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La storia del Cinema Italiano in chiave femminile

Ci piace vivere il presente, immaginare il futuro, ma pure riflettere un poco sul bel tempo che fu e sulle nostre star cinematografiche femminili: tante, troppe, così da costringerci a un elenco sommario.

Anna Magnani, Nannarella romanissima, un talento marziano, Oscar, fama globale, vita tormentata, forse perfino troppo “usata” come donna immagine della sofferenza e con leggende biografiche tutte da verificare. Ci ha lasciato nel 1973.

Alida Valli (1921/2006) austroungarica importata in Italia e da qui balzata negli USA (lavorò con Hitchcock), coinvolta in uno scandalo degli anni cinquanta: fornì alibi al suo fidanzato Piero Piccioni (autore delle musiche dei più famosi film di Sordi), impelagato nel caso Montesi.

Coetanea di Alida, di una brillantezza ingiustamente additata come ripiego per la minor avvenenza, era la meneghina Franca Valeri, che ci ha lasciato centenaria nel 2020: prima vera comica del nostro panorama cinematografico e televisivo.

Silvana Mangano, mix siculo/inglese, fu il primo ghiaccio bollente, il cui valore risaltò certamente, anche all’estero, grazie al marito produttore Dino de Laurentis, ma esisteva; la precoce morte del figlio la condusse alla fine, nel 1989.

Analoga “accusa” è stata sempre rivolta a Sofia Loren, classe 1934, napoletana non del tutto verace come si crede: Carlo Ponti, il maturo e potente coniuge, in cocca con i tycoon hollywoodiani che contavano, l’avrebbe condotta sugli allori, ma brava è.

Forse per questo la sua storica rivale Gina Lollobrigida, scomparsa lo scorso gennaio, si è sempre piccata di aver sfondato con le sue sole forze: peccato le storie e storiacce degli ultimi anni, in un viale del tramonto finito pure nelle aule di giustizia e nei peggiori talk show.

Il marito giusto era accanto anche alla bolognese Giulietta Masina in Fellini, pluridecorata interprete diretta dal marito, un po’ mortificata nell’energia fisica a favore della valenza psicologica dei personaggi, forse perché il coniuge voleva così.

Outsider appariva Monica Vitti, capitolino/emiliana, anche se le malelingue hanno fatto notare che la lanciò il super regista suo compagno Michelangelo Antognoni, con le pellicole angoscianti sull’incomunicabilità. Per avere successo, lei dovette reinventarsi nella commedia: onore alla grande istriona, volata via nel 2022 dopo un quarto di secolo sepolta in casa, ci dicono per una grave malattia degenerativa.

E che dire della siculo/francese, transitata dalla Tunisia a Roma Claudia Cardinale? Anche lei aveva accanto la persona giusta, il consorte per alcuni anni Franco Cristaldi, valente produttore che poi la lasciò volare da sola (e con minori risultati).

Di nuovo fa capolino Milano, con l’esplosiva Mariangela Melato, star a tutto campo, che poi si dedicò al teatro, lasciando il segno ovunque. Se ne va nel 2013, assistita dal sempre devoto ex, Renzo Arbore.

Maestosa e iconica era Virna Lisi, marchigiana, la “Grace Kelly italiana” anche lei portata in suolo americano, ma richiamata indietro dai doveri familiari, mancata nel 2014.

Consideriamo italiana d’elezione Catherine Spaak, origini belghe, ruoli da minorenne selvatica che la imporranno nell’immaginario; ci ha lasciato l’anno scorso.

Più che inquietante, solforosa, si mostrava agli esordi la viareggina Stefania Sandrelli, in seguito impiegata in ruoli multiformi, ma soprattutto drammatici, entrata nel porno soft di Tinto Brass, poi ritiratasi a vita da nonna.

Grazie, a loro e a tante altre, per averci offerto qualche sguardo che ancora oggi trasmette vibrazioni.

Carmen Gueye

Riguardo l'autore

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Carmen Gueye genovese laureata in lettere antiche, già pubblicista e attiva nel sociale, è autrice di romanzi, saggi e testi giuridici