressioni del linguaggio o nella difficoltà e nella manifestazione precoce della pubertà.

Alla luce delle problematiche poc’anzi evidenziate, ha senso aggravare ulteriormente la vita scolastica dei nostri ragazzi con una modifica ulteriore dell’assetto scolastico? Ha senso smembrare le classi in ulteriori gruppi classe senza tener conto di amicizie e preziose relazioni? Una scelta di questo tipo comporta inevitabilmente una perdita della continuità didattica e delle figure scolastiche di riferimento, con il conseguente disagio, provato già lo scorso anno, di una nuova integrazione in un neo gruppo. Un’ulteriore riflessione dovrebbe ricadere sugli spazi e le garanzie che ragazzi e docenti dovrebbero ricevere in tal senso, con aule capienti ed adeguate. Perché è evidente che una buona gestione del calcolo degli spazi facilita il lavoro stesso degli insegnanti, già provati nel gestire gruppi numerosi e alunni fragili con piani individualizzati.

Alessia Ambrosi, Fratelli d’Italia