Home » L’opinione: Torni il tempo dei letterati.
Cultura

L’opinione: Torni il tempo dei letterati.

Stavo pensando al «tempo dei letterati». C’è stato, infatti, un tempo in cui i «letterati» erano considerati «intellettuali», nel significato più pieno del termine. Erano coloro che si occupavano delle questioni scottanti nella società, intervenivano nel «dibattito pubblico», venivano ascoltati per il contributo collettivo che potevano portare alla risoluzione dei problemi. Oggi non è così!

Da un lato la società sembra non sapere più che farsene della «letteratura», non le attribuisce il valore etico e conoscitivo che essa indubbiamente possiede. La società si occupa di altro: talk show dove i maggior «inesperti» parlano su tutto e su tutte le materie, romanzi basati sulla cronaca nera omicidiaria. Prosa, poesia, opere omnie, opere teatrali non vanno bene neanche come svago, neanche come passatempo, neanche come riempitivo. E cerco qualcuno che mi dimostri il contrario. Questo perché non si crede che possano aiutare ad affrontare la realtà quotidiana e magari a cambiare il Mondo.

Però devo anche dire che dall’altro lato gli stessi «letterati» (ed i loro editori) in molti casi si sono chiusi, anzi auto rinchiusi, in uno specialismo settoriale che li isola dal contesto, portandoli inevitabilmente all’autoreferenzialità. Forse è proprio questo il motivo per cui manca una «primavera dell’impegno», quella stagione permanente di una concezione ampia del ruolo del «letterato» nella società, un ruolo che non esclude, anzi per certi versi presuppone, una «militanza politica» definita. È pur vero che una precisa affiliazione politica comporta il rischio dello «ideologismo», cosa che andrebbe evitata e non sempre il «letterato» vi riesce.

Tuttavia ciò che mi preme sottolineare qui’, oggi, dalle colonne del «Secolo Trentino», sono le conseguenze positive, per dei letterati, di essere ‘’intellettuali a tutto tondo’’ e magari fossero anche presenti in Parlamento poiché sarebbero presenti sulla scena pubblica, forti di una «autorevolezza» che deriva loro proprio dall’essere uomini o donne di lettere, «scrittori radicali» nel senso proprio del termine, in quanto appunto vanno alla radice delle cose, esplorano, sommuovono le profondità dell’essere, come un aratro che rovescia le zolle e ne mostra il lato più nascosto. Sono fortemente convinto che i letterati non sarebbero rimasti in questo Parlamento senza far valere le ragioni della nostra società: la primavera dell’impegno, come hanno fatto per secoli, lavorando controcorrente per recuperare il senso della vita civile e sociale. Come si legge nei grandi classici dei letterati d’antan.

Marco Affatigato

Riguardo l'autore

Marco Affatigato

nato il 14 luglio 1956, è uno scrittore e filosofo laureato in Filosofia - Scienze Umane e Esoteriche presso l'Università Marsilio Ficino. È membro di Reporter Sans Frontières, un'organizzazione internazionale che difende la libertà di stampa.

Nel 1980 la rivista «l’Uomo Qualunque» ha pubblicato suoi interventi come articolista. Negli ultimi anni, ha collaborato regolarmente con la rivista online «Storia Verità» (www.storiaverita.org) dal 2020 al 2023.