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Editoriali

I libici sparano ai pescatori italiani: grande successo della diplomazia italiana

Sono trascorse poche settimane da quando le orde di giornalisti di servizio osannavano l’eroica e risolutiva missione di Sua Divinità in Libia. Costretto a recarsi a Tripoli in prima persona, aspettando che Giggino ed il sottosegretario agli Esteri Di Stefano scoprano dov’è la Libia. Una visita, quella di Draghi, che era servita a ribadire il ruolo fondamentale dell’Italia nel Paese nordafricano ed anche nell’intera area. Ed i media italiani facevano a gara ad esaltare i meravigliosi risultati ottenuti con quella visita: blocco dell’invasione dei migranti, commesse senza limiti, una ritrovata credibilità internazionale.

Infatti, non appena tornato in Italia l’eroico condottiero Draghi, l’invasione è ricominciata con maggior intensità. I migranti sbarcano senza sosta, aiutati dagli schiavisti e protetti dalle motovedette italiane che, in compenso, evitano accuratamente di proteggere i pescatori italiani dagli attacchi dei militari libici. Curiosa questa dimostrazione di credibilità internazionale dell’Italia, considerata come il luogo dove collocare tutta la manodopera non qualificata proveniente da ogni parte del mondo mentre chi è in possesso di professionalità elevate si indirizza verso gli altri Paesi europei. 

Ancor più curiosa la credibilità della Marina italiana, trasformata in taxi per schiavi e schiavisti ma non in grado di difendere i lavoratori italiani. O forse manca la volontà di farlo. Per evitare gli interventi dei magistrati anti italiani, per non irritare Lamorgese, per non infastidire Guerini. 

Una disinformazione meno asservita si sarebbe accorta che gli spari contro i pescatori e la nuova offensiva dei migranti sono l’inevitabile conseguenza dell’aggressione verbale di Draghi contro il leader turco Erdogan. Perché la Tripolitania è controllata dai turchi, non dalle Ong amate dal Pd e dal Movimento 5(mila) poltrone. E le offese contro Erdogan vengono fatte pagare in questo modo. Anche in questo modo. 

Sua Divinità atlantista poteva immaginarselo. Ma doveva condurre il gioco imposto dal padrone americano. A Biden, ed allo stesso Draghi, non interessavano minimamente le conseguenze per l’Italia. Non è che a Washington possano occuparsi della sorte dei pescatori italiani o dei lavoratori italiani penalizzati dalla concorrenza dei nuovi schiavi. In gioco ci sono gli interessi di Israele, i rapporti con Egitto e Russia, il rapporto con Arabia ed Emirati. 

Gli italiani sono una variabile trascurabile in un gioco complesso. Gli italiani devono pensare a vaccini (americani ovviamente) e mascherine, al coprifuoco ed al distanziamento. Ed a pagare le conseguenze del proprio servilismo atavico. Franza o Spagna purché se magna.. Sono cambiati i padroni, non i servi.