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Politica locale

Banca del Sangue: Luca Zeni interroga la Giunta

La richiesta dell’ AVIS per ottenere spazi più idonei ove collocare l’azione quotidiana e preziosissima della Banca del Sangue, non ha trovato ancora risposte soddisfacenti da parte della Provincia, al punto che lo scorso 23 aprile ha preso avvio una petizione popolare indirizzata al Presidente Fugatti ed al Direttore dell’ A.P.S.S.. Entrambi hanno sempre vantato, anche recentemente, la centralità del Volontariato sociale, del quale i Donatori di Sangue sono uno degli esempi più mirabili, senza peraltro far mai seguire, com’è costume di questa Giunta provinciale, alle parole i fatti e obbligando così quello stesso Volontariato a chiedere sostegno ed aiuto ai cittadini per supplire alle carenze della politica.

Su tali delicate questioni, il Consigliere del PD Luca Zeni ha depositato una interrogazione al fine di conoscere i motivi per i quali, fino ad ora, non è stata data alcuna risposta alle istanze dell’ AVIS per individuare una nuova sede della Banca del Sangue; per sapere come la Giunta provinciale intende valutare la situazione e se la stessa ha valutato le possibili opzioni per assegnare una sede minimamente adeguata alla Banca del Sangue trentina.

La Banca del Sangue di via Malta raccoglie i donatori non solo della città, ma anche dalla Valsugana, dalla valle di Cembra e dall’Altopiano di Pinè. Assieme alla sede di Rovereto, la Banca del sangue di Trento accoglie poi tutti i donatori di plasma provenienti da tutta la Provincia.

Complessivamente vengono effettuate a Trento circa 9.000 donazioni, di cui circa 4.500 da cittadini di Trento, le altre da cittadini provenienti da altri luoghi del Trentino.

La Banca si è insediata in via Malta nel 1988, le attività nel tempo sono cresciute, la generosità dei trentini non è venuta, anzi, le donazioni, soprattutto quelle di plasma, sono in aumentate nel tempo tanto che gli spazi nella sede di Trento sono ormai inadeguati.

La sala prelievo è troppo piccola, manca una stanza per le emergenze, manca una sala di attesa, mancano spazi associativi per l’attività di accoglienza e le visite di idoneità da parte dei medici associativi, lo spazio ristoro è troppo piccolo e insufficiente, sono carenti i posteggi per gli operatori e, soprattutto, per i donatori, che abbiamo visto provengono spesso da fuori città.